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 2014  dicembre 03 Mercoledì calendario

La cupola che gestiva i malaffari di Roma. Nel “Mondo di mezzo”, l’inchiesta sugli appalti della Capitale, sono finiti pure l’ex sindaco Alemanno e un assessore di Marino. In tutto 37 arresti e 76 indagati tra politici, colletti bianchi e criminali. Le accuse sono di associazione di stampo mafioso, corruzione, estorsione e riciclaggio

Corriere della Sera
Una manovalanza criminale, infiltrata negli appalti dei servizi cittadini e manovrata da vecchi boss dell’epoca eversiva, assieme a giovani luogotenenti. Una mafia autoctona, che al controllo territoriale in senso stretto preferisce l’esportazione di metodi estorsivi e intimidatori. Una «cupola» i cui capi, con autoironico gusto per la citazione, interloquiscono alla leggendaria maniera del costruttore Gaetano Caltagirone e del politico, l’allora Dc Franco Evangelisti: «Che te’ serve?» (così Massimo Carminati al suo braccio destro Salvatore Buzzi) e, in privato collezionano tele di Warhol e Pollock. 
Trentasette arrestati più 76 altri indagati, fra colletti bianchi, politici e criminali ordinari. Nomi di spicco dell’amministrazione di Gianni Alemanno, lui stesso indagato per concorso esterno in associazione mafiosa ma anche uomini chiave del centrosinistra. Arrestato l’ex braccio destro di Walter Veltroni, Luca Odevaine, il suo responsabile al decoro, Mario Schina, mentre sono indagati Mirko Coratti, presidente dimissionario dell’assemblea capitolina, l’assessore comunale Daniele Ozzimo (dimessosi a sua volta) e Giovanni Quarzo, presidente della commissione trasparenza al quale Carminati regalò un capillare servizio di attacchinaggio dei manifesti in campagna elettorale. Quanto al centrodestra è agli arresti Riccardo Mancini che, da ad di Eur spa, era finito nell’episodio delle tangenti Breda Menarini. In quella circostanza avrebbe beneficiato di una strategia difensiva pilotata da Carminati in persona. Per l’episodio, i pubblici ministeri ipotizzano il concorso esterno in associazione mafiosa del suo difensore, l’avvocato Pierpaolo Dell’Anno. 
Arrestati per «aver fatto parte di un’associazione di stampo mafioso operante su Roma e nel Lazio che si avvale della forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e omertà che ne deriva per commettere delitti di estorsione, usura, riciclaggio, di corruzione di pubblici ufficiali (questo capitolo è ancora in via di approfondimento ndr )» anche l’ex manager dell’Ama Franco Panzironi, dominus della Parentopoli e tesoriere della fondazione Nuova Italia beneficata dallo stesso Carminati e Giovanni Fiscon, manager dell’Ama e Alessandra Garrone, compagna del braccio destro di carminati Salvatore Buzzi. Indagati Stefano Andrini che da ex estremista di destra fu catapultato alla «servizi Ambientale» e Gennaro Mokbel, l’uomo chiave del riciclaggio Telecom Sparkle. 
Una mafia «originaria e originale» la definiscono il procuratore capo Giuseppe Pignatone e l’aggiunto della Dda di Roma, Giuseppe Prestipino, nel corso della conferenza stampa. Tra gli appalti presi in esame dalla Procura, oltre a quello per l’ampliamento del campo nomade di Castel Romano, anche l’altro per la raccolta differenziata, più quello stagionale per la rimozione delle foglie e perfino l’ultima emergenza neve del 2012. Appalti vinti dalla Imeg e altre controllate dal clan. «Inchiesta solida» dice il ministro dell’Interno Angelino Alfano. Due anni di indagini dei pubblici ministeri Giuseppe Cascini, Paolo Ielo, Luca Tescaroli e dei rispettivi uffici, oltre agli investigatori del Gico della Finanza (che ieri hanno eseguito sequestri per oltre 200 milioni di euro) e del Ros dei carabinieri, stabiliscono un punto fermo nella città in cui il reato di associazione mafiosa è un’acquisizione recente.

Rinaldo Frignani e Ilaria Sacchettoni

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il Fatto Quotidiano
I magistrati la chiamano ‘mafia capitale’. Ci voleva un nome nuovo per un’organizzazione davvero nuova che non ha nulla a che vedere con la Banda della Magliana né con Cosa nostra né con la ‘fasciomafia’ di cui si era letto recentemente. Il Ros dei Carabinieri guidato dal generale Mario Parente ha svelato davvero una realtà sorprendente grazie a tecniche sofisticate e a un impegno massiccio di uomini e mezzi: questa mafia nuova, una mafia 2.0, domina Roma con la forza dell’intimidazione anche se non ha bisogno di usare spesso la violenza, come ogni mafia che si rispetti. Diventa forte con la destra di Alemanno al potere ma è bipartisan e taglia gli schieramenti come le classi sociali. La “Mafia Capitale”, smantellata da un’operazione della Procura di Roma, guidata da Giuseppe Pignatone ha un solo capo indiscusso: Massimo Carminati, classe ‘58, il “Cecato”, un passato tra Banda della Magliana e destra eversiva, che dopo essere uscito indenne da tutti i precedenti guai giudiziari, domenica scorsa è stato arrestato, con l’accusa di associazione mafiosa. Con il “Cecato”, ieri sono state arrestate altre 37 persone, 28 in carcere e 9 ai domiciliari. L’operazione è denominata “Terra di mezzo”, come la regione dell’Ardia dell’Hobbit di Tolkien. Il 13 dicembre 2013, parlando con il suo braccio destro Riccardo Brugia, arrestato anche lui, Carminati spiega: “È la teoria del mondo di mezzo compà. Ci stanno come si dice i vivi sopra e i morti sotto e noi stiamo nel mezzo (...) un mondo in mezzo in cui tutti si incontrano”.

Alemanno e le nomine nelle municipalizzate romane
È proprio nel “mondo di mezzo” che il sodalizio criminale incontrava la politica, e non soltanto quella di destra. Lo hanno scoperto i magistrati romani che dal 2010 hanno acceso un faro su come il potere veniva gestito a Roma. I pm titolari dell’indagine l’aggiunto Michele Prestipino, e i sostituti Paolo Ielo, Giuseppe Cascini e Luca Tescaroli hanno iscritto nel registro degli indagati un centinaio di persone. Tra questi anche Gianni Alemanno, l’ex sindaco di Roma, la cui casa è stata perquisita ieri. Alemanno è accusato di associazione a delinquere. Scrive il Gip Costantini nell’ordinanza che esistono “conversazioni telefoniche o ambientali , nelle quali si fa esplicito riferimento a erogazioni di utilità verso Alemanno”. Come quella tra “Salvatore Buzzi e Giovanni Campennì, nella quale il primo parla di un pagamento di 75.000 euro per cene elettorali a favore di Alemanno”. Ma Buzzi, ex detenuto che ha scontato la pena per omicidio ed è stato riabilitato, presidente della coop 29 giugno e ‘braccio sinistro’ di Carminati secondo i pm, pagava anche i politici di sinistra. Intercettato il 23 gennaio 2014 Buzzi si vanta: “Me sò comprato Coratti (presidente del consiglio comunale del Pd, Ndr) lui gioca con me (...) al capo segreteria (Franco Figurelli, indagato, Ndr) noi gli diamo 1000 euro al mese (...) so’ tutti a stipendio Cla’, io solo pe metteme a sedè a parlà con Coratti gli ho portato 10 mila”. Se a sinistra i rapporti erano tenuti da Buzzi, a destra era Carminati in persona a tenere i rapporti con i manager e i politici legati ad Alemanno.
Sono stati arrestati ieri due uomini chiave del sistema delle municipalizzate dell’ex sindaco di Roma Alemanno che si dice estraneo ai fatti dal punto di vista penale ma che porta la responsabilità politica delle sue scelte. Torna agli arresti, dopo il caso delle mazzette sui filobus del corridoio Laurentino, Riccardo Mancini, ex ad di Ente Eur e l’ex ad dell’Ama, la municipalizzata dei rifiuti romana, Franco Panzironi (coinvolto anche nello scandalo Parentopoli). A Panzironi la procura contesta anche di aver ricevuto “costante retribuzione, di ammontare non ancora determinato, dal 2008 al 2013 e a partire da tale data pari a 15.000 euro mensili; in una somma pari a 120.000 euro (2,5% del valore di un appalto assegnato da Ama)”, ma anche utilità personali come “la rasatura del prato di zone di sua proprietà” o finanziamenti “non inferiori a 40.000 euro, alla fondazione Nuova Italia, nella quale Panzironi è socio fondatore”, mentre Alemanno nè è presidente. Il solito Buzzi il 16 maggio 2014 dice mentre è intercettato:“Noi a Panzironi che comandava gli avemo dato il 2 virgola 5 per cento... dato 120 mila euro su 5 milioni... mo damo tutti sti soldi a questo?”.

Destra e sinistra: un sistema senza distinzioni
Indagato anche l’ex capo segreteria del Comune di Roma, Antonio Lucarelli. Buzzi, capo di una coop sociale nata dall’impegno di ex detenuti ma aderente alla Lega coop rosse, si fa chiamare da Lucarelli scherzosamente ‘camerata’ e quando c’è bisogno di finanziare la campagna di Alemanno o di trovare voti per lui mobilita la cooperativa. Poi però quando c’è bisogno di sbloccare i fondi per il campo nomadi di Castel Giubileo, Buzzi e Carminati, si rivolgono proprio a Lucarelli. Alla fine i fondi vengono sbloccati e parte un sms di ringraziamento anche per Alemanno. I lavori per il campo poi li farà una società di Agostino Gaglianone, arrestato ieri, segnalata da Carminati. Arrestato anche Luca Odevaine, che è stato vice capo di gabinetto del sindaco Veltroni; indagati l’assessore comunale alla Casa Pd Daniele Ozzimo e il presidente dell’assemblea capitolina Mirko Coratti (entrambi dimissionari) e i consiglieri regionali Luca Gramazio (Pdl) e Eugenio Patanè (Pd). Nei guai torna Gennaro Mokbel (tentata estorsione) e Marco Iannilli, il commercialista che per mesi ha ospitato Carminati nella propria villa a Sacrofano.

Armi, appalti, usura e costole rotte a chi non paga
L’obiettivo del sodalizio, come spiega anche Carminati in un’intercettazione, non è quello di fornire protezione in cambio di denaro (“A me mi puoi anche che mi dai un milione di euro per guardarmi”) ma è quello di entrare in affari con gli imprenditori attraverso un “rapporto paritario”. Così si potrebbero avere vantaggi reciproci, anche attraverso l’imposizione di imprese che gravitano nel sodalizio. Insomma comesintetizzail“Cecato”:“Devono essere nostri esecutori”. Al centro degli affari c’erano appalti per decine di milioni di euro vinti da società collegate a Carminati. Una delle commesse nel mirino della procura è quella che riguarda l’appalto del 2011 per la raccolta differenziata di Roma e quello per la raccolta delle foglie. Ma c’è un giro di affari molto più ampio di 5 milioni, dati dall’Ama, sui quali sono in corso accertamenti. La cupola viveva anche di usura, estorsione e violenza. E di un giro di armi, come racconta il collaboratore Roberto Grilli che indica il gruppo facente capo a “Carminati come punto di riferimento per l’acquisizione di armi da parte di altre organizzazioni”. Quando non si pagava, inevitabili erano le intimidazioni, concretizzate da Matteo Calvio (arrestato anche lui). Tra gli episodi di violenza ad imprenditori, quello a Riccardo Manattini che secondo i pm dovevano “restituire una ingente somma di denaro a Lacopo Giovanni, padre di Roberto sodale del Carminati”. Manattini non paga e al telefono racconta: “M’hanno massacrato ieri in via Cola. (...) Avevi detto che non mi toccavano (…) M’hanno rotto le costole anche”. I Carabinieri e la GdF hanno sequestrato ieri 200 milioni di euro, oltre a effettuare perquisizioni in Regione e al Campidoglio. A casa di un indagato sono stati trovati una ventina di quadri di valore e opere di Warhol e Pollock, riconducibili a Carminati.
Marco Lillo e Valeria Pacelli