Corriere della Sera, 4 dicembre 2014
Storia della Oxford Union, l’associazione universitaria divenuta col tempo una delle migliori palestre di oratoria politica del mondo di lingua inglese. Sarebbe utile un viaggio a Oxford, di tanto in tanto, a qualche parlamentare italiano scelto fra quelli che in Aula preferiscono gridare piuttosto che parlare
Un amico di Ottawa mi ha raccontato che fa parte d’una squadra universitaria che si cimenta in dibattiti nello stile del Parlamento britannico. È una sorta di competizione in cui due gruppi di oratori (gli uni rappresentanti il governo, gli altri rappresentanti l’opposizione) cercano di convincere un ipotetico Parlamento con ragioni a favore o contro una certa mozione. Di cosa si tratta? Come funziona?
Davide Chicco
dave.noise@gmail.com
Caro Chicco,
Il gruppo descritto nella sua lettera è probabilmente la versione canadese della «Oxford Union», una associazione universitaria divenuta col tempo una delle migliori palestre oratorie del mondo di lingua inglese. Nacque nel 1823, quando l’Università di Oxford scoraggiava la discussione delle questioni teologiche, e fu sin da allora il luogo dove gli oratori possono affrontare pubblicamente qualsiasi tema, etico o politico. Vi è quindi nel suo certificato di nascita una certa dose di provocazione goliardica. Ma l’Unione s’impose rapidamente per due ragioni: la serietà dei suoi dibattiti e lo stile dei suoi oratori. La Oxford Union non è un’aula accademica. È un palcoscenico dove gli attori non possono limitarsi a esporre i loro argomenti. Devono alternare il tono scherzoso e la «vis» polemica, devono rintuzzare le stoccate dell’ avversario e conquistare l’ammirazione del pubblico. L’oratore piatto e grigio rischia di perdere la partita anche se le sue affermazioni sono difficilmente contestabili.
I temi dei dibattiti sono sempre ispirati dall’attualità e vengono scelti generalmente con grande spregiudicatezza. Quello più frequentemente ricordato ebbe nel luogo nel 1933 quando i membri dell’Unione, in un clima di diffuso pacifismo, furono chiamati a pronunciarsi sulla seguente mozione: «In nessuna circostanza questa istituzione combatterà per il re e per la patria». Il principale avvocato di questa tesi (Kenelm Digby, uno studente destinato a una carriera forense) esordì con un elogio dell’Unione Sovietica, «il solo Paese che fosse riuscito a sbarazzarsi dei suoi guerrafondai». Le ricordo, caro Chicco, che il 1933 fu anche l’anno in cui cinque studenti dell’Università di Cambridge (Blunt, Burgess, Cairncross, MacLean e Philby) divennero agenti dei servizi sovietici. La mozione fu approvata con 275 voti contro 153.
L’infatuazione comunista degli anni Trenta non ha impedito alla Oxford Union di essere un vivaio di oratoria parlamentare, il luogo in cui molti uomini politici del Regno Unito hanno fatto le loro prime armi affinando l’arte dell’argomentazione e della persuasione. Posso suggerire un viaggio a Oxford, di tanto in tanto, a qualche parlamentare italiano scelto fra quelli che in Parlamento preferiscono gridare piuttosto che parlare?