Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  dicembre 08 Lunedì calendario

Sarebbe bello occuparsi della prima della Scala e del Fidelio, unica opera lirica di Beethoven, inno alla libertà i cui cantanti la regista inglese Deborah Warner ha voluto vestire in abiti moderni (blue jeans, ecc

Sarebbe bello occuparsi della prima della Scala e del Fidelio, unica opera lirica di Beethoven, inno alla libertà i cui cantanti la regista inglese Deborah Warner ha voluto vestire in abiti moderni (blue jeans, ecc.). Sarebbe bello occuparsene, se non ci fossero da raccontare gli scontri, le botte, le cariche, i feriti provocati da una manifestazione dei centri sociali che sono andati a bersagliare gli spettatori all’entrata (si andava in scena alle 18) bloccando per parecchie ore la zona che circonda il teatro del Piermarini.

Perché questi casini capitano sempre il 7 dicembre?
Il 7 dicembre si apre come sempre la stagione della Scala. È uno degli appuntamenti culturali più importanti dell’anno. Di solito vengono ad assistere alla prima i rappresentanti della cosiddetta upper class, in genere non mancano il Capo dello Stato e il presidente del Consiglio (ieri però no), le signore sfoggiano toilettes fatte fare apposta, talmente memorabili che qualche anno fa, in occasione della riapertura dopo la parentesi dell’Arcimboldo, alla Triennale venne organizzata una mostra di foto scattate nel foyer del teatro durante tutto il Novecento. Bene, proprio l’importanza della serata, la sua appartenenza evidente al ceto dei ricchi ha eccitato, specialmente in questo dopoguerra, gli spiriti contestatori. È celeberrimo il lancio di uova contro le pellicce delle signore nel ’68 (era anche la sera del debutto del trentatreenne Claudio Abbado), non so se passerà alla storia la battaglia di ieri pomeriggio. Ma certo di rumore ne ha fatto tanto e di caos nel ha creato parecchio.  

Che cosa è successo?
Gli scontri sono iniziati un paio d’ore prima dell’apertura del sipario, ma sono andati avanti anche durante lo spettacolo. In più occasioni gli agenti hanno caricato i manifestanti che cercavano di occupare la zona rossa, ossia la porzione di piazza della Scala che si trova davanti al teatro. Mentre gli ospiti in abito da sera entravano al Piermarini (molti anche dagli ingressi secondari, più riparati) in piazza, contro la polizia e i carabinieri, volava di tutto, comprese uova e bengala. Lo spettacolo è iniziato regolarmente alle 18 con il maestro Daniel Barenboim che ha guidato l’orchestra nell’esecuzione dell’Inno di Mameli. Ma fuori era l’inferno.  

Quanti erano?
All’inizio una ventina, poi le fila dei contestatori si sono ingrossate e alla fine saranno stati un due-trecento. I punti più caldi sono stati via Santa Margherita (due cariche, parecchie manganellate), via Case Rotte (transenne divelte dai manifestanti), piazza San Fedele (lungo faccia a faccia tra poliziotti e contestatori). Qui, a piazza San Fedele, gli agenti hanno sequestrato una molotov, bloccando il tipo che voleva tirarla, ma poi lasciandolo scappare. Gli antagonisti sostengono che due di loro sono finiti all’ospedale («ci hanno manganellato, li hanno colpiti alla testa»). Tra le forze dell’ordine c’è un carabiniere colpito all’occhio da un sasso.  

Ma che volevano? Chi sono?
Due di loro sono saliti sulle terrazze del Duomo e hanno esposto lo striscione: «Occupiamo tutte le case vuote, basta sgomberi». Nello stesso tempo un altro gruppo ha srotolato un altro striscione, con la stessa scritta, sulle impalcature della Galleria Vittorio Emanuele. La contestazione di ieri sera va dunque inserita nella lotta in corso a Milano, ma non solo a Milano, tra i disperati senza casa che, aiutati dalla criminalità organizzata, occupano le case vuote, e quegli altri disperati, i ventimila che hanno diritto all’assegnazione di un alloggio popolare o quegli altri che, per essere andati via di casa un paio di giorni, si sono ritrovati, al ritorno, l’appartamento occupato e le serrature cambiate. Nelle contestazioni di ieri non sono mancati i riferimenti più generali alla crisi. In Piazza della Scala la Confederazione Unitaria di Base (Cub) ha portato due pupazzi di Renzi e Berlusconi e ha offerto il microfono ai passanti perché dessero voce, se ce l’avevano, alla loro incazzatura. Sono comparse anche due maschere di Berlusconi e di Renzi e due casette di legno con su scritto “Case Aler” e “Elettrodux”. È stato distribuito un volantino in cui era scritto: «Alla prima del Teatro alla Scala si affollano banchieri, potenti politici, nuovi eroi di Renzi (padroni del vapore, grandi evasori, bancarottieri). Fuori dal teatro lavoratori, precari, disoccupati, cassaintegrati, immigrati che quotidianamente vengono sfrattati dalle case e dalle fabbriche e giovani in cerca di lavoro cui si promette lavoro solo se si tagliano i diritti ai loro padri».  

E Beethoven?
Ironia della sorte, Fidelio
è un inno alla libertà scritto la prima volta con Napoleone a Vienna (1805). Libertà dunque contro il giacobinismo e i suoi frutti, tra i quali vanno di sicuro annoverati gli antagonisti di ieri pomeriggio.