Fior da fiore, 4 dicembre 2014
Il tariffario dei politici nel libro paga della mafia romana • Azzerato il Pd a Roma • Dubbi sulla testimonianza della mamma di Loris • Il Jobs act è legge • Arriva l’accordo nelle acciaierie di Terni • I terroristi occidentali vogliono tornare a casa
Roma Ancora sullo scandalo mafioso a Roma. I carabinieri hanno trovato a casa di Nadia Cerrito, moglie di Salvatore Buzzi, il più stretto collaboratore di Massimo Carminati, boss dell’organizzazione, un libro paga con tariffe e nomi di quelli che prendevano soldi da loro. Qualcuno uno tanum, mmolti altri stipendiati fissi, altri solo per il tempo di concludere un affare. Luca Odevaine, per esempio, prendeva 5mila euro al mese «e io ne piglio 4mila», si lamentava Buzzi). Il consigliere regionale del Pd Eugenio Patanè ha chiesto 120mila euro per pilotare la gara sullo smaltimento dei rifiuti indetta dall’Ama. Per Angelo Scozzafava, direttore del dipartimento Promozione dei Servizi Sociali del Campidoglio (da lui passano le pratiche relative ai campi nomadi) si è messo a cercare un appartamento da 130mila euro. Il giudice trova «erogazioni di utilità» ad Alemanno sempre dopo qualche favore fatto all’organizzazione, oltre a 75mila euro per cene elettorali. Con la nuova giunta comunale, viene contattato Franco Figurelli, segretario del presidente dell’Assemblea capitolina Mirko Coratti, che per agevolare l’organizzazione riceve da Buzzi 1.000 euro mensili «oltre a 10mila euro per poter incontrare Coratti, mentre a quest’ultimo venivano promessi 150.000 euro per sbloccare un pagamento di tre milioni». Analogo trattamento veniva riservato a Claudio Turella, direttore del Servizio Giardini (murate in casa sua sono state trovate buste intestate al comune di Roma contenenti 570mila euro). Data la pervasività della corruzione si pensa che il comune di Roma possa essere sciolto per infiltrazioni mafiose (è indagato persino il presidente della Commissione trasparenza, Italo Walter Politano, rimosso ieri da Marino).
Pd Renzi ha commissariato il Pd romano: Lionello Cosentino, «persona seria», ha accettato di lasciare la guida del Pd capitolino che viene affidata al presidente Matteo Orfini. «Il Pd romano va rifondato» annuncia la rivoluzione il neocommissario ex dalemiano, che critica le primarie territoriali e le preferenze, care all’ala sinistra.
Loris I filmati delle varie telecamere di sorveglianza controllati dai poliziotti a Santa Croce Camerina sembrano smentire il racconto della mamma del piccolo Loris, ammazzato sabato. La mamma, Veronica Panarello, diceva di averlo portato con l’auto a pochi metri dalla scuola, invece dai filmati si vede che Loris non è mai salito in auto, ma è tornato verso casa. Una bugia clamorosa se effettivamente il piccolo non fosse stato lasciato a scuola: proprio Veronica alle 12.30 lancia l’allarme della scomparsa parlando affannata con una vigilessa davanti all’istituto, dicendo di averlo lasciato lì alle 8.20. Se così fosse, vuol dire che la madre sta coprendo il responsabile del delitto. Gli esami dei medici legali dicono che il corpo presenta lacerazioni che farebbero pensare a precedenti violenze, ma anche «altre gravi lesioni», come assicura ermetica una fonte. [Sull’argomento leggi anche il Fatto del giorno]
Jobs act/1 Il Jobs act è legge, grazie al voto di fiducia ieri sera al Senato: la riforma è passata con 166 sì, 112 no e un astenuto. Ora bisogna attendere i decreti applicativi. Quello approvato è infatti un disegno di legge delega al governo, affinché emani, entro sei mesi, sei decreti di riforma del mercato del lavoro. Il primo dovrebbe arrivare entro qualche settimana, perché il governo vuole che la principale novità, cioè il contratto a tutele crescenti che elimina l’articolo 18 sulle nuove assunzioni, venga applicato il prima possibile. A favore Pd e Ncd. La sinistra del Partito democratico, pur non condividendo i contenuti della riforma, ha deciso di votare la fiducia, «per senso di responsabilità», ha detto Federico Fornaro a nome dei 27 senatori della minoranza dem. Senza il loro sì il governo avrebbe rischiato di cadere.
Jobs act/2Tra le novitaà del Jobs act: il contratto a tempo indeterminato e a tutele crescenti dovrebbe diventare la «forma privilegiata» di accesso al mondo del lavoro. Per le aziende che lo utilizzeranno sarà prevista una serie di incentivi che lo renderà più conveniente, rispetto agli altri tipi di contratto, sia per le tasse da pagare sia per i contributi da versare. Il contratto a tutele crescenti si applicherà solo ai nuovi assunti: non solo i giovani al primo contratto ma anche chi già adesso lavora e cambierà azienda.
Acciaierie Dopo quasi cinque mesi di trattative, è stato trovato un accordo per le Acciaierie di Terni. La ThyssenKrupp metterà 140 milioni: 100 per la messa in sicurezza e l’ammodernamento dell’impianto, mantenendo i due forni elettrici che produrranno almeno un milione di tonnellate di acciaio all’anno. Altri 30 milioni finanzieranno la nuova linea di «laminazione a freddo», riportando quella in funzione a Torino. Ulteriori 10 serviranno per la ricerca e sviluppo. Non ci sono esuberi (nel piano originale erano previsti 537 licenziamenti) ma solo uscite volontarie (circa 290 su 2.400 addetti dello stabilimento) incentivate con un assegno di 80mila euro se si lascia entro il 31 dicembre. Non ci sono neanche riduzioni in busta paga per chi resta, perché l’ammontare dell’integrativo (alle voci turni notturni, festivi e premio di produttività) rimane sostanzialmente in linea con quello di ora.
Lettere Le Figaro ha pubblicato alcune delle lettere che i jihadisti partiti dalla Francia per la Siria o l’Iraq mandano alle loro famiglie rimaste in occidente. Molti si lamentano: «Sta arrivando l’inverno, fa freddo», «Il mio iPod si è rotto», o anche «Mi fanno fare solo il lavapiatti, non ne posso più». Molti finiscono le loro lettere con: «Voglio tornare a casa». Un altro scrive: «Non ho fatto altro che consegnare vestiti e distribuire cibo. Ho anche pulito armi e spostato i cadaveri dei combattenti uccisi, ma non ho mai sparato un solo colpo». Un altro jihadista partito dalla Francia dice ai genitori la grande paura che l’attanaglia di rimanere ucciso in combattimento. Scrive il riluttante miliziano: «Vogliono mandarmi al fronte, ma io non so combattere». Dalla Francia sono partiti più di mille giovani, molti dei quali non di origini arabe ma convertitisi di recente all’Islam, per unirsi sia allo Stato Islamico sia ad altri gruppi fondamentalisti. Tra quanti erano andati a combattere in Siria e in Iraq, un centinaio ha già fatto ritorno in Francia. Una settantina di questi sono stati arrestati appena rimesso piede a casa. Così, dopo aver raccolto le lettere dal fronte, gli avvocati hanno chiesto alle autorità francesi un lascia-passare per i disillusi dalla Jihad (Del Re, Rep).
(a cura di Daria Egidi)