il Giornale, 4 dicembre 2014
Il sesso, le amanti e i versi perduti di Pablo Neruda. Di prossima pubblicazione le poesie d’amore scritte alla nipote dell’ultima moglie nel 1969. E intanto in Cile escono ventuno poemi inediti (erotici) scoperti nell’archivio dello scrittore
Quando Pablo Neruda pubblica nel 1924 Venti poesie d’amore e una canzone disperata non ha ancora compiuto vent’anni. La raccolta, stampata a spese del giovane autore, richiama subito l’attenzione di critici e lettori, divenendo in breve tempo il bestseller della poesia amorosa del ’900. E oltre. A tutt’oggi il libro ha venduto 10 milioni di copie. Neruda spiegò che la raccolta nasce da un contesto biografico e sentimentale molto preciso, e che Marisol e Marisombra – si tratta di pseudonimi – sono le amate che hanno alimentato la storia amorosa. «Marisol – ha scritto – è l’idillio della provincia incantata, con immense stelle notturne e occhi scuri come il cielo umido di Temuco», mentre Marisombra «è la studentessa della capitale. Baschetto grigio, occhi dolcissimi, il persistente profumo di madreselva dell’errante amore studentesco, il riposo fisico degli appassionati incontri nei nascondigli della città». Del resto l’epistolario del poeta fornisce i nomi reali delle muse ispiratrici che sono Teresa Vásquez, Albertina Rosa Azócar e ancora María Parodi, ma altre presenze entrano nella sostanza poetica di Venti poesie.
In realtà poco rimane nel libro di quella esaltante esperienza giovanile intessuta di vari episodi e persone. Resta il sentimento del paesaggio: gli spazi aperti, il vento, il cielo, il mare, segni precisi di una geografia interiore che si esprime in misure ampie, infinite; geometrie perfette che cercano di affermare la presenza negata della donna amata e lontana. Nasce cioè un erotismo moderno, in cui il nudo femminile si mostra con una pienezza e aderenza di forme che richiama la serenità plastica e sognante dei disegni di Modigliani. La donna in Neruda è più che un motivo poetico, è una necessità fisica e spirituale che segna l’intera esistenza del poeta, che ama come respira.
Dopo i numerosi incontri giovanili, Neruda abbandona il Cile e va come console a Rangoon in Oriente, dove vive una tumultuosa esperienza erotica con una nativa, quindi sposa l’olandese María Antonieta Hagenaar, da cui ha una figlia, Marina Malva, idrocefala, entrambe abbandonate durante la guerra civile spagnola quando conosce Delia del Carril, vent’anni più anziana: una donna colta e aristocratica, sostenitrice del marxismo stalinista. Pablo è il suo primo seguace, in contrasto con quanto poco prima aveva confessato all’amico Héctor Eandi: «Odio l’arte proletaria, proletarizzante», lamentando ancora «l’invasione di odi a Mosca e ai treni blindati». L’unione con Delia, prima clandestina e poi ufficiale, non esclude altri flirt, tra cui quello con la pittrice Maruja Mallo con cui viaggia all’isola di Pasqua e, ancora, con la pasionaria Nancy Cunard, appartenente a una delle famiglie più eminenti d’Inghilterra, paladina dei diritti femminili e della causa antifascista, che colleziona numerosi amanti, tra cui Tristan Tzara, Erza Pound e Louis Aragon.
Nel frattempo Neruda intreccia una nuova relazione con la cantante Matilde Urrutia, che inizia nel lontano 1946, all’insaputa di Delia, e vede, nell’inverno del ’51, un periodo felice trascorso a Capri; una storia che il film Il postino di Neruda ha poi reso nota in tutto mondo. La vicenda degli amanti segreti, vissuta in furtivi incontri in diverse capitali europee dove l’establishment culturale russo invitava il poeta a premi e congressi, è coronata nel 1967 con il matrimonio. D’ora in avanti, e fino alla morte del poeta avvenuta nel 1973, i media celebreranno la coppia come uno degli esempi più esaltanti vissuti in simbiosi tra poesia e politica militante.
Ora però una documentazione poco nota rivela che il poeta, ormai anziano, s’innamorò della giovane nipote di Matilde, Alicia, presente a Isla Negra dove aiutava nei lavori domestici. Un giorno Matilde, colta da un oscuro presentimento, torna improvvisamente a casa e coglie in fragrante i due amanti nel letto. Cacciata la bella nipote e minacciato Pablo di abbandono, la sposa tradita pretende il suo allontanamento dal Cile e chiede ad Allende di nominarlo ambasciatore a Parigi. Dalla capitale francese Neruda continua segretamente, insieme all’aiuto economico, il dialogo amoroso con la lontana Alicia, ispiratrice di un libro inedito di versi, Álbum de Isla Negra, datato 1969, di cui si attende la prossima pubblicazione. García Márquez ha detto dell’amico cileno: «Non bisogna confondere la lealtà con la fedeltà. Neruda fu sempre leale con Matilde. Non le fu sempre fedele. In tutti i suoi matrimoni seguì tale principio». Seguì il richiamo d’amore: sentimento – confesserà il poeta il giorno del conferimento del Nobel – che alimenta profondamente tutta la sua opera. La riprova? Proprio in questi giorni in Cile e negli altri paesi sudamericani sono stati pubblicati per la prima volta in volume, dalla casa editrice Seix Barral, ventuno poemi inediti, quasi tutti di tema amoroso, raccolti sotto il titolo Tus pies toco en la sombra y otros poemas inéditos (il libro sarà pubblicato a metà gennaio in Spagna). Le poesie sono state scoperte recentemente durante una revisione degli archivi dello scrittore. Si tratta di un migliaio di versi inediti scritti su carta ciclostile dopo la raccolta Canto general (1950) e sino alla fine degli anni ’60. I versi mostrano una potenza evocativa immaginativa, traboccante di amore e sensuale erotismo.