la Repubblica, 5 dicembre 2014
Lo strano autunno delle scuole occupate: i picchetti dei professori e lo scontro tra genitori e figli. A Roma i docenti del Tasso fanno saltare l’incontro dei ragazzi con Civati: «Questo è un posto di lavoro: basta perdere tempo, studiate»
Stavolta i duri sono i prof. C’è l’occupazione del tardo autunno al Tasso, liceo di vaglia, studi severi, voti mai alti per scelta didattica. Il miglior classico di Roma, scrive la Fondazione Agnelli. Dentro, i ragazzi che occupano hanno chiuso il portone scrostato e attendono l’arrivo di Pippo Civati, il faro della minoranza dem. Si deve parlare di politica, di governo e di crisi. Davanti al portone, sul marciapiedi di via Sicilia, sono schierati dieci insegnanti. Arrivati alle 6e 20 di mattina, come facevano una volta gli studenti e gli operai. E ora, le otto e mezza, fanno picchetto, come gli studenti e gli operai. Nel liceo Tasso, Civati non può entrare. «Certo che no, lei sta rinfocolando l’occupazione, non è un buon esempio», gli grida in faccia una prof intabarrata. Applausi ironici: «Si vergogni, legittima l’illegalità, questo è un posto di lavoro... Non si stupisca se poi i ragazzi diventano delinquenti». Il vicepreside è il più duro, la preside Maria Letizia Terrinoni media. Il professor Emanuele Lelli, Lettere classiche, prova a spiegare: «Tutto il corpo docente è contrario. Sottrarre due settimane alle lezioni è un problema, soprattutto per chi ha la maturità a giugno. Esistono gli spazi, le assemblee di classe e d’istituto, per parlare di politica e attualità, per criticare il governo». Il deputato Civati, che doveva andare a parlare “in corridoio”, dove già sono state sistemate le sedie, corre via alla Camera: «Sei un vigliacco», gli urlano gli studenti. I prof fuori: «Macché lezioni alternative, tutti qui per perdere tempo».
Bisogna bussare per entrare al Tasso, la sentinella apre. Duecentocinquanta occupano, gli altri restano a casa. Almeno fino al 12 dicembre, il venerdì dello sciopero generale. Niente Civati, c’è la lezione di Job Acts e Buona scuola. Due giornalisti alla cattedra, terza D. I ragazzi ascoltano, fin qui non hanno mandato a memoria gli atti del governo Renzi. Però dicono: «Occupiamo tutto, senza spazi per chi vuole studiare, perché vogliamo rompere uno status, dire di no. La scuola, il lavoro, il nostro istituto. Se protesti, protesti. Due anni fa abbiamo ottenuto la saletta per gli studenti. E ora vogliamo contare, la scuola la conosciamo meglio di tutti. Non scrivete che siamo spaccati». Altri raccontano, però: «Hanno deciso di occupare in un’assemblea di 250 persone, stretta maggioranza, diciotto voti in più». Già. «Abbiamo chiesto agli insegnanti di condividere la stessa lotta, i loro pessimi stipendi, le nostre sane rivendicazioni: no ai privati che ci comprano i laboratori e domani scelgono la preside, no a una finta meritocrazia che scatena una competizione selvaggia». La preside Terrinoni? Non ascolta, «ci boicotta». La preside ha attaccato anche il sottosegretario Faraone: «In un Paese che soffre un deficit di legalità non può dire che le occupazioni sono un momento di crescita, che andrebbero istituzionalizzate. No, sono un atto illegale».
“Il vento soffia ancora” al Tasso, poesie sui muri. Qui viene a scuola, e occupa, la figlia di Luigi Manconi e Bianca Berlinguer. Il figlio del forzista Quagliariello. Dietro, lo stesso palazzo, c’è lo scientifico Righi, pure questo in mano agli studenti. «I primi giorni sono andati via con le riparazioni di una crepa, la ritinteggiatura, poi alcuni fascistelli ci hanno rotto due finestre a pietrate».
La reazione dei presidi, quest’anno, è stata dura. Più dura. A Roma e nel resto del Paese. Il dirigente scolastico del Giulio Cesare al primo sentore di barricata ha promosso un appello per tutte le classi in cortile: molti assenti, spaventati dalla chiamata, hanno lasciato le aule autogestite. Al Virgilio il preside ha scritto: «La nostra richiesta di poter aprire un dibattito si è scontrata con un silenzio imbarazzante, un’assenza di argomenti, una fretta di chiudere il portone per avviare la rituale kermesse che umilia diritti costituzionali come lo studio e il lavoro». È arrivata la polizia. La maggior parte dei genitori al Virgilio è contro il fermo lezioni. A Bologna le occupazioni sono durate un giorno: al tecnico Rosa Luxembourg e al professionale Rubbiani. Ai primi danni, e computer rubati, i due presidi hanno minacciato sanzioni. Al tecnico commerciale Galiani di Napoli i denunciati sono 150. Al Cannizzaro di Palermo contro gli occupanti si sono schierati tutti quelli che vogliono studiare, più qualche genitore. Padri e figli secchioni hanno scavalcato le cancellate, c’è stato uno scontro. L’occupazione è finita.