Libero, 5 dicembre 2014
LaLega ruba a Forza Italia un elettore su tre e diventa il terzo partito dopo il Pd e M5S. Secondo alcuni osservatori, il dato dipende dalla crisi e dalle tensioni sociali
La Lega ha sorpassato Forza Italia, diventando terzo partito dietro il Pd e il Movimento 5 Stelle. È il succo dei sondaggi pubblicati nelle ultime ore. Uno dei più freschi è di Demopolis, che ha sfornato una rilevazione per Otto e Mezzo (La7) intervistando più di mille persone nei primissimi giorni di dicembre. Risultati. I democratici sono al 38%, i grillini al 17 e la Lega al 13. Gli azzurri precipitano al 12,5%. Interessante l’approfondimento sui lumbard. Stando al sondaggio, su 100 voti incassati da Matteo Salvini 37 sono dei leghisti che confermano la loro opinione, ma ben 28 sono strappati a chi aveva votato Pdl nel 2013. 18 consensi arrivano dai grillini, 10 dal partito dell’astensione. In caso di eventuali Politiche, la Lega incasserebbe il 21% al Nord (alle Europee aveva l’11%), il 7% al Centro (a maggio era al 2,2%) e il 4 nel Mezzogiorno dove sfiorava l’1%. Non a caso in via Bellerio stanno preparando una specie di lista Salvini da lanciare nel Centrosud. La sua presentazione continua a slittare: doveva essere ufficializzata in questi giorni, adesso si parla del 15 dicembre. Il problema non è il nome (che conterrà la parola Salvini ma non «Lega») né il simbolo (che non avrà richiami al tricolore o all’Alberto da Giussano). Il nodo è come e chi reclutare. Le richieste sono moltissime, ma nel quartier generale lumbard vogliono una rigida selezione all’ingresso. Anche per questo il senatore Raffaele Volpi, che pure ha maneggiato la pratica per alcuni mesi, non ha ricevuto alcun incarico formale da Salvini. Che ha deciso di occuparsi direttamente della questione dicendo: «Tutti ci chiamano perché cresciamo, ma non siamo un tram». Un primissimo accordo nel Centrosud è stato sperimentato con successo proprio alle Europee dello scorso maggio: Mario Borghezio, candidato a sorpresa a Roma e dintorni, ha strappato il biglietto per Bruxelles anche grazie ai consensi di Casapound. Che poi ha partecipato alla manifestazione leghista contro Mare Nostrum del 18 dicembre. A Milano. Tanto è bastato per far etichettare la nuova Lega come «cosa nero-verde». Salvini rifiuta questa definizione e giura di non avere altri sondaggi riservati. Gli ultimi che aveva compulsato si riferivano all’analisi del voto alle regionali in Emilia Romagna: Carroccio secondo partito (con il 20%) e capace di strappare consensi a M5S, Pd e Forza Italia. La storia elettorale della Lega è fatta di alti e bassi, con grandi affermazioni seguite – nel giro di pochi anni – da dolorosi ridimensionamenti. Secondo alcuni osservatori, il dato dipende dalla crisi e dalle tensioni sociali. Più si percepisce un peggioramento della situazione economica o della sicurezza, e più gli elettori si rifugiano nel voto «di protesta» o «anti-sistema». A sentire altri esperti, invece, la Lega viene scelta anche grazie al suo esercito di amministratori locali che la rendono ben radicata e capace di mantenere uno zoccolo duro di circa 1 milione e 300mila elettori. Un serbatoio che non si prosciuga anche nelle stagioni elettoralmente più aride. Da lì, la Lega può solo crescere e anche nei periodi di magra resta decisiva nel Nord. Al di là dei primi successi negli anni ’90 (nel 1993 conquistò addirittura Milano), la Lega era poi calata alle tornate successive. Sembra di osservare l’andamento delle maree. Alle Politiche del 1994 prese l’8,3% (pari a circa 3 milioni e 200mila suffragi), ma a giugno precipitò al 6,5 perdendo quasi un milione di elettori (c’erano le fibrillazioni del primo governo Berlusconi, poi mandato a casa proprio da Bossi). Alle Politiche del 1996, la corsa solitaria decisa dal Senatur portò più di 4 milioni di consensi, equivalenti al 10,7%. Record storico. Poi, ecco la bassa marea. Politiche 2001: 3,9% (meno di un milione e mezzo di voti). Politiche 2006, quelle della vittoria per un soffio di Romano Prodi: 4,5% con un milione e 700mila elettori. Nel 2008 ecco che il livello si alza: 8,3% e più di 3 milioni di consensi. Nel 2013 nuovo calo: 4,9% per un milione e 390mila consensi. Alle Europee del maggio scorso, Salvini ha recuperato circa 300mila suffragi toccando il 6,5% grazie all’astensione. Secondo Demopolis, oggi la Lega conquisterebbe 3 milioni e 800mila voti. A un soffio dai 4 milioni del 1996 ma che percentualmente valgono di più grazie ai moltissimi cittadini che scelgono di stare a casa. Risultato. I lumbard rischiano davvero di superare agilmente lo storico 10 e rotti percento di quasi vent’anni fa. Attenzione però. Alle Politiche del 2013, per la prima volta nella storia d’Italia i flussi elettorali hanno confermato una massiccia disaffezione degli elettori ma soprattutto un’incredibile disponibilità a cambiare schieramento. Ampie fette di elettorato stanno a casa, mentre chi va alle urne è propenso ad abbandonare le vecchie abitudini scegliendo altrove, magari una novità assoluta come il Movimento 5 Stelle di Grillo. Ciò significa, aggiungiamo noi, che le percentuali salgono velocemente ma altrettanto rapidamente possono liquefarsi. E sempre il Beppe genovese dimostra quanto sia concreta questa possibilità. Salvini pare rendersene conto: «I sondaggi ci premiano? Un motivo in più per studiare e lavorare». Nella speranza, per lui, che non torni la bassa marea.