il Giornale, 3 dicembre 2014
Gli emigranti dello sport. Sempre più atleti lasciano l’Italia per vincere: da Paltrinieri a Scozzoli, alla Grenot. E Valentino Rossi avverte i giovani motociclisti: «Andate in Spagna per emergere»
L’Italia che vuole vincere emigra. I talenti azzurri guardano sempre più all’estero per dare una svolta alla carriera. Non è paragonabile alla famigerata fuga di cervelli, ma per certi versi è qualcosa di molto simile. Gli scienziati vanno nei Paesi che investono davvero nella ricerca, «per non essere precario a vita», come dice uno degli sfoghi recapitati al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Gli atleti sono spesso costretti a trasferirsi per la cronica inadeguatezza o assenza di impianti dove allenarsi. Come il più grande atleta olimpico azzurro, lo slittinista Armin Zoeggeler, che ha costruito i propri successi affittando piste in giro per il mondo. È capitato anche a Tania Cagnotto di cercare piscine all’estero.
Ma spesso nello sport lasciare l’Italia è una scelta precisa, non un obbligo. Adesso dettata anche dall’inesorabile conto alla rovescia verso Rio 2016. Tanti vogliono emulare l’ingegnere Niccolò Campriani che a Londra fu l’emblema dell’Italia che emigra e vince. Il tiratore infallibile che dice: «Da noi è impossibile vincere e studiare». Lui per farlo si è diviso tra Inghilterra e Stati Uniti. E adesso tra chi vuole recitare un ruolo da protagonista in Brasile c’è chi ha progettato uno stage, un periodo prolungato di allenamento lontano da casa per conoscere nuove metodologie d’allenamento e affinare la tecnica. Ispirati anche da chi come Sara Errani e Flavia Pennetta ha avuto il coraggio di emigrare (in Spagna) per diventare grandi.
Scelte individuali, ma adesso si muovono anche le federazioni. L’esempio arriva dall’atletica in cerca di rilancio. Proprio in questi giorni ha definito gli accordi con Francia, Gran Bretagna, Germania e Spagna. La Fidal spinge anche i tecnici a confrontarsi con i colleghi stranieri, ma intanto manda gli atleti. Da tempo Oltremanica, a Birmingham, c’è il saltatore in alto Marco Fassinotti e i risultati sono arrivati subito con il primato italiano indoor. La Francia invece sarà la meta per i migliori del salto con l’asta e gli sprinter. Non solo Europa, perché Gloria Hooper raggiunge Libania Grenot negli Usa, in Florida.
La conferma che l’estero fa bene arriva proprio da due medaglie azzurre della scorsa estate. L’oro della Grenot nei 400 metri e l’argento nel nuoto di Andrea Mitchell D’Arrigo, che si allena e studia in Florida. Sono tante le motivazioni che spingono all’estero: c’è chi lo fa appunto per libri e sport, chi per rilanciarsi come Federico Colbertaldo (Los Angeles) e Fabio Scozzoli (Austria). Oppure si emigra per crescere. Comunque è un coro quando rientrano alla base: «Non è una questione di quantità, ma di qualità dell’allenamento». E poi «non si sente lo stress». Anche i campioni emigrano, come la stella del nuoto, Gregorio Paltrinieri, appena rientrato dall’Australia insieme con il suo allenatore, ma con la promessa di tornarci. L’emigrazione non esclude la disciplina. Poco tempo fa anche Valentino Rossi ha indicato la strada ai giovani centauri italiani: «Bisogna andare in Spagna a correre se vogliamo migliorare». Un allarme o un invito, comunque sia l’Italia che sogna pensa all’estero.