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 2014  dicembre 08 Lunedì calendario

Non solo petrolio ma anche ferro, elettricità e cotone. I prezzi di molte materie prime essenziali hanno imboccato la via della discesa. Un sospiro di sollievo per l’industria italiana

Non solo petrolio. Se la settimana scorsa le quotazioni dell’oro nero sono sprofondate al livello minimo degli ultimi cinque anni, anche le altre materie prime essenziali per l’industria italiana archivieranno il 2014 con quotazioni al ribasso. E per la maggior parte di esse il prezzo continuerà a scendere nel 2015. Una boccata di ossigeno potenziale in tempi ancora difficili per i settori che le utilizzano. Lo rivelano le stime di Prometeia sui prezzi medi annui in euro e lo confermano i dati elaborati dall’Ice: da gennaio ad agosto le importazioni italiane di materie prime sono diminuite in valore dell’11% a quota 47,5 miliardi. «L’andamento delle materie prime – sottolinea l’economista di Prometeia Federico Ferrari – risente di un quadro di consumi deboli a livello globale sulla scia di un mix tra la frenata cinese e l’entrata a regime degli investimenti in nuove capacità produttive (come lo shale oil negli Usa o i minerali di ferro) nei principali Paesi produttori. Il vantaggio sui costi di approvvigionamento delle nostre imprese verrà però un po’ attenuato dal rafforzamento del dollaro, che è la valuta di scambio delle commodities». In un contesto di prezzi in calo l’unica eccezione sarà la cellulosa. 
Secondo Prometeia il prezzo medio annuo del greggio in euro archivierà il 2014 in calo dell’8% e proseguirà la discesa per arrivare a -17% il prossimo anno con il Brent sotto gli 80 dollari al barile. A festeggiare saranno, oltre alle imprese energetiche, anche quelle della chimica, che si approvvigionano di derivati petroliferi utilizzati come imput produttivi di base. L’andamento del petrolio avrà un effetto positivo per le quotazioni di due materie prime «trasversali» per l’industria italiana: l’energia elettrica e il gas naturale. Il prezzo nazionale all’ingrosso della prima dovrebbe scendere del 16% quest’anno, con un parziale recupero nel 2015. Una buona notizia per il settore dei materiali da costruzione (vetro e cemento), caratterizzate da un peso elevato dei costi dell’energia sul valore del prodotto finito, ma in generale su tutto il manifatturiero nel suo complesso. Il vantaggio per il momento resta però solo teorico: «In Italia – spiega Ferrari – i prezzi dell’energia elettrica per gli utenti industriali si mantengono su livelli molto più elevati rispetto alla media europea, a causa di una fiscalità molto più penalizzante e al peso crescente degli oneri di sistema sulla bolletta». 
Quest’anno e il prossimo il calo delle quotazioni sarà a due cifre per i minerali di ferro, materia prima fondamentale per l’industria siderurgica, con prezzi medi annui in euro che dovrebbero segnare -29% nel 2014 e -27% nel 2015. La materia prima, ingrediente dell’acciaio, viaggia ai minimi dal 2009, tanto che per Goldman Sachs siamo arrivati alla «fine dell’età del ferro» (si veda Il Sole 24 Ore dell’11 settembre). Sempre in calo, ma più contenuto, il prezzo dei rottami di ferro (-6% quest’anno e -12% il prossimo). «Il crollo dei prezzi dei minerali di ferro – spiega il presidente di Federacciai Antonio Gozzi – porta benefici per le imprese degli altiforni a ciclo integrale, mentre i rottami di ferro utilizzati dalla filiera del forno eletrico avranno un vantaggio inferiore. Il calo delle quotazioni delle materie prime va però interpretato con cautela, perché non si deve dimenticare che è lo specchio della crisi che stiamo vivendo. La diminuzione dei costi della materia prima si traduce inoltre anche nella caduta del prodotto finito». 
Segno negativo anche per il prezzo medio degli acciai piani (-8%) e di quelli lunghi (-6%) nel 2014, utilizzati nell’industria meccanica. «Questo – dice Sandro Bonomi, presidente di Anima – dovrebbe consentire alle imprese più accorte che hanno fatto una buona programmazione negli acquisti e hanno puntato sulla qualità di migliorare i margini e migliorare la competitività». 
L’industria della moda potrà invece contare su prezzi di approvvigionamento più bassi per cotone e lana. Le quotazioni del primo avevano raggiunto in primavera i massimi da due anni a questa parte ma hanno poi imboccato la strada del ribasso: secondo le stime di Prometeia il prezzo medio in euro scenderà quest’anno del 9% e la caduta proseguirà nel 2015 con un calo del 14 per cento. Sarà invece più contenuta la diminuzione del costo della lana. E dovrebbero archiviare l’anno con un calo medio del 22% i cereali. Per il grano la flessione sarà del 15,3%, mentre il prezzo del mais registrerà una riduzione del 27,9 per cento. Per i due cereali Prometeia stima con un timido recupero nel 2015, ma al di sotto della media storica recente. La previsione sorprende però il presidente di Federalimentare Filippo Ferrua: «Per ora – dice – non vediamo questo vantaggio, anche perché i costi di altre materie prime come il caffé e il cacao stanno salendo e guardiamo con preoccupazione al rafforzamento del dollaro». Il settore alimentare sarà colpito anche dall’aumento del costo della cellulosa, utilizzata per gli imballaggi. Secondo Prometeia il prezzo medio della pasta per carta dovrebbe aumentare dell’8% quest’anno e del 4 il prossimo.