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 2014  dicembre 03 Mercoledì calendario

Campidoglio, la giunta Marino ora è nella bufera per le dimissioni di un assessore e del presidente del Consiglio comunale. Tra gli indagati dell’inchiesta Mondo di mezzo c’è anche Italo Politano, il capo anticorruzione, quello che teneva i corsi sulla trasparenza per i dirigenti. Marino: «Ho subito pressioni continue, ma abbiamo sbarrato la porta a questa mafia. Sono un sindaco marziano che non si siede a quei tavoli, anzi nemmeno li conosce»

Corriere della Sera
L’inchiesta terremoto ha un epicentro esatto, il Campidoglio: decapitata l’assemblea capitolina (il presidente dell’aula Giulio Cesare, Mirko Coratti, Pd, area Popolari, dimesso), mutilata la giunta (l’assessore alla Casa, Daniele Ozzimo, Pd, area Marroni, dimesso), indagato anche il capo anticorruzione del Campidoglio (Italo Politano, teneva i corsi sulla trasparenza per i dirigenti, nominato a novembre sarà rimosso). 
E però il sindaco Ignazio Marino adesso può sentirsi più forte nel rapporto col Pd: non è mai stato semplice, non c’è mai stato feeling, ma ora la parte più solida pare essere quella del chirurgo dem. Il quale, per mesi, è stato esposto alle critiche feroci della sua stessa maggioranza. Difficile immaginare cosa accadrà: il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, è da tempo consapevole delle difficoltà sia di Marino sia del partito romano e ieri il ministro per le riforme, Maria Elena Boschi, ha detto che «il Pd romano deve fare chiarezza. Mi sento di chiederla perché evidentemente a Roma c’è un problema». 
C’è un rimpasto in ballo, in Campidoglio, del quale si discute da mesi. Anzi, poche settimane fa l’ormai ex presidente del Consiglio comunale aveva pubblicamente chiesto «l’azzeramento» della giunta: non c’è mistero nel fatto che avesse l’ambizione di entrare nella squadra. Non solo: «Se si andasse a votare non sarebbe un problema» avevano gridato al microfono alcuni consiglieri pd. Per Marino, quindi, il fuoco amico non s’è mai risparmiato. Lui ora rilancia: «Questa storia è la prova che bisogna fare pulizia». 
Certo, l’inchiesta scuote il Campidoglio: porta anche alla perquisizione dell’ufficio di Mattia Stella, responsabile dell’attuazione del programma che, precisa la Procura, «non è indagato». Nessuno degli uomini più vicini al sindaco pare toccato da Mondo di mezzo. Ma l’inchiesta vale un terremoto: per il Pd, per Marino, per Roma.

Alessandro Capponi

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La Stampa
Campidoglio. Qui è stata fondata Roma. Qui è stata violentata da un sistema corrotto, secondo l’inchiesta della Procura di Roma. Dalla stanza del sindaco di vedono le rovine dei fasti che furono. Dentro si parla delle rovine attuali.
Roma connection sindaco?
«Direi che era un sistema politico della capitale. La cosa terribile, come ha spiegato il procuratore Pignatone sabato alla conferenza del Pd, anticipando quello che è accaduto, è che qui c’è un modo di agire e di operare diverso della criminalità organizzata. Non deve ricorrere alla violenza per gestire gli appalti, perchè ha trovato dei tavoli di incontro con la cattiva politica e la cattiva amministrazione. E a quei tavoli si stringono accordi che permettono di fare affari».
Tavoli a cui questo gruppo cercava di avere anche interlocutori della sua amministrazione. Tra gli indagati della sua giunta c’è l’assessore alla casa Ozzimo.
«Ho conosciuto Daniele per la sua forza nell’imporre la legalità. Ho grande rispetto per il suo lavoro. Mi ha comunicato che aveva deciso di dimettersi e questo dimostra la statura istituzionale di una persona».
Ci metterebbe la mano sul fuoco dunque sulla sua estraneità ai fatti contestati?
«Non sono un investigatore ma per il lavoro che ha fatto ho solo apprezzamento».
Questa cupola nera avrebbe trovato poi in Mattia Stella, membro della sua segreteria, il possibile collante con questa amministrazione secondo la ricostruzione degli inquirenti.
«Ci hanno provato senza riuscirci e lo dimostra il fatto che Stella non è indagato. È una persona informata dei fatti e la perquisizione nei suo ufficio ha dato esito negativo. Il fatto che queste persone cercassero di fare pressione, tentando vie di accesso, è chiaro perchè questa amministrazione ha sbarrato le porte a chiunque volesse influenzarla in qualsiasi modo. E d’altra parte anche io mi sono chiesto, ma questi attacchi violenti a 360 gradi contro di me, con una destra che urlava dimissioni per una Panda rossa che aveva tutto il diritto, essendo la Panda del sindaco, di attraversare il centro storico di Roma, da dove nascono?».
Quindi ci sarebbe stata una manovra per cacciarla?
«Sono un sindaco marziano che non si siede a quei tavoli, anzi nemmeno li conosce. L’unica possibilità per continuare con quel metodo era togliermi di mezzo. E questo mi da più forza per andare avanti in una città che amo e che è la capitale del mio Paese».
Voi siete arrivati in un’amministrazione che a detta dei magistrati era «malata» di mafia. Non vi siete accorti di nulla?
«Come non ci siamo accorti di nulla? In questi anni ho fatto visita diverse volte nell’ufficio del procuratore Pignatone. Nel settembre 2013 dissi in aula che avevo scoperto dei meccanismi quantomeno di illegalità all’interno della gestione di assicurazioni di Roma. Chiesi le dimissioni di Panzironi all’inizio del mio mandato proprio perchè ritenevo che non avesse le caratteristiche professionali per la gestione delle aziende di Roma. Ho allontanato gli amministratori delegati di molte società importanti che fanno capo al Comune. Ho firmato un esposto in procura per un lodo tra un azienda privata e l’Atac per cui l’azienda pubblica avrebbe dovuto dare 77 milioni di euro. Ho fatto venire la Finanza in Campidoglio per controllare i conti 2008-2013. Ho segnalato che in Comune si compravano i software a 4mila euro invece che al loro prezzo di mercato, ossia 500 euro. Era sciatteria o arricchimento illecito».
Dunque cosa era?
«Secondo lei? Ma lo deve decidere la magistratura».
Alemanno è indagato.
«Saranno i magistrati a decidere le responsabilità. Intanto le posso dire che il Comune di Roma si costituirà parte civile in caso di giudizio».
Maria Corbi