La Stampa, 4 dicembre 2014
L’eterna rivalità tra Fiorentina e Juventus tra gol, dispetti e polemiche. Da Neto a Savic, una sfida che ora si sposta anche sul mercato
Mancherà Antonio Conte a stuzzicare l’infinita fantasia dei tifosi viola al Franchi, ma non per questo la sfida di domani sera tra Fiorentina e Juventus perderà fascino. E soprattutto la sua incredibile e antica carica di fiera rivalità. Definirla un derby è impossibile per motivi geografici e storici, ma questa partita vale come una stracittadina per le due tifoserie (e non solo perché i fiorentini sono da sempre gemellati con quella del Toro) e qualcosa di più per le due presidenze. Tra gli Agnelli e i Della Valle i rapporti sono complicati e a ogni incrocio sono scintille: sul campo, ma anche e soprattutto sul mercato. Gli sgarbi e le ripicche non mancano, su tutti l’affaire Berbatov dell’agosto 2012. Non è un caso se i due club da tempo non trattano giocatori, dopo essersene scambiati a lungo a cavallo degli Anni Duemila (da Di Livio a Chiellini, passando per Bojinov e Torricelli). La Juve a gennaio ci riproverà, avendo puntato Savic per la difesa in cambio di Giovinco. E in più tiene sotto controllo la situazione di Neto: il portiere viola è in scadenza di contratto e piace ai bianconeri, oltre che alla Roma e al Liverpool.
Il «grande freddo» che si respira in questi anni sull’asse Firenze-Torino ricorda quello provato tra il 1982 e il 1990, quando i viola persero uno scudetto all’ultima giornata 32 anni fa (rigore segnato da Brady a Catanzaro e gol valido di Graziani annullato a Cagliari) e poi videro svanire nell’arco di pochi giorni la Coppa Uefa e Roberto Baggio. Un doppio trauma ravvicinato che scatenò la guerriglia nella città toscana, soprattutto per la cessione del futuro «Divin Codino» ai bianconeri, e alimentò un romanzo nel quale la parola «fine» non è stata ancora scritta.
Tra veleni incrociati, rigori non tirati e vittorie clamorose, Fiorentina-Juve si è trasformato in un eterno duello che vive da solo, cibandosi della rivalità di queste due carissime nemiche. Che hanno obiettivi e profili diversi, ma vivono per battersi ogni volta che si affrontano. La Juve torna a Firenze con l’idea di cancellare l’incubo del 4-2 subìto in rimonta nell’ottobre di un anno fa. Vero che quella debacle, capace di trasfigurare Conte, scatenò i bianconeri in campionato (12 vittorie consecutive e il record finale dei 102 punti) e venne lavata con l’Europa League (viola eliminati agli ottavi grazie a una punizione di Pirlo), ma il conto è ancora aperto.
La Juve si affida al capocannoniere Tevez e a dolci ricordi fortunati, come il capolavoro di Del Piero al Delle Alpi che proprio oggi compire vent’anni. La Fiorentina, invece, spera nel bis del folle poker in quel quarto d’ora, potendo contare su uno stadio tutto esaurito (ci saranno anche 2 mila tifosi juventini) e la coppia Gomez-Cuadrado. Il primo si è sbloccato dopo 8 mesi e alla Juve aveva segnato proprio in coppa, mentre il secondo è stato a lungo l’obiettivo estivo di mercato dei bianconeri. Che i viola hanno trattenuto, dopo aver già respinto le offerte juventine per Jovetic lo scorso anno (con successiva cessione al Manchester City). Il copione ora potrebbe ripetersi per Neto e Savic. «Io resto qui – commenta il difensore montenegrino – e alla Juve penso solo su come affrontarla e batterla». Mal che vada Marotta punterà sul ritorno anticipato di Rugani da Empoli. Lasciando così l’arrivo di Felipe Melo nel 2009 (per 25 milioni) come l’ultimo affare con la Fiorentina. E chissà per quanto tempo ancora.