Avvenire, 3 dicembre 2014
Rifiuti, una nuova super-multa per l’Europa. L’Unione Europa ci intima di pagare 40 milioni di euro subito più 42,8 ogni 6 mesi». Il ministro dell’Ambiente Galletti: «È il passato, non pagheremo nemmeno un euro». Bruxelles replica: «I miglioramenti? Non sufficienti»
L’Italia si ritrova nuovamente condannata per l’inadeguata gestione dei rifiuti e questa volta scatta anche una multa record da almeno 40 milioni di euro. Ieri infatti la Corte di giustizia dell’Ue ha dato ragione alla Commissione Europea, che nel 2013 aveva denunciato l’Italia di fronte ai giudici di Lussemburgo per non aver rispettato una sentenza della stessa Corte del 26 aprile 2007 per il mancato rispetto delle direttive relative ai rifiuti e ai rifiuti pericolosi (entrambe del 1991) e alle discariche (del 1999). Direttive che impongono un regime di autorizzazione per le discariche, la bonifica di quelle illegali, particolari misure per i rifiuti tossici più un piano di regolarizzazioni.
Nel 2013 la Commissione ha denunciato ai giudici Ue l’elevato numero di discariche ancora non a norma: 218 distribuite in 18 delle 20 regioni, mentre 16 discariche su 218 contenevano rifiuti pericolosi in violazione della normativa Ue. Per altre 5 l’Italia sostiene di essere a norma, ma in realtà per Bruxelles non è così. «La Corte – si legge nel comunicato – ricorda che la mera chiusura di una discarica o la copertura dei rifiuti con terra e detriti non è sufficiente». La lista delle inadempienze, del resto, è lunga. «L’Italia – recita ancora il comunicato – non si è assicurata che il regime di autorizzazione istituito fosse effettivamente applicato e rispettato», inoltre «non ha neppure provveduto ad una catalogazione e a un’identificazione esaustive di ciascuno dei rifiuti pericolosi sversati nelle discariche». Infine, l’Italia «continua a violare l’obbligo di garantire che per determinate discariche sia adottato un piano di riassetto o un provvedimento definitivo di chiusura». Non stupisce dunque la nuova condanna, che adesso prevede una doppia penalità. C’è anzitutto quella forfettaria da 40 milioni. Ma poiché, dice la Corte, «l’inadempimento dura da oltre sette anni», si aggiunge anche una sanzione decrescente semestrale, fino a che l’Italia non si sarà messa in regola con la sentenza del 2007, per valore iniziale, per il primo semestre, di 42,8 milioni di euro, da cui saranno però detratti 400mila euro per ogni discarica con rifiuti pericolosi messa in regola e 200mila per per ogni altra discarica messa a norma. Si tratta della seconda più grave multa finora imposta ad uno Stato (il caso più grave ha riguardato la Francia per la violazione delle regole Ue in materia di pesca nel 2005). Roma ha reagito duramente. «La sentenza della Corte di Giustizia europea – ha dichiarato il ministro dell’Ambienta Gian Luca Galletti – sanziona una situazione che risale a sette anni fa. In questo tempo l’Italia si è sostanzialmente messa in regola». Secondo il ministro «siamo passati da 4.866 discariche abusive contestate a 218 nell’aprile 2013. Una cifra che a oggi si è ulteriormente ridotta a 45 discariche. Con la legge di stabilità 2014 sono stati stanziati 60 milioni di euro per un programma straordinario che consentirà di bonificare 30 delle 45 discariche rimaste, anche attraverso gli accordi di programma sottoscritti in questi giorni con le regioni Abruzzo, Veneto, Puglia e Sicilia. Le restanti 15 discariche abusive saranno bonificate con un ulteriore impegno di 60 milioni di euro». Per questo, ha concluso, «andremo in Europa con la forza delle cose fatte, lavorando in stretta collaborazione con le istituzioni Ue, per non pagare nemmeno un euro di quella multa figlia di un vecchio e pericoloso modo di gestire i rifiuti con cui vogliamo una volta per tutte chiudere i conti». «Ci sono stati chiaramente alcuni miglioramenti da parte dell’Italia – ha replicato Enrico Brivio, portavoce del commissario all’Ambiente Karmenu Vella – ma non abbastanza, perché non sono state adottate tutte le misure necessarie per adeguarsi alle norme Ue».