Corriere della Sera, 5 dicembre 2014
Viaggio sul gigante dei cieli, l’A380. L’aereo dove i passeggeri che stanno in economy dormono, distesi su tre sedili, e quelli della first posso farsi una doccia nella Spa. Ovunque si può usare il telefonino e ricevere email. Il velivolo ha 427 posti in economy, 76 in business e 14 in first
Un minuto e mezzo per il check in al banco, quattro minuti per il controllo sicurezza, due di trenino per raggiungere i gate. Il colpo di grazia arriva al duty free, dopo aver pagato 63 dirham (poco meno di 14 euro) per due confezioni di datteri e una cartolina: il commesso si accorge di non aver applicato uno sconto speciale del 20%, quindi richiama la cliente, si scusa ripetutamente e rifà il conto; totale 50,80 dirham, 11 euro.
D’accordo, ci piace vincere facile. Perché il senso del pezzo è raccontare come si vola a bordo dell’Airbus A380 che da lunedì scorso Emirates impiega in uno dei suoi tre collegamenti giornalieri nella tratta Dubai-Milano, e il viaggio lo faremo in business. La sollecitudine del venditore, però, non poteva essere prevista. Uno a zero per il Terminal 3 della compagnia di bandiera dello sceicco Ahmed bin Saeed al Maktoum, con l’area lounge più grande al mondo, venti minuti di taxi dal centro città, fiore all’occhiello di un Gruppo che non ha ancora trent’anni e che nel primo semestre dell’anno fiscale 2014-2015 ha registrato +12% di fatturato, con 23,3 milioni di passeggeri trasportati (+8%).
Benvenuti a bordo
Manca un’ora all’imbarco, accanto al gate c’è il bar, con buffet pantagruelico. Abbandonando ogni prudenza, il piatto si riempie di pane arabo, un panino di segale alle noci, ratatouille, pesce impanato e fritto, salmone crudo, hummus, riso bianco e un fagotto di ricotta e spinaci. Spremuta d’arancia fresca (serve lucidità per scrivere il pezzo) e due donuts al cioccolato, le ciambelle di Homer Simpson.
Con gli ultimi punti di felicità per il concentrato di saccarosio, i timori di eventuali attentati dell’Isis svaniscono e ci si può avviare pacificati a bordo, secondo piano, posto 14A, prima fila a destra. Il velivolo ha 427 posti in economy, 76 in business e 14 in first, ma sarà occupato, rispettivamente, da 188, quarantacinque e quattro passeggeri per classe. Alla nostra, per il benvenuto, spetta lo Champagne di ordinanza, assieme al succo di mela e alla spremuta, con un misto di noci tostate. Un sorso di Veuve Cliquot ci vuole: si tratta pur sempre di un volo inaugurale, anche se l’A380 vola già da tre anni su Roma, sempre con Emirates (che è l’unica a portare i suoi bolidi in Italia), e anche se questo modello ha già atterrato una volta a Malpensa, nel 2010, quando è cominciata la sponsorizzazione del Milan.
Minicabine e lounge
I primi venti minuti servono a metabolizzare i vantaggi della postazione (senza dare troppo nell’occhio per non far capire di non essere habitué della business): c’è un frigobar «privato» a destra del sedile con succo di mango, acqua minerale Perrier, naturale Voss, 7Up e Pepsi. Di fronte al sedile uno schermo LCD da 20 pollici con touch screen e tablet laterale per selezionare 1.800 canali: troppi, per non temere di perdersi qualcosa. In attesa del pranzo – una sobria vellutata di carciofi con crème fraîche e mandorle tostate, e pollo arrosto con verdure – è il momento di esplorare la lounge con il bancone a U, il divanetto a raggiera con le cinture di sicurezza e una sfacciata quantità di alcolici e tartine, tra i quali si barcamena con eleganza Laura Bionda, 31 anni di Crodo, pronta a riempire bicchieroni d’acqua a chi esagera con i drink.
Il capocabina Richard Trenta, romano di 30 anni, schiera con l’altoparlante la formazione: equipaggio di 26 persone, da 16 Paesi e 14 lingue. Lui è uno dei 270 italiani fra i tremila che compongono il personale di bordo dei cinquantaquattro A380 Emirates: lavora qui da sette anni e si è appena comprato un bilocale a Dubai di fronte alla spiaggia. Dice: «Ho scelto di seguire un percorso, sono stato premiato». Irmeana Colantuono, pescarese di 39 anni, è altrettanto motivata: «L’azienda mi paga casa e bollette, abbiamo biglietti aerei scontati del 90%, più uno omaggio». Lavora in Emirates da nove anni e non tornerà in Italia. In fondo, una governante fissa a Dubai costa 400 dollari al mese: non ci sono problemi di conciliazione casa-lavoro.
Su e giù tra le nuvole
Dopo pranzo le luci si abbassano, per farci abituare al fuso orario: in Italia le lancette dell’orologio sono tre ore avanti. Si può usare il telefonino in ogni classe di viaggio e infatti appena lo accendo squilla, ma sul display compare il numero della banca e mi guardo bene dal rispondere. Le email arrivano inesorabilmente una dopo l’altra e forse era meglio quando si stava peggio e almeno in volo ci si poteva isolare dal resto del mondo. Un sms di Emirates avvisa che le tariffe saranno definite dal roaming e chiede di tenere bassa la suoneria. E così, a 12.192 metri di altitudine, 888 chilometri l’ora e -60 gradi fuori dal finestrino, dopo aver oltrepassato Istanbul, faccio la mia telefonata ad alta quota. In realtà ne devo fare tre, prima che qualcuno risponda: meno male che non stavamo precipitando.
Giù in economy i passeggeri dormono, distesi anche su tre sedili. I quattro che viaggiano in First, invece, avranno potuto fare più di un passaggio nelle due docce Spa, dove si può stare 25 minuti e l’acqua scorre per 5. Chiedono spesso di entrarci in coppia, ma non si può: in caso di decompressione c’è solo una mascherina.
A bordo dell’A380 si nasce (un bimbo è stato chiamato EK), si muore (sempre più anziani emigrati desiderano fare l’ultimo viaggio verso casa) e ci si fidanza (ad agosto Stuart ha fatto la proposta di matrimonio a Victoria nella lounge). A noi (per fortuna) non è successa nessuna delle tre cose. Atterriamo alle 19.25 senza rendercene conto, il pilota Francesco Guida, 13 mila ore di volo e due vite precedenti in Aeronautica e in Alitalia, ammorbidisce il rientro. Fuori c’è un unico sportello per il controlli passaporti Ue, piove a dirotto e il parcheggio coperto è allagato. Ma è l’Italia, bellezza, e tu non ci puoi far niente!