Il Sole 24 Ore, 2 dicembre 2014
Nessun obbligo sugli acquisti di lingotti: non passa in Svizzera il referendum sull’aumento delle riserve di oro. I prezzi intanto riprendono a salire: l’India alleggerisce i dazi all’import
Dopo la vittoria del no nel referendum sull’aumento delle riserve auree in Svizzera, il mercato ha salutato ieri l’esito del voto elvetico dapprima con ribassi per l’oro e per il franco, nella notte e nella prima mattinata. Nel corso della giornata, poi, le quotazioni del metallo giallo in particolare sono risalite, perché sono intervenute altre valutazioni da parte degli operatori.
Bocciata domenica con il 77% di no, l’iniziativa sull’oro prevedeva che la Banca nazionale svizzera avesse in lingotti almeno il 20% delle sue riserve. Un vittoria del sì avrebbe probabilmente portato al rialzo l’oro. La vittoria del no lo ha portato invece ieri al ribasso all’apertura dei mercati asiatici, con un calo di circa il 2% rispetto a venerdì scorso. L’oncia è stata scambiata inizio seduta anche a 1.142,90 dollari, il minimo da tre settimane. Poi, con il passare delle ore, la quotazione è risalita in modo sensibile. In serata a New York l’oro ha anche superato i 1.200 dollari.
Il vento è cambiato in giornata soprattutto per due ragioni. La prima è che nel fine settimana la Reserve Bank of India ha cancellato una delle misure che limitavano l’import di oro: gli operatori non saranno più tenuti a vendere il 20% delle loro importazioni di metallo ai gioiellieri perché lo riesportino. In vista di uno dei più importanti periodi per i matrimoni in India, la cancellazione della misura potrebbe favorire gli acquisti di oro.
La seconda ragione è che, finita l’attesa per il referendum elvetico ed evitati rialzi più forti, una parte degli operatori ritiene che ai livelli attuali l’oro resti comunque un buon strumento di diversificazione degli investimenti, considerando le incertezze geopolitiche ed economiche.
Se fosse passato il sì nel referendum elvetico, il franco a sua volta probabilmente avrebbe registrato robusti rialzi. In quel caso infatti la Bns avrebbe dovuto impiegare molte risorse per comprare oro e avrebbe avuto poche risorse per difendere la soglia di cambio fissata per l’euro-franco (1,20 franchi per 1 euro). La vittoria del no ha portato così nella mattinata di ieri un calo del franco sulla moneta unica europea, sino a 1,2040 franchi per 1 euro, per poi indietreggiare fino a 1,2025 franchi, con la moneta elvetica in lieve calo sull’euro. Anche in questo caso, esaurito il saluto alla vittoria del no, una parte degli investitori ha ricominciato a vedere i franchi come un approdo. Anche se, dopo il referendum, è ora difficile pensare a impennate a breve della valuta elvetica.