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 2014  dicembre 03 Mercoledì calendario

«Sono davvero i miei vicini di casa, non rubano, fanno qualche lavoretto, mandano i bambini alle elementari, mia moglie quando può li aiuta. In questo paese è anormale la mia foto ma nessuno dice niente quando Casa Pound impedisce a 90 ragazzini di un campo Rom di andare a scuola». Parla Enrico Rossi, il presidente della Toscana, dopo le polemiche per la fotografia insieme alla famiglia di zingari

«Volevo dare un messaggio di serenità e invece ho scatenato un putiferio. Ma perché questa foto deve diventare un caso nazionale?». Il presidente della Toscana Enrico Rossi continua a fare i conti con il post pubblicato su Facebook che ha ormai oltrepassato le settecentomila visualizzazioni. Gruppo di famiglia Rom con governatore Pd all’interno, titolo «Vi presento i miei vicini di casa», commenti oltre seimila, per lo più di insulti. Il centrodestra attacca duro: ieri in piazza del Duomo a Firenze i consiglieri regionali di Fratelli d’Italia si scattano una “controfoto” esponendo ciascuno un cartello con la scritta disoccupato, alluvionato, cassintegrato. «Ma il governatore con noi qui non c’è», è la loro accusa.
Se lo aspettava questo terremoto?
«Mi aspettavo che qualcuno contestasse la mia scelta, ma non questa reazione. Ho fatto solo un gesto spontaneo».
Perché proprio con i Rom?
«Perché sono davvero i miei vicini di casa, abitano in un appartamento preso in affitto a prezzo di mercato, li sostiene l’associazione Rete Ospitalità nel Mondo fondata dal giudice Marco Bouchard, non rubano niente a nessuno, fanno qualche lavoretto, mandano i bambini alle elementari, mia moglie quando può li aiuta. In questo paese è anormale la mia foto ma nessuno dice niente quando Casa Pound impedisce a 90 ragazzini di un campo Rom di andare a scuola».
Dal suo partito non si è alzata una sola voce per difenderla dagli attacchi, neanche una parola di solidarietà «Non serve avere la solidarietà, faccio la mia battaglia politica, vado avanti lo stesso e sono certo di rappresentare la linea del Pd. Non va chiesto a me perché non parlino».
Salvini e Meloni dicono che sarebbe meglio che un presidente di Regione andasse a incontrare i disoccupati.
«Lo faccio ogni giorno, mi occupo di alluvioni, crisi aziendali, cassintegrazione. Sfido questi due signori a confrontare le nostre agende, loro mi battono solo per il numero di ore che passano nei talk show, per il resto vinco io su tutta la linea».
Che pensa di quelle migliaia di commenti offensivi che le sono piovuti addosso?
«Sono allibito dalla violenza di certe posizioni, qualcuno si è persino augurato di tornare a sentire odore di carne bruciata nell’aria. Capisco il disagio sociale, ma noi dobbiamo opporci a chi cavalca la xenofobia, non possiamo lasciare che questo fascioleghista di Salvini ricostruisca tutto il solito copione della destra. Se è vero che il confronto sarà tra i due Matteo la Toscana è pronta a dare delle risposte con la propria originalità e visione: non facciamo sconti sul piano della legalità, ma neppure facciamo sconti al razzismo».
Alla direzione del Pd il segretario toscano Parrini ha detto che “la parola doveri è di sinistra quanto la parola diritti”.
«Chi delinque deve essere punito e io chiedo alle forze dell’ordine maggiori controlli. A Prato dove un anno fa sette operai cinesi sono morti nel rogo di una fabbrica la Regione in collaborazione con la magistratura sta controllando a tappeto i capannoni industriali. Abbiamo già chiuso 80 laboratori-dormitorio. Sono convinto che la politica della sicurezza significhi tutelare i più deboli. Sempre e chiunque siano».