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 2014  dicembre 03 Mercoledì calendario

Quelle troppe ansie, troppe grane quotidiane, troppe tasse da pagare che non ci permettono di pensare all’effetto serra. Ma purtroppo c’è

Fa veramente caldo, il Po è grande come un mare, non c’è traccia del buon gelo invernale che dà riposo alla terra, uccide gli insetti nocivi, ferma la corsa dell’acqua mutandola in ghiaccio e in neve. Quando finalmente arriverà una gelata (tardiva) un paio di giornali di destra, che non si sa perché si sono dati l’incarico di prendere per i fondelli l’ambientalismo, diranno che tutto è normale, come volevasi dimostrare. Ma il riscaldamento del pianeta non è un’opinione politica, purtroppo è un dato scientifico, l’effetto serra pure, la brulicante umanità festeggia se stessa accendendo sempre nuovi fuochi, pare una curva di stadio con i suoi fumogeni.Ogni tanto si dà notizia di un accordo tra governi (la Ue si è appena impegnata a ridurre del 40 per cento l’emissione di gas serra entro il 2030), ma la sensazione non è quella di vivere una condivisa emergenza mondiale. Volumi e toni si alzano solo quando si parla di economia, ed è verosimile ritenere che sarà sempre l’economia, non l’emergenza ambientale, a dettare l’agenda. Il timore (ovvio) è che l’emergenza sarà presa in considerazione quando ci sfonderà la porta di casa, non un minuto prima. Abbiamo già troppe ansie, troppe grane quotidiane, troppe tasse da pagare, figli da mantenere, appuntamenti da rispettare, per occuparci davvero di una così vaga prospettiva, il cosiddetto futuro.