la Repubblica, 5 dicembre 2014
Roberto Pruzzo e la partita con la depressione. L’ex attaccante della Roma confessa di pensare al suicidio, e lo fa nell’ultimo capitolo della sua autobiografia: «Ogni tanto penso che sia giunto il momento di togliermi dai co..., un po’ perché sono stanco, un po’ perché ho voglia di non rompere più le palle a nessuno»
Il cane nero della depressione ha preso a morsi un altro reduce della maledetta finale Roma-Liverpool. Roberto Pruzzo confessa di pensare al suicidio, lo fa nell’ultimo capitolo della sua autobiografia: «Ogni tanto penso che sia giunto il momento di togliermi dai co...., un po’ perché sono stanco, un po’ perché ho voglia di non rompere più le palle a nessuno. Ma poi accadono quelle cose che ti fanno pensare che è più forte lo spirito di sopravvivenza». Vent’anni fa se ne andava Agostino Di Bartolomei, un colpo al petto con la sua calibro 38 a dieci anni dalla finale persa ai rigori. Quella in cui “Bomber” Pruzzo segnò l’1-1. “Bomber” è il titolo del libro, scritto con Susanna Marcellini, prefazione di Michel Platini. Racconta: «Sono un depresso che passa dall’allegria all’umore più nero. Un uomo assente, solitario: poco marito, poco compagno, poco padre. Delle vittorie ho goduto poco, sono subito volate via. Le sconfitte sono rimaste qui. La retrocessione del Genoa causata anche da un mio rigore sbagliato e la finale con il Liverpool mi vengono a trovare ogni tanto».