Corriere della Sera, 8 dicembre 2014
Sandro Veronesi vorrebbe spostare la capitale a L’Aquila o a Perugia: «Roma è l’unica città al mondo che svolge quattro funzioni: capitale, metropoli, città sacra, città d’arte. Occasioni per delinquere legate a tutte e quattro. Politici accanto a camorristi e mafiosi, nello stesso ristorante, chiuso, poi riaperto, a mangiare pesce freschissimo. Diventerebbe marcia anche Oslo, così. E l’unica funzione spostabile è quella di capitale»
«Un mio amico aveva chiesto al Comune di abbattere un pino pericolante nella sua strada. Dal Servizio giardini un funzionario gli aveva detto: “Non ci sono soldi”. Non gli ha chiesto tangenti, sembrava un funzionario ottuso. È uno di quelli arrestati martedì, gli hanno trovato 500 mila euro murati in casa. I soldi c’erano, ma per lui». Sandro Veronesi, scrittore ( Venite, venite B52, La forza del passato, Caos calmo, fino all’ultimo Terre rare ). Toscano, 55 anni, conoscitore di Roma per lunga frequentazione.
Roma, dove il malaffare attraversa tutti i settori della società, come rivela «Mafia Capitale»...
«L’unica soluzione sarebbe spostare la capitale a L’Aquila o a Perugia».
L’Aquila o Perugia?
«Roma è l’unica città al mondo che svolge quattro funzioni: capitale, metropoli, città sacra, città d’arte. Occasioni per delinquere legate a tutte e quattro. Politici accanto a camorristi e mafiosi, nello stesso ristorante, chiuso, poi riaperto, a mangiare pesce freschissimo. Diventerebbe marcia anche Oslo, così. E l’unica funzione spostabile è quella di capitale».
Dai tempi di Savonarola Roma è considerata centro di corruzione morale.
«Un mio prozio, Gerolamo Maria Moretti, fondatore della grafologia e frate minore conventuale, mi ripeteva questa frase: “Più vicino sei a Roma, più lontano sei dal cielo”. Giacomo Casanova, uomo abbastanza disinvolto, scrisse che i romani sono come i dipendenti della Manifattura tabacchi, possono portarsi a casa tutto il tabacco che vogliono. I romani usavano dichiararsi “immuni dal giudizio di Dio”».
Nulla è cambiato?
«Roma è anche la città di cui parla papa Francesco, un concentrato di sofferenze e disagi. Fino a dieci giorni fa si parlava di periferie che esplodono. Ma a sobillare c’erano figure coinvolte nell’inchiesta di oggi».
Colpisce nell’inchiesta «Mafia Capitale», nata nell’estrema destra, il coinvolgimento di esponenti del Partito democratico.
«Non cado dalle nuvole. La diversità ormai è negli atti che si compiono, non nelle sigle: esistono persone per bene e persone non per bene. Nei partiti troppo spesso succede questo: mi tappo il naso e prendo persone che portano voti».
Interessate ai soldi.
«Ho un ricordo degli anni 70. Il padre di un mio amico faceva il maestro elementare. Diventò consigliere regionale e guadagnava lo stesso stipendio. Nicole Minetti, molti anni più tardi, invece prendeva 10-15-20 mila euro?».
Quando è cambiato tutto?
«Non lo so. Certo, con l’abolizione del Titolo V, fatta dal Pd, le Regioni hanno potuto decidere da sole i livelli retributivi. Una volta chi si arricchiva con la politica era considerato disonesto, e ci sono storici sindaci ricordati con affetto e gratitudine. Persone modeste, nel senso che sapevano vivere con ciò che ora sarebbero 2.000 euro al mese. Chi non si accontenta è corruttibile».
A Roma scorrevano fiumi di denaro pubblico e i servizi sono tutti a pezzi.
«New York, dieci volte gli abitanti di Roma, non ha problemi di smaltimento rifiuti. O di trasporti. Se i politici vengono scelti perché portano voti, poi non si occupano di far funzionare le cose. Altra questione: un tempo passare dalla Dc al Pci era come passare dalla Roma alla Lazio. Oggi trasferirsi da destra a sinistra è quasi una regola, nessuno eccepisce».
C’è stato il caso della Panda rossa del sindaco Marino.
«Un po’ assurdo. A Roma quella multa che ti arriva ogni tanto è clamorosa: non c’è un solo articolo del codice della strada che venga rispettato».
A Roma ci sono sportivi, attori e divi tv a braccetto con la malavita.
«I casi di De Rossi, di Gigi D’Alessio non riguardano uno spirito romano. Ci sono persone del malaffare attirate dal mondo dello spettacolo e dello sport, e viceversa. Perché De Rossi chiama De Carlo e non va alla polizia? Forse non vuole far trapelare che era al night alle due di notte».
Che fare, adesso?
«Confiscare tutti i beni a corrotti e corruttori. Altrimenti, cosa vuoi che sia per gente così un po’ di galera? Poi, selezionare solo persone oneste per la politica. Abbassare gli emolumenti. Leggi severe. Il Movimento 5 Stelle era partito bene, dicendo: non più di due mandati, nessun candidato indagato. Fare tutto questo spetta a chi è oggi al governo, altrimenti a cosa serve comandare?».