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 2014  dicembre 08 Lunedì calendario

Moravia pesava 77 chili nudo, Cassinari aveva la mania di pulirsi le unghie, Vittorini, invece di discutere cercava di far discutere gli altri e poi diceva la sua, Soldati aveva dei vestiti stranissimi. Questi ed gli altri artisti e scrittori ritratti dalla Pivano nella sua raccolta Medaglioni (Skyra)


Alberto Moravia
Mica è facile avere a che fare con Moravia. Vi pianta in faccia quei suoi occhi alla Passavanti, e quando vi sentite trivellati e cercate almeno di vedere il suo sguardo, gli occhi sono già voltati chissà dove e Moravia sta disegnando un pupazzo sulla tovaglia o sta distruggendo la prima cosa che gli è capitata tra le mani. L’esplicita crudezza e l’irrequietezza lo hanno reso una fucina di aneddoti; e a sentirseli raccontare resta come stupito, lui che crede di essere calmissimo e sempre dominato dal più rigido self control.
Impossibile frenare l’irrequietezza di Moravia quando qualcuno gli è antipatico. Pare che una volta sia saltato addosso a un nero per picchiarlo; e ho assistito io a una scena in un locale molto chic, in cui Moravia, senza nessuna ragione al mondo, è intervenuto in un bisticcio tra due tali seduti al suo tavolo che si contendevano il ballo con una ragazza. Moravia, straccettando la lista dei vini, ha investito uno dei due: «Devo dirle che lei si è comportato in modo molto basso, perché è un uomo preso da passione. Sì, perché è preso da gelosia e la gelosia è una passione che si può dominare, e se non si può dominare si resta a casa». «Ma, veramente…» balbettò il contendente. «E non mi rompa le scatole», concluse Moravia.
Invece quando è tra amici si limita a giocherellare con quello che gli capita sotto mano. Gli amici lo sanno e tengono pronti oggetti vecchi e inutili. Piovene per esempio ha un vecchio accendisigari e quando Moravia va a pranzo da lui glielo fa trovare vicino alle posate. Povero Piovene, nessuno potrebbe dargli torto, dopo l’avventura dei suoi cristalli veneziani.
Perché una sera Piovene invita a pranzo Moravia, e quando arriva a casa si accorge con raccapriccio che avevano messo in tavola un suo stupendo servizio di bicchieri veneziani del ’700 («Verde e oro, così belli», racconta Piovene. Era il periodo della sua mania antiquaria). Con grande ansietà assiste allo svolgimento del pranzo e quando Moravia incomincia ad agitarsi, come sempre dopo mezz’ora che è seduto, non riesce a tenersi e gli dice: «Mi raccomando, davvero. Guarda che questi bicchieri sono molto belli». «Sì», dice Moravia compunto. «Sono proprio belli». Prende il tappo della bottiglia, di cristallo massiccio, per guardarlo; e naturalmente lo lascia cadere nel bicchiere. Pare che Piovene abbia smesso da allora di occuparsi di antiquariato.
Be’, Moravia ha 39 anni, pesa 77 chili nudo, è molto signore, ha pubblicato Gli indifferenti a sue spese perché nessun editore l’ha voluto, è stato definito il primo romanziere esistenzialista d’Europa da «Die Weltwoche» di Zurigo, ha girato mezzo mondo, dalla Cina al Messico, è considerato dalle riviste straniere lo scrittore contemporaneo più importante d’Italia, se gli chiedete un autografo vi dà un foglio dattiloscritto (come è capitato alle Pleiadi a Roma), gli piace la cicoria in brodo, non beve vino, non fuma, non usa turpiloquio, parla praticamente tutte le lingue parlate sulla faccia della terra, ha sposato una delle donne più affascinanti d’Italia, porta il berretto basco e camicie di colore, non gli piacciono i dolci, ha venduto La Romana a un regista americano, adotta e divulga le idee della moglie… È accaduto una volta che Moravia, traendo le conseguenze dalle teorie di Einstein, dimostrò l’immortalità fisica dell’uomo. Accanitamente, per una intera serata, ci siamo sentiti spiegare che siccome il tempo e lo spazio non esistono l’uomo vivrà in eterno. In quei casi, l’unica è dargli ragione e cercar di distrarlo. Ma quella volta capitò che l’indomani si forzò la consegna di Elsa Morante e si andò a prendere il tè a casa sua. Si parlò dell’immortalità; e Elsa: «Ma questa è un’idea mia. L’hai già raccontata in giro?».
Bruno Cassinari
Durante l’insurrezione Cassinari era su una Topolino con Morlotti e Kodra. Giravano con armi; Kodra era sul cofano con un mitra che non funzionava. Nell’esaltazione generale, Cassinari dice: «In via Fiorichiari ci sono due fascisti». Vanno. Una volta lì Morlotti chiede: «Dove sono?». «Non so», risponde Cassinari. «Ma come?» «Be’, bisogna pur dire qualcosa. Però qui c’è Pirovini, che ha la torta sempre pronta».
Valentino Bompiani
Un giorno è arrivato all’aeroporto di Roma con una valigia troppo pesante e gli hanno fatto pagare cinquanta lire per ogni chilo in più rispetto alla soglia massima: «Ah, come siete cari», ha commentato. Per il nervosismo si è poi pulito le unghie per tutta la durata del volo fino a Milano.
Dino Buzzati
Quando gli dicono che il suo libro migliore è il primo Barnabo delle montagne s’arrabbia un po’ poi ammette: «Lo dice anche Radius, che è un uomo intelligente, allora sarà proprio così».
Luigi Spazzapan
Spazzapan con le sue bestemmie e la barba di tre giorni ha gusti raffinatissimi ed è pieno di nostalgie per l’eleganza viennese. Lasciamo andare il garofano rosso o bianco che per un certo tempo gli si vedeva immancabilmente all’occhiello; ma lo avete mai sentito spiegare che le vere scarpe da neve sono le scarpe di lustrino? Se gli chiedete perché, vi risponde perché la neve ci scivola sopra. Bisogna avere pazienza; Spazzapan è fatto così.
Elio Vittorini
Elio Vittorini invece di discutere cerca di far discutere gli altri e poi dice la sua. Dà l’impressione di essere assente. Va addosso alla gente guardandola, anche nelle discussioni, e sbaglia sempre il numero del telefono. Un giorno si è arrabbiato con Max Huber, il designer incaricato di curare la grafica dell’intera casa editrice Einaudi, dicendo che per un suo lavoro aveva scelto dei colori da gelateria e ha buttato il libro per terra. Più tardi ha detto che erano belli.
Mario Soldati
Indossa dei vestiti stranissimi. Huber l’ha conosciuto con la barba di tre giorni: dicono che non si rade finché non ha finito il film. Una volta aveva una sveglia al posto dell’orologio.