Corriere Economia, 8 dicembre 2014
Fuga da Wall Street. Prima il ketchup di Heinz, poi i pc di Dell, Tibco ha lasciato il Nasdaq. E anche Goldman Sachs è tra gli indiziati...
Un anno dopo, posso concentrarmi sui clienti e sul lungo termine, invece che sugli investitori attivisti. Con i miei partner di Silver Lake management ho privatizzato Dell un anno fa. Abbiamo fatto bene. Ora abbiamo la libertà di focalizzarci sulle innovazioni in un modo che non era sempre possibile mentre ci sforzavamo di soddisfare le aspettative trimestrali di Wall Street». Comincia così lo sfogo-bilancio di Michael Dell, il fondatore e ceo della omonima azienda, numero tre al mondo nel mercato dei personal computer pubblicato sul Wall Street Journal il 24 novembre.
Quello di Dell è stato l’addio alla Borsa più clamoroso degli ultimi due anni, ma non è un episodio isolato. Anzi, è un trend, secondo un altro ceo del settore high-tech, Vivek Ranadive della società di software Tibco, che ha da poco annunciato il proprio ritiro dal Nasdaq (il mercato telematico americano dove è quotata la maggioranza delle aziende tecnologiche). «Ci sarà un numero crescente di aziende, anche oltre il settore high-tech, che riterranno eccessiva la seccatura di essere quotate e penseranno di tornare private – ha detto Ranadive a Diginomica.com —. La filosofia adesso è pensare al lungo termine per costruire un’impresa di successo e in crescita«.
Fra le società che pensano di lasciare la Borsa ci sarebbe addirittura uno dei più famosi simboli di Wall Street, la banca d’affari Goldman Sachs. Alcuni analisti ne parlano da qualche tempo e le voci si sono infittite la settimana scorsa. Nel caso della investment bank guidata da Lloyd Blankfein il motivo non sarebbe però la pressione di investitori-raider, ma il desiderio di togliersi dai riflettori della Federal Reserve, la banca centrale Usa, e tornare una agile partnership privata, come era stata per 130 anni fino alla Ipo nel 1999.
Ipotesi Buffett
«Stufa delle proteste contro i compensi dei suoi banchieri, delle pressioni del governo e dei populisti, Goldman Sachs potrebbe farsi aiutare da Warren Buffett a tornare privata», sostiene il gestore di hedge fund Doug Kass, presidente di Seabreeze partners. Buffett, il leggendario investitore capo della holding Berkshire Hathaway, è già stato protagonista di un’importante privatizzazione l’anno scorso, quella dell’azienda alimentare famosa per la sua salsa ketchup, Heinz: un’operazione da 27,5 miliardi di dollari realizzata insieme alla finanziaria brasiliana 3G capital. E con Goldman Sachs Buffett vanta una precedente collaborazione: nel settembre 2008, all’apice della crisi, aveva fornito liquidità alla banca comprando azioni privilegiate per 5 miliardi di dollari con l’opzione di un pacchetto di ordinarie per la stessa cifra.
Goldman Sachs aveva discusso per decenni prima di decidersi a quotarsi in Borsa; fare dietrofront adesso non sarebbe un’impresa facile. Se fosse vero che Blankfein e i suoi partner ci stanno pensando, ci vorrebbe tempo prima di mettere in pratica l’idea.
Molto più veloce è stato il processo per Dell, incalzata dall’attivismo del raider Carl Icahn. Michael Dell aveva fondato la sua azienda 30 anni fa e l’aveva quotata nel 1988, raccogliendo abbastanza risorse per farla crescere fino a diventare il primo produttore di pc al mondo. Con la transizione dei consumatori dal pc agli apparecchi «mobili» e ai servizi «nella nuvola». Dell aveva perso il primato nel 2006 e l’anno dopo il fondatore era tornato alla sua guida (lasciata tre anni prima) iniziando un piano massiccio di rilancio. Ma quegli investimenti non erano piaciuti a Icahn, che aveva ingaggiato una battaglia contro il ceo nel nome degli azionisti.
Visione miope
«Il problema è quando gli interessi dei clienti e dei soci divergono – osserva Michael Dell —. Wall Street è sempre più afflitta da miopia e dal pensiero di breve termine».
Il ceo di Tibco rincara la dose e accusa gli investitori di giocare oggi sul mercati azionari come al casinò: «Se hai un’azienda con multipli attraenti (rapporto prezzo/utili per azione) c’è spazio sui mercati, ma se hai un’impresa che fa profitti e investe per il futuro, è meglio una società non quotata».
In questo anno lontano dalla Borsa, Dell ha ripreso a crescere nelle vendite di pc e si è impegnata su nuovi terreni (software, data storage, computer networking, servizi e sensori), mentre due marchi storici dell’high-tech americano, Ibm e Hewlett-Packard, stanno invece ridimensionandosi: la prima cede pezzi del business e la seconda sta dividendosi in due. «Queste mosse possono spingere all’insù il valore delle azioni nel breve termine, ma troppo spesso a spese di una reale innovazione», ha commentato Dell. Che ha colto l’occasione per prendersi una rivincita: un anno fa i venditori HP avevano cercato di strappare clienti a Dell sostenendo che la privatizzazione avrebbe creato confusione e disservizi. Ora il ceo di Dell ha chiesto ai suoi di fare lo stesso con Hewlett Packard che si sta spaccando in due.