Corriere della Sera, 8 dicembre 2014
Camila Raznovich cresciuta a carote bollite, soia e farro oggi mangia tutto, carne rossa compresa: «Me l’ha imposta il medico. Ma se fosse per me leverei: ma non per un discorso etico, altrimenti dovrei essere vegana; il problema è il modo in cui vengono allevati gli animali...»
Fino ai dieci anni è stata vegetariana per forza: «Più che altro era il regime alimentare scelto dai miei genitori, seguaci di Osho. Mangiavamo molte verdure, riso nero con salsa di soia, farro, carote bollite. Quando arrivavano i nonni dall’Argentina, però, mi passavano sottobanco tutto quello che desideravo, a partire dal prosciutto». Camila Raznovich, oggi conduttrice di Kilimangiaro su Rai Tre
la domenica pomeriggio, è diventata di nuovo vegetariana a metà degli Anni 90, quando è andata a vivere in Inghilterra ed è esplosa
la sindrome della mucca pazza: «Si trattava di una scelta dettata dalla cautela salutista. E comunque lì era molto facile essere vegetariani, in una città poliedrica, poliglotta e policulturale come Londra. Mi rendo
conto che sarebbe stato ben più difficile in un piccolo centro sperduto di un altro Paese».
Mai avuto problemi con partner di regime alimentare diverso dal suo?
«No, mai, non sono talebana. Il mio motto è vivi e lascia vivere. Oggi alle mie figlie faccio mangiare di tutto, ma Sole, la più piccola, mastica la carne e poi la sputa, non le piace; Viola invece non ha problemi».
E lei cosa mangia adesso?
«Tutto: sono anemica e il medico mi ha imposto la carne rossa, che fosse per me leverei: ma non per un discorso etico, altrimenti dovrei essere vegana; il problema è il modo in cui vengono allevati gli animali, con un carico di antibiotici e adrenalina che poi noi assimiliamo».
Potrebbe mangiare i legumi, in alternativa.
«Purtroppo ho una malattia auto-immune all’intestino e non posso. Ma va bene così».