Il Fatto Quotidiano, 5 dicembre 2014
Renzi farfallone o gattopardo? Il premier ha sguinzagliato Orfini per bonificare Pd e Campidoglio, una vera e propria commedia poliziottesca all’italiana, ma crede davvero di potersela cavare così? Mafia Capitale è la prova su strada dell’evoluzione tridimensionale della criminalità organizzata 2.0
La scena di Renzi che sguinzaglia il temibile commissario Orfini per bonificare il Pd romano pilotato dal compagno Carminati rientra a pieno titolo nella commedia poliziottesca all’italiana e rinverdisce i fasti di Lino Banfi – commissario Auricchio in Fracchia la belva umana”. Ma il titolo più appropriato è “Fracchia contro Dracula”. Se fosse un comica, verrebbe da scompisciarsi. Invece è una faccenda terribilmente seria, che la soluzione adottata rende addirittura drammatica. Perché delle due l’una: o il premier crede veramente di potersela cavare così, e c’è da dubitare della sua sanità mentale; oppure ha capito benissimo la posta in gioco, e le cose gli stanno bene così. Nel primo caso, è un farfallone. Nel secondo, è un gattopardo.
L’inchiesta Mafia Capitale è la prova su strada dell’evoluzione tridimensionale della criminalità organizzata 2.0, modello Seconda Repubblica, proprio come l’avevano disegnata oltre 20 anni fa Riina, Provenzano e i loro consulenti politico-affaristico-massonico-istituzionali. Basta rileggersi l’inchiesta “Sistemi criminali” aperta nel ’93 a Palermo da Gian Carlo Caselli e Roberto Scarpinato, poi condivisa con i pm Lo Forte, Ingroia e Gozzo, attaccata per anni da un fronte politico trasversale (da Cossiga a FI all’allora presidente dell’Antimafia Del Turco) e fatta archiviare nel 2001 dai procuratori Grasso e – ironia della storia – Pignatone.
Era una lettura integrata e lungimirante del progetto politico concepito da Cosa Nostra & C. a suon di stragi e di trattative per bloccare il cambiamento e rinnovare-rafforzare il patto fra tutti i poteri che da sempre, sottobanco, impediscono l’evoluzione democratica del nostro Paese a sovranità limitata. Il piano prevedeva l’eliminazione della vecchia classe politica screditata e inaffidabile, e la sua sostituzione non più con politici da infiltrare e addomesticare (col rischio che poi tradissero), ma con criminali di provata fede da inserire direttamente nelle istituzioni con l’aiuto di pezzi di imprenditoria sporca, servizi “deviati” (non si sa poi rispetto a cosa), vecchi arnesi della massoneria e dell’eversione nera.
Il piano a più teste e più mani portò alla nascita di una miriade di “leghe meridionali” in tutto il Sud fra il 1991 e il ’93. Poi, a fine ’93, giunse da Milano2 la notizia di un nuovo partito ideato e realizzato da un mezzo mafioso come Dell’Utri con i soldi e le tv di B. E Provenzano&C. virarono in quella direzione, inviando Vittorio Mangano a Milano2 ad avvertire i nuovi statisti che “anche la sinistra sapeva” della trattativa ed era ricattabile: non avrebbe mosso un dito dinanzi allo smantellamento dell’antimafia, che infatti – come da papello – segnò tutto il ventennio sotto tutti i governi: di destra e di sinistra, politici e tecnici.
Gli ingredienti del Sistema Criminale che ha fondato la Seconda Repubblica e ne ha garantito gli equilibri fino a oggi sono tutti nella lista degli indagati di quell’indagine archiviata: oltre ai vertici di Cosa Nostra, c’erano Licio Gelli, gli estremisti neri Delle Chiaie e Cattafi, alcuni avvocati collusi e Mandalari, il commercialista di Riina. Cambiando i nomi, è lo stesso cocktail che emerge dall’inchiesta romana, immortalato dalle parole di Massimo Carminati detto Er Guercio, neofascista dei Nar legato alla mafia della Magliana: “È la teoria del mondo di mezzo compa’... Ce stanno i vivi sopra e i morti sotto e noi stiamo nel mezzo... un mondo in mezzo in cui tutti si incontrano e dici: cazzo, come è possibile, che ne so, che un domani io posso stare a cena con Berlusconi? Tu stai lì, ma non per una questione di ceto: per una questione di merito, no? Nel mezzo, anche la persona che sta nel sovramondo ha interesse che qualcuno del sottomondo gli faccia delle cose che non può fare nessuno. E tutto si mischia”. Politici e amministratori multicolori; avvocati, faccendieri e imprenditori; terroristi, assassini, rapinatori, trafficanti di droga e di armi.
Il sogno di Riina e Provenzano è divenuto realtà, con buona pace dei fessacchiotti convinti che “la mafia non ha vinto”. E Renzi che fa? Tra un incontro e l’altro con B., scatena Orfini il Terribile. E tutti scappano.