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 2014  dicembre 03 Mercoledì calendario

Salvini rinvia il lancio del nuovo partito, la Lega nazionalista, perché ha paura di imbarcare al sud troppi riciclati. L’effetto Scilipoti è dietro l’angolo

L’incubo di Matteo Salvini si chiama «effetto Scilipoti». È la grande paura che lo ha reso circospetto, il tarlo che lo ha spinto a tirare il freno sul progetto strategico a cui pure pensa da mesi e mesi. Il segretario leghista avrebbe dovuto presentare domani a Roma il «partito gemello» nuovo di zecca, il movimento delegato a conquistare i consensi no euro e no immigrazione al centro e al sud. Il partito che porterà il nome di Salvini anche nel simbolo. E invece, lo show slitterà a metà della prossima settimana. Colpa del sito web, dicono: deve essere pronto e su strada nel momento stesso in cui Salvini dichiarerà al mondo la nascita del partito. 
In realtà, a mettere ansia al giovane leader è tutt’altro. Troppo alto è il rischio di imbarcare nel nuovo progetto riciclati di dubbia fama, trombati di questa o quell’altra elezione, raccattavoti per il miglior offerente o chissà, anche peggio. Per questo Salvini è assai avaro di dettagli sul partito che pure porterà il suo nome. Abbottonato soprattutto sulle personalità che incarneranno il nascituro movimento. 
L’unica cosa che Salvini ripete è che «non esiste un solo nome approvato, sono tutte pre adesioni che dovranno essere valutate. E lo faremo con molta attenzione». Proprio per questo, le mosse del suo delegato all’espansione a sud, il deputato Raffaele Volpi da Palazzolo sull’Oglio (Brescia), sono assai meno libere di prima: tutto deve passare direttamente dal segretario. 
Tra i nomi che sono già venuti allo scoperto, alcuni sono assai noti, e da parecchio tempo. Anche se in Lega avvertono che «il trasbordo non è automatico per nessuno». Per esempio, c’è l’ex presidente della Provincia di Roma Silvano Moffa, già Msi, An, Pdl e pure finiano di «Futuro e libertà». Il vecchio proclama leghista «Roma ladrona», a quanto pare, lui non se l’è legato al dito. E del resto è storia passata, vista la nuova Lega «nazionalista». Sempre tra gli ex presidenti di Provincia, si trova Luigi Mazzuto da Isernia, che ha aderito alla Lega da mesi, quando era ancora in carica, dicendo addio al Pdl. Mentre in Sicilia Angelo Attaguile si è iscritto al gruppo leghista di Montecitorio il 19 marzo 2013. Era stato eletto il 25 febbraio nella lista di Forza Italia. Ma quella dell’ex presidente del Catania calcio è storia antica con salde radici nella Democrazia cristiana. 
Dall’era di Alemanno sindaco arriva Marco Pomarici, già presidente del consiglio comunale capitolino che porta in dote anche una pattuglia di consiglieri di Municipio. La biografia sul suo blog non regista ancora la conversione salviniana, ma assicura di aver aderito a Forza Italia sin dalla fondazione. Mentre l’ex assessore di Alemanno al Personale, Enrico Cavallari, su Facebook plaude alla spedizione di Salvini da Marine Le Pen e assicura che il capo leghista è «unica vera novità e speranza per noi italiani». 
Tra i nuovi arrivi anche Souad Sbai. Marocchina, era sul palco della manifestazione leghista di Milano a fianco del segretario. Ma le cronache hanno incominciato a parlare di lei nel 2007 – allora era pupilla di Daniela Santanché – prima che l’anno successivo fosse eletta alla Camera con il Pdl. Ex onorevole appassionatamente berlusconiana, oggi folgorata sulla via del no euro, è anche Barbara Mannucci. Mentre il consigliere regionale sardo Marcello Orrù continua a essere iscritto allo Psd’az ha già detto di considerare Salvini «l’unica vera alternativa a Matteo Renzi». 
C’è chi entra, però c’è anche chi esce. Claudia Bellocchio, fondatrice del circolo leghista di Roma, da un paio di settimane non fa più parte del partito. E così, la sede romana di via Caroncini ai Parioli, da lei fondata, certamente non ospiterà la presentazione del partito gemello. Peraltro, non esisterà alcuna sede leghista ove ci sarà la lista Salvini. Il cui capo lunedì ha anche fatto mea culpa rispetto all’antico antimeridionalismo padano: «Probabilmente il Sud lo conoscevo poco, ho fatto e abbiamo fatto degli errori».