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 2014  dicembre 03 Mercoledì calendario

Giappone, la crisi politica e il declassamento di Moody’s non fermano la borsa di Tokyo che tocca i massimi. Ora l’Abenomics passa al test degli elettori: si apre la campagna per il voto anticipato voluto dal premier Abe dopo la frenata del Pil

Un’umiliazione nazionale, ma non un problema per i mercati. Il declassamento del debito sovrano del Giappone annunciato lunedì sera da Moody’s non ha allarmato i mercati finanziari: l’indice Nikkei ha guadagnato lo 0,4% salendo a nuovi massimi da oltre 7 anni e anche i prezzi delle obbligazioni sono saliti, con il tasso sul quinquennale sceso al minimo storico dello 0,09%. Lo yen, poi, è andato in altalena, soggetto a spinte rialziste (rispetto ai recenti minimi da oltre sette anni) per la sensazione che sarà più difficile per la banca centrale procedere a ulteriori allentamenti monetari.
Con la Banca del Giappone che fa man bassa di bond e un debito pubblico detenuto per oltre il 90% da investitori domestici, gli effetti immediati della “bocciatura” restano immateriali. Tuttavia si tratta di uno schiaffo per il premier Abe proprio all’inizio ufficiale della campagna elettorale per il rinnovo della Camera Bassa: dopo aver tolto la tripla A nel 1998, Moody’s ha levato al Giappone anche la doppia A, declassando da AA3 a A1, un gradino al di sotto di Cina e Corea del Sud.
Negli ambienti vicini al governo si mugugna per una iniziativa che pare ad alcuni un intervento a gamba tesa nella campagna elettorale: sembra quasi un’eco delle polemiche non tanto lontane sul ruolo e il tempismo delle agenzie di rating nel “bastonare” Paesi in situazioni delicate.
La connessione con le elezioni anticipate (si terranno il 14 dicembre) c’è di sicuro, nel senso che il premier le ha convocate – dichiaratamente – per cercare di farsi confermare dai cittadini un mandato pieno dopo la sua decisione di rinviare di 18 mesi il previsto aumento dell’Iva al 10%. Un posticipo che sta alla base delle «accresciute incertezze» sui piani di rientro dal debito citate da Moody’s – assieme alla scarsa chiarezza sul piano di riforme – per motivare l’abbassamento del voto in pagella ad Abe, il quale aveva preso al balzo la notizia della caduta in recessione del Paese – seguita al precedente rialzo dell’Iva in aprile – per procrastinare nuove tasse.
Senonché la recessione potrebbe durare solo 21 giorni: Nomura ritiene che lunedì sarà annunciata una revisione al rialzo delle stime preliminari sul Pil del terzo trimestre, da -1,6% annualizzato a +0,2%. A quel punto non ci sarebbe più recessione tecnica. Sarebbe per lo schieramento governativo un’ottima notizia: a pochi giorni dal voto toglierebbe alle opposizioni il principale argomento polemico, secondo cui l’Abenomics starebbe fallendo, oltre ad aver reso più difficile la vita al cittadino medio con il ritorno dell’inflazione non compensato dal corrispondente aumento dei salari.
Abe, comunque, ha dichiarando di puntare alla maggioranza semplice dei seggi per la coalizione con il Komeito, ossia 238 deputati (oggi il suo partito da solo ne ha 295). Gli investitori danno per scontato che un’opposizione debole non potrà fare troppa strada e tendono a focalizzarsi su quanti seggi perderà la coalizione governativa (una maggioranza risicata incepperebbe l’attività legislativa) e sull’introduzione di nuovi stimoli fiscali all’economia, già promessa. Per Daiwa Securities, meno seggi Abe perderà, più la Borsa potrà fare progressi. Ma i collegi uninominali potrebbero riservare sorprese al premier, visto che alcuni partiti di opposizione si sono accordati su candidature unificate più che nelle precedenti elezioni.