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 2014  dicembre 02 Martedì calendario

Cento milioni per le casse del Milan e per il sogno di tornare fra i grandi. Firmato l’accordo di sponsorizzazione di cinque anni con Emirates. Così Barbara Berlusconi fa un regalo a Galliani che potrà dedicarsi al calciomercato già da gennaio

La frase che tutti i tifosi del Milan vogliono sentirsi dire è che il rinnovo dell’accordo di sponsorizzazione firmato con Emirates per cinque anni «sarà di grande aiuto per le prossime campagne di mercato e per il futuro del Milan», una squadra che, «come obiettivo naturale, ha quello di tornare il prima possibile in Champions». L’ad Barbara Berlusconi («emozionata per la prima trattativa seguita e conclusa personalmente») la pronuncia in piena conferenza stampa, con al fianco il ceo di Emirates Tim Clark, accendendo un certo entusiasmo nell’ambiente (i due poi sono andati a pranzo ad Arcore, da Silvio Berlusconi).
Sperando che nessuno si offenda, si potrebbe dire che Barbara, che si occupa della parte commerciale, ha fatto un regalo a Adriano Galliani, che si occupa di quella sportiva, ma non certo per la sessione di mercato di gennaio (dove gli occhi sono puntati su un centrocampista, ma prima bisogna sfoltire la rosa), visto che il nuovo contratto scatterà dal 1° luglio 2015. In realtà, anche se l’accordo è importante «e, assieme a quello con Adidas, garantisce solidità al club», non è che il Milan potrà improvvisamente comprare Messi. Ufficialmente le cifre non si dicono («Posso solo rivelare che l’accordo è migliorativo») ma escono prima dell’annuncio: per cinque stagioni il minimo garantito è di poco più di 80 milioni, 16 all’anno (prima era attorno ai 60), che diventerà il più tondo 100 se si includono i bonus, legati però a certi risultati da raggiungere. «È normale in questi contratti: migliori risultati si otterranno, maggiori risorse arriveranno», spiega Lady B.
La notizia migliore per i tifosi allora è forse che, nonostante gli scarsi risultati dell’ultima stagione, il Milan continua ad attrarre investimenti dall’estero. «Il Milan ha 370 milioni di tifosi nel mondo e la serie A resta il terzo campionato più visto dopo Premier League e Liga. Va detto che gli altri campionati sono sostenuti dalle Leghe, cosa che non sempre av-viene in Italia» è la puntura di Barbara che Galliani di sicuro non condivide. Comunque, forte dell’appeal internazionale, il Milan può, con una certa serenità, pianificare il suo futuro. Che, prima o poi, sarà lontano da San Siro. «Ritengo che per una società come il Milan lo stadio di proprietà sia un passaggio fondamentale – continua Barbara —. Amiamo San Siro, cui ci legano ricordi bellissimi, ma il calcio si sta evolvendo rapidamente. Il nostro desiderio è poter annunciare a breve un passaggio di questo tipo. Ma in Italia non è semplice, ci vorrà un lungo lavoro, sarebbe un sogno farlo con Emirates».
La compagnia area di Dubai che, nel 2004, ha acquistato i diritti per dare il nome allo stadio dell’Arsenal, non esclude un’operazione simile. «Tutto è possibile, l’esperienza con l’Arsenal è di grande successo. Se ci sarà una gara d’appalto anche Emirates sarà fra gli offerenti», aggiunge Clark. Sempre che Silvio Berlusconi sia d’accordo sull’intestare lo stadio di proprietà a uno sponsor: preferirebbe, infatti, metterci il proprio nome. Barbara è comunque chiara: restare in un San Siro pur rinnovato (opzione che, si dice, trova più favori dentro Fininvest) «non rientra nei nostri obiettivi».
Vedremo: quello dello stadio resta per forze di cose un obiettivo a lungo termine. Comincia invece subito oggi la battaglia per l’introduzione della tecnologia (che il numero 1 dell’Aia Marcello Nicchi boccia come «soldi sprecati»). «Tutto il club è allineato su questo» annuncia Barbara. E oggi Galliani invierà una lettera al consiglio federale, l’organo che dovrebbe approvare l’innovazione. Il presidente Figc Carlo Tavecchio ha già mostrato tutta la sua apertura («È del 9 ottobre – spiega – la disponibilità manifestata alla Fifa per l’utilizzo della goal line technology»), mentre il presidente del Coni Giovanni Malagò va oltre: «Io sono anche per la moviola in campo». Il problema sono i soldi, la Figc ne ha pochissimi da spendere.