la Repubblica, 3 dicembre 2014
Nei filmati non c’è nessuna immagine del piccolo Loris Stival nel suo ultimo giorno di vita. Non si vede neanche salire in macchina con la mamma. Una stranezza che rischia di far perdere la barra di un’indagine che già da un paio di giorni sembra puntare sempre più decisamente sull’ambito familiare
Non si vede quando esce da casa, non si vede in macchina, non si vede quando lo mamma lo lascia all’angolo della scuola vicino alla guardia medica. E, naturalmente, non si vede dopo. Loris, nelle decine e decine di fotogrammi registrati dalle tante telecamere piazzate nelle strade e nelle piazze del paese, lungo il percorso da via Garibaldi, dove abita la famiglia Stival, a via Di Vittorio dove ha sede la scuola elementare, non si vede mai.
A tre giorni dall’orribile delitto, dopo aver visionato ore e ore di immagini, a volte molto nitide e a colori, a volte sgranate e lontane e in bianco e nero, gli inquirenti non hanno ancora trovato l’immagine che cercano: quella di Loris Stival nel suo ultimo giorno di vita.
Una “stranezza” che rischia di far perdere la barra di un’indagine che già da un paio di giorni sembra puntare sempre più decisamente sull’ambito familiare (non foss’altro che per quella terribile indicazione che viene dall’autopsia di abusi sessuali ripetuti sul bambino) ma che non ha abbandonato nessuna delle altre piste individuate dagli inquirenti: quella del cacciatore Orazio Fidone, l’uomo che sabato ha ritrovato il corpo di Loris nel canalone, e quella del «ragazzo più grande» notato più volte dai compagnetti di scuola mentre portava in giro Loris sul suo motorino.
Perché le immagini delle telecamere piazzate lungo il percorso non riprendono mai Loris in macchina mentre si vede chiaramente il fratellino più piccolo Diego? Un interrogativo che gli investigatori si sono posti nel delicato compito di riscontro del racconto fatto da Veronica Panarello e che rischia pericolosamente di inficiare l’attendibilità delle parole della giovane mamma. Perché, fino ad ora, le indagini sono partite proprio dal racconto di Veronica, dalla tempistica da lei dettata, dal luogo da lei indicato da cui Loris si sarebbe volatilizzato tanto che i cani molecolari a cui è stato fatto annusare il pigiamino del bambino, poi portati a scuola, non sono riusciti ad imboccare nessuna direzione. E però Loris non si vede. La telecamera posta in fondo a via Garibaldi mostra Veronica che sale in macchina e apre lo sportello posteriore al piccolo Diego ma non riesce a cogliere la presenza di Loris dall’altra parte dell’auto. E nessuna immagine della Polo nera di Veronica mostra il bambino seduto sul sedile anteriore dove lei dice che era seduto.
Dubbi che si propongono proprio mentre “voci” di paese, riportate da una donna che si è presentata due giorni fa in caserma, raccontano di una mamma, psicologicamente molto fragile sin da ragazzina tanto da aver tentato il suicidio tempo fa, poi in preda ad una depressione post-partum dopo la nascita del bimbo più piccolo, che – diversamente da quanto detto finora – più d’una volta avrebbe affidato i bambini a conoscenti pur di liberarsi qualche ora. Lei che, fidanzata con Davide da quando aveva 15 anni e rimasta incinta un anno dopo, si è ritrovata a vivere praticamente da sola con due figli mentre il marito andava su e giù per l’Italia con il suo camion.
Che le immagini di Loris dal momento in cui sarebbe uscito da casa (intorno alle 8.25) a quello in cui sarebbe arrivato a scuola (dieci minuti dopo) siano di grande importanza per gli inquirenti lo testimonia anche il nuovo appello del capo della squadra mobile Nino Ciavola: «Chiediamo aiuto alla popolazione: per noi è fondamentale in questo momento avere a disposizione tutte le immagini acquisite dai sistemi di videosorveglianza, che siano di abitazioni o di aziende pubbliche o private. È fondamentale cristallizzare ogni istante prima dell’omicidio». Omicidio che ora l’autopsia fissa tra le 9.30 e le 10 del mattino, più o meno un’ora dopo la colazione, restringendo così di fatto il lasso di tempo in cui Loris è stato portato via e ucciso.
Dall’analisi di tabulati telefonici e soprattutto dall’incrocio dei numeri rilevati dalle celle della zona della scuola nell’orario in cui Loris avrebbe dovuto trovarsi lì e da quelle dalla zona del Mulino Vecchio nell’ora presumibile in cui il bambino è stato ucciso e gettato in fondo al canalone, dovrebbero arrivare nelle prossime ore indicazioni importantissime. Mentre con grande attenzione gli psicologi della polizia studiano i disegni e gli scritti di Loris consegnati dalle maestre nel tentativo di individuare eventuali “segni” di quegli abusi che restano sempre il movente più attendibile del delitto.