Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  dicembre 05 Venerdì calendario

Il Quantitative easing e le "dimensioni" della coperta che sembra davvero troppo corta. Il deterioramento del quadro economico e dell’inflazione, l’impatto del crollo del petrolio e il rischio di un restringimento delle condizioni del credito sono tutte variabili che porteranno la Bce a rivedere quanto prima le dimensioni, la tempistica e la composizione delle misure di politica monetaria non-standard

Le banche centrali sono formidabili perché hanno un potere infinito. In teoria, possono stampare moneta all’infinito. Questo superpotere, che sui mercati non ha eguali, le rende potenzialmente imbattibili.
Le loro minacce incutono terrore, la loro moral suasion impone rispetto. Il quantitative easing, che consiste nell’espansione del bilancio della banca centrale tramite acquisto di bond, è considerato sul mercato uno strumento formidabile proprio per le sue dimensioni, quella “size” che può ingrandirsi a dismisura per centrare il bersaglio, per raggiungere l’obiettivo. Così si è mossa la Federal Reserve con QE1, QE2 e QE3.
Di “size” il presidente della Bce Mario Draghi ne ha parlato anche ieri e in più occasioni durante la conferenza stampa al termine del board. La Bce ha intenzione di far salire di circa 1.000 miliardi il suo bilancio, per tornare alle dimensioni di inizio 2012. Lo farà con un pacchetto di misure che per il momento consiste in «almeno» due anni di acquisti di cartolarizzazioni ABS e covered bond e otto TLTRO (credito mirato all’economia) fino al giugno 2016.
Il deterioramento del quadro economico (il Pil europeo che va peggio del previsto) e dell’inflazione (più bassa delle attese), l’impatto del crollo violento del prezzo del petrolio (per ora -30% in cinque mesi) e il rischio di un restringimento delle condizioni del credito in luogo di un allentamento (l’inflazione sempre più bassa può far lievitare rendimenti reali) sono tutte variabili che, se confermate, porteranno la Bce a rivedere quanto prima (forse a gennaio) le dimensioni, la tempistica e la composizione delle misure di politica monetaria non-standard.
Ma le dimensioni, la size, pur essendo potenzialmente infinite resteranno per ora circoscritte a quanto programmato. La Bce valuterà se Abs + covered bond + TLTRO nell’arco di due anni riusciranno ad aumentare il bilancio di 1000 miliardi rendendo efficace la politica monetaria non convenzionale per agevolare il credito all’economia e riportare l’inflazione attorno al 2 per cento. Ecco perché il mercato è convinto che entro il primo trimestre del prossimo anno la Bce sarà costretta – senza voto all’unanimità – ad aggiungere alla lista degli asset acquistati i titoli di Stato degli Stati dell’eurozona. Le modalità dell’estensione del QE ai titoli sovrani sono in fase di studio e discussione nei nuovi quartieri generali della Bce: a differenza delle banche centrali di Stati Uniti, Inghilterra e Giappone, il QE europeo è unico perché il bacino dei titoli di Stato è composto da bond di 18 Paesi con rating (affidabilità creditizia) molto diversi tra loro. (Eppoi il QE in Giappone non ha funzionato, in assenza di adeguate riforme strutturali e politica fiscale).
Resta la size del QE Bce. Per arrivare a quota 1000 miliardi si terrà conto delle due LTRO triennali che entro febbraio 2015 saranno estinte (mancano all’appello 200 miliardi circa di rimborsi delle banche) e dei titoli di Stato acquistati al picco della crisi del debito sovrano con il Securities markets programme e che via via vengono rimborsati (dei 100 miliardi di BTp acquistati tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012 la Bce ne avrebbe in bilancio 70 miliardi circa). Di titoli di Stato la Bce potrebbe comprarne tra 400 e 600 miliardi, di cui la percentuale italiana difficilmente arriverebbe ai 100 miliardi del vecchio SMP. La coperta appare già corta.