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 2014  dicembre 08 Lunedì calendario

Questi americani che rinunciano ad essere vegetariani per non sentirsi fuori dal gruppo. Più della metà (53%) ritorna al barbecue dopo un anno, il 30% dopo appena tre mesi. Solo una persona su cinque riesce ad abbandonare definitivamente la carne

Essere vegetariani è bello, ma è anche difficile resistere alla tentazione di tornare sui propri passi. Secondo una ricerca americana, solo uno su cinque riesce a resistere alle regole della dieta verde e taglia definitivamente i ponti con la carne. Gli altri fanno marcia indietro. Il cedimento ha varie spiegazioni: «Ci si sente fuori dal gruppo» è la più frequente. In Italia va un po’ meglio: resiste uno su tre.
Si diventa vegetariani o vegani con convinzione, ma soltanto una persona su cinque sembra mantenere nel tempo la scelta fatta.
Lo ha rilevato un’indagine condotta su 11 mila adulti effettuata dallo Humane Research Council, un ente che si occupa di difesa degli animali. Lo studio è limitato agli Stati Uniti, dove la pressione culturale e psicologica verso grigliate e barbecue non aiuta certo scelte radicali. Anche se, dati alla mano, i ricchi americani non brillano per buona salute e longevità. A 40 anni circa le loro cellule hanno perso ogni capacità di riparazione dei danni ai geni e di rigenerazione, mentre chi ha sempre frequentato menu in chiave Mediterranea (non proprio vegetariani, ma limitati in fatto di proteine animali) sempre a 40 anni ha ancora un 70% di capacità di autoriparazione cellulare. Parola della scienza statunitense che per anni ha cercato, senza riuscirci, di dimostrare che gli hamburger fanno bene.
Vita dura quindi per i vegetariani a stelle e strisce. Le continue tentazioni e il senso di «esclusione dal gruppo» e di «diversità» per il fatto di non consumare certi alimenti fanno tornare indietro l’84% di coloro che hanno fatto la scelta della Piramide alimentare verde. Più della metà (53%) rinuncia dopo un anno, il 30% dopo appena tre mesi. Solo una persona su cinque riesce a rimanere ferma nel cambiamento.
Dietro alle scelte alimentari si nascondono interessi molteplici e a volte gli studi in materia sono ispirati da soggetti «interessati». Di sicuro c’è che nel mondo si consumano circa 300 milioni di tonnellate di carne all’anno, 42 chili in media pro capite (l’anno) per ogni abitante del pianeta. Ma oltre 2,4 chili a testa la settimana vanno ai cittadini americani (Paese carnivoro per eccellenza), 1,4 chili pro capite a settimana arrivano sulle tavole italiane (con prevalenza però di carne suina), solo 84 grammi a testa la settimana in India, dove la cultura vegetariana è dominante.
Attualmente, secondo l’Eurispes, in Italia le persone che avrebbero scelto di non toccare prodotti animali sarebbero 4,2 milioni, il 7,1% della popolazione (per lo 0,6% la scelta è vegana). Si stima che solo un terzo, dopo un anno, rettifichi in parte la propria scelta: mangiando soprattutto pesce e limitando comunque la carne rossa.
Vegetarianesimo significa non mangiare carne, senza escludere del tutto prodotti animali come latticini e uova. Il veganesimo invece elimina anche quelli: solo frutta, verdura e legumi. In tutto il mondo i vegani e vegetariani sono un miliardo di persone, una su sette. Il Paese dove è più alto il numero di persone che non mangia carne è l’India (30%), in Europa è invece la Germania, dove sono l’8,6%. I motivi per cui si diventa vegetariani o vegani possono essere diversi: economici (la carne di qualità costa più della verdura), ambientali (gli allevamenti producono molti più gas serra dell’agricoltura), di salute. O anche etici: non far soffrire gli animali. Chi lo fa per etica spesso mantiene la sua posizione.
Invecchiare in salute è un altro buon motivo. Tumori e malattie degenerative trovano nelle proteine animali il loro innesco. «Studiamo i centenari per capire che cosa fa invecchiare e ammalare l’organismo», dice al Corriere Giovanni Scapagnini, biochimico clinico dell’università del Molise. I segreti scoperti? Mangiare poco e solo cibi di qualità, abbondare in frutta e verdura soprattutto colorate (pigmenti come le antocianine e il resveratrolo attivano la longevità cellulare), abbondare in acidi grassi poli-insaturi omega 3 (pesce e alghe). Ecco perché il pesce spesso «inquina» la filosofia vegetariana.