La Stampa, 8 dicembre 2014
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Il giallo sul furto in casa di Alemanno mai denunciato e la storia dei viaggi in Argentina con le valige piene di soldi. L’ex sindaco smentisce tutto: «Del furto parlarono tutti i giornali: furono rubati alcuni gioielli di mia moglie e degli orologi. Una totale menzogna è anche la storia dei viaggi in Argentina. Ci sono stato con la mia famiglia, per festeggiare il capodanno 2012, ci spingemmo fino in Patagonia. Mai portati soldi all’estero!»
Da una parte, le accuse di tre arrestati di Mafia capitale ad Alemanno per aver «portato via...s’è fatto quattro viaggi in Argentina, lui ed il figlio, con le valigie piene di soldi». Dall’altra, quelle di un’ex poliziotto all’ex Nar Massimo Carminati «di essere stato un collaboratore dei servizi segreti», e la dichiarazione intercettata dello stesso ex terrorista di aver «combattuto nella guerra del Libano, negli Anni ’80, con un mandato non ufficiale».
La prima circostanza, relativa all’ex sindaco di Roma – indagato per associazione mafiosa – emerge dall’intercettazione di una conversazione tra 3 dei 38 arrestati. Va però precisato che le loro allusioni sul presunto trasferimento illegale di denaro in Sudamerica non hanno trovato riscontro nelle indagini della procura e dei carabinieri del Ros. Alemanno inoltre nega tutto categoricamente. Il caso è sollevato dalla conversazione tra Luca Odevaine, ex vice capo di gabinetto di Walter Veltroni, Mario Schina, responsabile del Decoro urbano del Comune dal 2005 al 2007 durante la giunta Veltroni e l’imprenditore Sandro Coltellacci. I tre accennano a un’operazione in barba ai controlli della dogana aeroportuale. «Me l’ha detto questi del Polaria, ma te pare normale, un sindaco con le valigie piene di contanti..» dice Odevaine. «Nessuno lo ha controllato?» chiede Scina e l’altro risponde: «È passato al varco riservato.. ah.. un attore secondo me». Emergono inoltre allusioni a presunte tangenti incassate dall’ex sindaco. Ancora Schina: «Sembrava che il sindaco non toccasse… ’a toccati, però Panzironi 10… penso che gli equilibri erano quelli». E Odevaine: «A un certo punto però deve essere successo un casino con quello con cui ha litigato e ad Alemanno gli hanno fatto un furto in casa». Furto che alimenta un giallo. L’informativa dei Ros precisa infatti: «Da accertamenti su fonti aperte emergeva che il 5 ottobre 2013 l’ex sindaco di Roma aveva subito un furto in casa, che non era stato però denunciato». Ma l’ex sindaco sostiene che non sia vero: «Ho presentato regolare denuncia, peraltro del furto parlarono tutti i giornali: furono rubati alcuni gioielli di mia moglie e degli orologi. Una totale menzogna è anche la storia dei viaggi in Argentina. Ci sono stato con la mia famiglia, per festeggiare il capodanno 2012, ci spingemmo fino in Patagonia. Mai portati soldi all’estero!».
Per quanto concerne, invece, l’ipotetica collaborazione con i sevizi segreti del capo del sodalizio mafioso Massimo Carminati, interviene a Sky Tg24 Gaetano Pascale, ex poliziotto della squadra mobile di Roma: «C’erano due figure al soldo e permanentemente ingaggiati dai servizi segreti: Carmine Fasciani e Massimo Carminati e questa era una situazione che sapevano in tanti». Insieme all’ex collega Piero Fierro, Pascale insiste di esserne a conoscenza dal 2003. Nell’ordinanza del gip Flavia Costantini, tra l’altro, è scritto: «Massimo Carminati mantiene rapporti con gli esponenti delle altre organizzazioni criminali operanti su Roma nonchè con esponenti del mondo politico, istituzionale, finanziario con appartenenti alle forze dell’ordine e ai servizi segreti».
E su presunti legami ambigui di Carminati, nell’informativa dei Ros – agli ordini del generale Parente e del colonnello Russo – si legge il racconto dello stesso numero 1 di Mafia Capitale a proposito dei suoi combattimenti in Libano: «Eravamo lì in 6 neri a fa’ la guerra, con un mandato tipo non ufficiale». A che cosa fa riferimento il Guercio? E, soprattutto, dice la verità? Gli investigatori annotano che «l’indagato evidenzia l’assenza di un mandato ufficiale, come a sottintendere la presenza di un mandante virtuale titolato a formularne».