Il Sole 24 Ore, 2 dicembre 2014
Messo da parte il gasdotto South Stream, prende piede il progetto di intercettare le forniture da Oriente sbarcando in Puglia: un corridoio sud fondamentale per l’Italia. Il nostro Paese diventerebbe così un hub mediterraneo del metano
Gli ultimi dubbi? Sciolti, praticamente vaporizzati, già nelle scorse settimane. Il nuovo gasdotto dalla Russia non serve né al mercato, né alla politica, né alla ragione. Di più, avrebbe ostacolato quella strategia che l’Europa sta cercando di mettere in atto approfittando, per quanto possa sembrare paradossale, proprio della crisi del gas. Crisi non da carenza questa volta, ma da una buona sovrabbondanza di offerta alla fonte. E così la depressione dei consumi in tutto il continente lascia un po’ di utile tempo in più per materializzare una strategia alternativa e, come da tempo ammonivano gli analisti, ben più produttiva: differenziare davvero gli approvvigionamenti metaniferi rispetto ai pochi fornitori su cui può contare l’Europa. Per aprire davvero qualche canale alternativo. Ben individuato, peraltro: il “Corridoio Sud”, ovvero l’apertura delle forniture da Oriente, e il rafforzamento del parco dei rigassificatori del nostro continente, per captare quantità aggiuntive di metano trasportato allo stato liquido via nave.
Una strategia intelligente per l’Europa è provvidenziale per noi, che grazie alla nostra posizione geografica siamo candidati naturali per lo sbarco europeo del gasdotto che promette di attraversare trasversalmente il mappamondo per sbarcare con il Tap (Trans adriatic pipeline) nella nostra Puglia, per costituire uno degli elementi essenziali del nostro nuovo sogno: diventare un hub mediterraneo del metano per rafforzare i nostri approvvigionamenti ma anche il ruolo di vettore per tutta l’Europa. Ci crede la Ue con i suoi governanti. Dice di crederci molto anche il governo italiano in carica.
E proprio per argomentare un mix di crescente scetticismo verso i destini del South Stream, e invece di fiducia verso il corridoio sud con relativo hub italiano del gas, si sono espressi due settimane fa Maros Sefcovic, vicepresidente della commissione Ue e supercommissario per l’unione energetica e il nostro ministro per lo sviluppo economico Federica Guidi. «Non possiamo accettare la realizzazione sul nostro territorio di un grande progetto come il South Stream da parte di una compagnia che non intende rispettare la legislazione comunitaria e la sua disciplina antitrust» aveva ripetuto Sefcovic in una intervista al Sole 24 Ore. E comunque, anche tecnicamente, il South Stream – aveva aggiunto – non rappresentava più né una necessità per i bisogni di oggi, né una differenziazione per il corretto equilibrio energetico di domani. «Il progetto non è più prioritario» aveva tagliato corto, dicendosi perfettamente d’accordo con il supercommissario europeo, il nostro ministro Federica Guidi. E pochi giorni prima era stato lo stesso amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi, a ufficializzare nei fatti la via dell’abbandono del nostro gigante petrolifero, che pure era stato coprotagonista della genesi del South Stream, della sua impalcatura strategica e del suo finanziamento: con la crescita progressiva dei costi e delle difficoltà se il budget di 600 milioni di euro previsto per l’Eni dovesse aumentare «valuteremo seriamente la possibilità di uscire». Il cerchio era chiuso. Il de profundis faceva sentire le sue note.
Ora cosa accadrà? Una cosa è certa. Con l’addio al South Stream aumentano, per noi italiani, le opportunità ma anche gli obblighi. Abbiamo sposato (anche per interesse) il progetto del corridoio sud. Ci siamo impegnati con il Tap che deve sbarcare in Puglia. Ma all’Europa e agli analisti internazionali stiamo immancabilmente dando la solita immagine di chi ha buone idee, ottime ambizioni, ma scarsa capacità di divincolarci dall’italico pantano. Quello, per concretizzare le opere al servizio del Tap, delle lungaggini amministrative condite con le opposizioni locali e relativo malfunzionamento della grande macchina del confronto e della decisione.