4 dicembre 2014
Ultime sul delitto del piccolo Loris Stival: ci sono troppe contraddizioni nella versione dei fatti raccontata dalla madre Veronica. Orari che non tornano, strade mai percorse e il video che mostra come il bambino non sia mai salito in macchina per andare a scuola con la mamma la mattina in cui fu ucciso
la Repubblica
«Io mio figlio l’ho portato a scuola». Lo ha detto sabato, quando ha lanciato l’allarme per la scomparsa di Loris, lo ha messo a verbale quando ha ricostruito davanti agli inquirenti le ore della mattina in cui il bambino è stato strangolato e poi gettato nel canalone a fianco del Vecchio Mulino. Lo ha ribadito ancora l’altra sera quando è stata portata in questura per alcuni “chiarimenti”. Ma a cinque giorni dall’orribile morte di suo figlio, Veronica Panarello, seppure non indagata, sembra ormai essere irrimediabilmente risucchiata nel vortice del sospetto. Perché se una cosa è certa, in un’indagine che ogni giorno riserva cambi di rotta, è che questa fragile ragazza di 25 anni, un viso pallido incorniciato da capelli passati dal biondo cenere al tiziano spinto, di bugie ne ha già dette parecchie. E se una mamma con un figlio di otto anni strangolato, abusato e gettato in un canalone mente, è inevitabile che su di lei si addensi più di un’ombra.
IL TRAGITTO
«Ho accompagnato prima Loris a scuola, poi Diego alla ludoteca e poi sono andata al corso di cucina». Le bugie di Veronica cominciano da qui, dal percorso che dice di aver fatto dalle 8.30 del mattino di sabato quando, in ritardo sul solito orario, è uscita da casa in via Garibaldi. Perché sulla sua Polo nera, parcheggiata in fondo alla strada e ripresa da una delle telecamere di un emporio di fronte, Loris potrebbe non essere mai salito. Sì, le sagome sono sgranate, ma gli investigatori su una cosa sono d’accordo: nel dire che, a differenza di quanto racconta Veronica, Loris a scuola non c’è mai arrivato. Subito dopo una sorta di litigio con la madre, sarebbe tornato verso casa mentre Veronica sale in macchina e accompagna Diego alla ludoteca.
Agli investigatori, che le chiedono il dettaglio del suo percorso, Veronica disegna una mappa delle strade imboccate ed è proprio ricorrendo all’ausilio delle telecamere piazzate lungo questo percorso che gli investigatori non riescono a trovare riscontro alle sue parole. Vicino alla scuola elementare frequentata da Loris ci passa, un tabaccaio ricorda di averla vista nello specchietto retrovisore con “un bambino dietro”, ma nessuno vede Loris scendere e avviarsi a scuola e in alcune delle strade indicate da Veronica le telecamere non registrano il passaggio della Polo. Intorno alle 8.45 lascia Diego alla ludoteca. «Oggi eravamo in ritardo e la mamma non ha avuto il tempo di comprarmi il panino e mi ha messo due merendine», racconterà il piccolo.
IL CORSO DI CUCINA
A questo punto, sono circa le nove, Loris a scuola non c’è. È rientrato a casa? È rimasto in strada? È andato via con qualcuno? A queste domande le telecamere non sono in grado di rispondere. Veronica agli inquirenti continua così il racconto della sua giornata: «Mi sono fermata a fare due chiacchiere al panificio e poi sono tornata a casa. Dovevo buttare un sacchetto della spazzatura che Loris aveva dimenticato».
Con la sua Polo Veronica torna a casa ma questa volta entra con la macchina nel garage che da una porta interna accede alla palazzina. Ne riesce poco dopo con un sacchetto dell’immondizia nel quale secondo gli investigatori potrebbe aver occultato qualcosa e attorno alle 10 va al corso di cucina della durata di due ore. A quest’ora, stando alla ricostruzione del medico legale, Loris probabilmente è già stato ucciso. Ma dove?
ALL’USCITA
Alle 12.45, Veronica si presenta a scuola, aspetta che la fiumana di alunni fluisca, poi si presenta dalla vigilessa in servizio accanto all’istituto e chiede aiuto. «Mio figlio non c’è, non lo trovo». Non entra a scuola, non cerca la maestra, né la preside. Non fa la cosa più ovvia, chiedere a loro del bambino. Alle 13 scatta l’allarme, Veronica si presenta alla caserma dei carabinieri, mostra la foto di Loris. Per quattro ore tutto il paese si mobilita nelle ricerche del bambino fino a quando, alle 16.55, il cacciatore Orazio Fidone non viene notato da una volante della polizia proprio mentre ritrova il corpo del bambino nel canalone.
LA STRANA INTERVISTA
In quelle drammatiche ore di sabato pomeriggio, immediatamente dopo la scoperta del corpicino, Veronica ha la lucidità di rilasciare alcune dichiarazioni a “Il Giornale”, indicando subito così la possibile pista: «Era un bambino che dava subito confidenza a tutti, aveva fiducia in tutti, era solito fare fughe da scuola, a volte frequentava ragazzi più grandi. Forse a tradirlo è stata proprio questa sua disponibilità verso il prossimo». Peccato che poi tutti, dai familiari alle maestre, hanno descritto Loris come un bambino timido, chiuso, diffidente, che non sarebbe mai andato con uno sconosciuto. E che la scuola non l’ha mai marinata.
Corriere della Sera
Bugie. Mentre tutto il paese cercava suo figlio Loris, Veronica raccontava ai carabinieri una storia non vera. A partire dalla menzogna più grande: «L’ho lasciato all’incrocio vicino alla scuola e sono tornata a casa». Adesso, dopo cinque giorni di indagini, gli investigatori dicono che no, non c’è un solo riscontro che confermi questa versione.
Le immagini delle telecamere installate in ogni dove svelano che la Polo nera di Veronica si è spostata dal punto in cui era parcheggiata, sotto casa, alle strade che portano nella zona della scuola. Ma non c’è traccia, né testimonianza, di una fermata e di nessun bambino che scende. Anche perché guardando e riguardando mille volte i pochi secondi del filmato che mostra lei mentre va verso l’auto con i due bambini da portare a scuola, si vede una sagoma arrivare accanto alla Polo e poi tornare indietro verso casa. E secondo gli inquirenti quella sagoma sarebbe proprio lui, Loris. Che invece di andare a scuola torna a casa dopo una «discussione» con la madre, come la definisce chi sta lavorando al caso.
È per questo che i cani molecolari portati dove lei ha detto di aver lasciato il bimbo non hanno annusato tracce verso nessuna direzione. Niente. Come se Loris lì non ci fosse mai stato. Il perché della discussione è soltanto ipotetico e viene da quello che Veronica ha raccontato a verbale. E cioè che negli ultimi tempi suo figlio non voleva saperne di andare a scuola. Può darsi che anche sabato mattina Loris avesse fatto i capricci per non andare in classe e che questo spieghi il suo ritorno a casa. Ma certo non spiegherebbe perché Veronica ha raccontato invece di averlo lasciato vicino alla Falcone e Borsellino. E anche lì: perché farlo scendere, come dice lei, a una settantina di metri dall’istituto e non accompagnarlo fino all’ingresso? «Questo è un posto tranquillo, non c’era motivo di preoccuparmi e aspettare che entrasse», ha risposto Veronica nella sua prima deposizione.
Le hanno chiesto che cosa avesse fatto esattamente quella mattina. E lei ha messo in fila il tempo fra il momento in cui è uscita da casa e quello in cui ha dato l’allarme ai vigili urbani davanti alla scuola. Una sequenza di informazioni che l’inchiesta incrocia con gli esiti delle indagini e che in parte conferma e in parte no. E nella parte fin qui non confermata c’è, appunto, il fatto che non risulta abbia mai portato il bambino a scuola.
Quando Veronica rientra, dopo aver lasciato il più piccolo in ludoteca e aver fatto due chiacchiere con la panettiera, sono le nove passate. Si vede la macchina puntare verso il garage e sparire dalla scena. Riappare intorno alle dieci quando la donna esce di nuovo e, come aveva già fatto uscendo quando dice di aver portato i bimbi a scuola, ha di nuovo con sé un sacchetto della spazzatura. Perché un secondo sacchetto se ne aveva appena buttato uno? «Perché Loris scendendo con me prima lo aveva dimenticato di sopra», spiega lei nel suo primo verbale. Il sacchetto è stato cercato inutilmente, in questi giorni.
I tabulati telefonici spiegheranno molto, hanno ipotizzato gli investigatori fino a ieri. E invece no: a meno che non usi anche un secondo cellulare, dalla sua utenza principale risultano poche chiamate e, sembra, non significative per l’inchiesta. Prima di uscire di casa, alle dieci, Veronica chiama suo marito Davide, fuori da giorni per lavoro. Solo un saluto. Poi si infila in macchina e punta in salita, verso il Castello di Donnafugata dove deve partecipare a una lezione per l’utilizzo del Bimby, il robottino per cucinare. «Sono andata al corso e poi a scuola a prendere Loris», continua a giurare. Ma Loris non c’è.
E davanti alla scuola Veronica aspetta che sia uscito l’ultimo bambino e poi chiede aiuto ai vigili urbani, senza passare da nessuna verifica con le maestre che pure sarebbero ancora disponibili all’interno dell’istituto.
Parte la ricerca, il paese intero si mobilita. E a un certo punto della giornata lei parla con una vicina di casa. Le racconta di quanto sia stata faticosa e di corsa la sua mattinata, fra il ritardo per portare i piccoli a scuola, le tante cose che aveva da fare a casa e il corso di Bimby. Un racconto che la stessa vicina trova fin troppo dettagliato facendo notare (a verbale) che di solito Veronica non è così loquace.
Anche ieri sera, mentre i Ris e la polizia scientifica frugavano ovunque nella sua casa e nel suo garage, Veronica è rimasta praticamente muta, salvo ripetere e giurare: «Io ho detto la verità, Loris l’ho portato a scuola».
Che sia tecnicamente indagata oppure no a questo punto non cambia il dato di fatto: è una sospettata. E i suoi due tentativi di suicidio sono diventati materia d’inchiesta assieme a tutto il resto. Come la sua storia familiare che proprio lei ha raccontato con mille particolari nella prima deposizione: una madre che le ha rivelato di non averla mai davvero voluta, quattro sorelle nate da padri diversi dal suo, un continuo rincorrere il sogno di una felicità mai arrivata... Proprio questa fragilità psicologica potrebbe aver giocato un ruolo nella storia nera del suo bambino, strangolato (dice l’autopsia) con una sola mano che ha lasciato tracce sul collo.
Se davvero come sembra Loris è risalito in casa senza andare mai a scuola, che cos’è successo in quell’ora fra il ritorno di Veronica e il momento in cui è andata al corso di Bimby? È entrato in scena qualcun altro? «Questione di tempo e troveremo le risposte» dice un investigatore. Forse già oggi.