Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  dicembre 03 Mercoledì calendario

Ashton Carter, il funzionario degli acquisti alla guida Pentagono. Esperto di cose militari, ha sicuramente tutte le competenze necessarie per gestire con saggezza i tagli al bilancio ma non è certo l’uomo del rinnovamento immaginato dalla Casa Bianca

«Micromanagement» sembra diventata la parola d’ordine degli ultimi anni della presidenza Obama: governare coi poteri esecutivi della Casa Bianca e, per il resto, gestire l’esistente aggirando un Congresso sempre più ostile. Linea confermata anche dalla decisione del presidente di affidare la guida del Pentagono ad Ashton Carter che sostituirà il dimissionario Chuck Hagel. La nomina è attesa nelle prossime ore, una volta completate le verifiche amministrative previste per gli incarichi di governo. 
Carter è un esperto di cose militari molto stimato nell’Amministrazione, ma la sua statura è quella del funzionario, sia pure di grado elevato. Essendo stato il capo degli acquisti del ministero della Difesa, Carter ha sicuramente tutte le competenze necessarie per gestire con saggezza i tagli al bilancio del Pentagono decisi in tempi di «austerity». Ma, con una carriera radicata nell’«establishment» militare-industriale, non è certo l’uomo del rinnovamento immaginato dalla Casa Bianca. 
Con lui Obama sceglie un uomo che non dovrebbe avere grandi nemici al Senato (chiamato a ratificare la nomina) e che, col suo basso profilo, rassicura il generale Dempsey: il capo di stato maggiore divenuto il vero interlocutore del presidente al Pentagono. Né Carter dovrebbe ostacolare la progressiva concentrazione della gestione della politica estera e di difesa americana nelle mani del Consiglio per la sicurezza nazionale: l’organismo guidato da Susan Rice i cui organici negli ultimi cinque anni sono cresciuti di otto volte.