La Stampa, 3 dicembre 2014
Forza Italia licenzia la metà dei dipendenti. A piazza San Lorenzo in Lucina, 83 persone sono state mandate a casa e dei superstiti una buona parte finirà in cassa integrazione
Nel gorgo della crisi più nera, con le casse nel partito tragicamente vuote, Forza Italia ha avvertito gli 83 dipendenti che per metà verranno mandati a casa e, dei superstiti, una quota finirà in cassa integrazione. Così sta scritto nella mail appena recapitata a tutto il personale della sede centrale, in Piazza San Lorenzo in Lucina. Era tempo che si vociferava, ma adesso le procedure di licenziamento sono state messe concretamente in moto. E come sempre in questi casi, nessuno si sente al sicuro, anzi viene paventato il rischio che a farne le spese non saranno i soliti nullafacenti raccomandati ma i più laboriosi. Una buona parola cercheranno di metterla i sindacati (perfino lì ci sono). Fatto sta che Berlusconi «caccia» la gente, proprio lui che si era sempre vantato di aver fatto in carriera soltanto assunzioni.
L’ex Cavaliere può argomentare il crac non è colpa sua ma della nuova legge sul finanziamento pubblico, la quale vieta di staccare assegni milionari, al massimo 100mila euro. In altri momenti avrebbe sopperito la generosità dei supporter. Ora però il tesseramento langue, nella scorsa primavera gli iscritti superavano di poco quota 11mila (nel 2007 il Pdl era arrivato a dichiararne cento volte di più). Un’autentica delusione le cene allestite per la raccolta fondi: sono rari ormai gli italiani ricchi e, tra costoro, quelli disposti a scucire mille euro pur di accomodarsi a tavola con Berlusconi e riascoltare le solite barzellette. Di qui la spietata ma inevitabile «spending review» avviata da Mariarosaria Rossi, l’amministratrice del partito.
Nessuno ha potuto sottrarsi alla mannaia, nemmeno una figura chiave del ventennio berlusconiano, alla quale Silvio deve tantissimo perché gli ha fabbricato l’immagine nel piccolo schermo: Roberto Gasparotti. Erroneamente si sostiene che fu lui, nel celebre video del ’94 sulla discesa in campo, a infilargli sulla testa la «calza», quando nella realtà Gasparotti riuscì a cancellare le rughe dal volto del Cav semplicemente usando da maestro i filtri e le luci. Però è vero che questo ex-cameraman, carrarese di origini, ha molto innovato la tecnica delle riprese tivù al servizio del leader. Volendo esagerare, soltanto la regista Leni Riefenstahl negli Anni trenta seppe fare meglio, avendo come cliente un certo Adolf. Gasparotti, per la prima volta in Italia, ha impiegato nelle grandi manifestazioni politiche gli stessi impianti acustici dei concerti rock (in passato erano sufficienti i normalissimi altoparlanti). Per la prima volta ha piazzato dietro al palco sfondi chiari, in modo da concentrare l’attenzione sull’uomo solo al comando. Per la prima volta ha dosato le inquadrature del Capo in modo da fargli sembrare più folta la chioma e più corte le orecchie. Per la prima volta ha avuto il coraggio di trasformare un inno di partito (quello del Pdl) in un karaoke di massa...
In certi momenti Gasparotti ha colluttato coi giornalisti, messo in riga prefetti, affrontato gerarchi di partito. Eppure, il suo contratto è stato stracciato. Era capitato già al maggiordomo berlusconiano Alfredo, che adesso manda avanti un ristorante di pesce. Stessa storia per Marinella, la super-fedele segretaria, vittima nel suo caso di gelosie al femminile. Diversamente da loro, Gasparotti non ha tagliato i ponti. Se capiterà, al Cavaliere darà una mano. Con gli amici addirittura ci scherza su, «sono finito nel parcheggio dei dinosauri». Ma il suo congedo è forse tra tutti il più emblematico: significa che Berlusconi non prevede più di fare campagne televisive degne del passato.