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 2014  dicembre 02 Martedì calendario

Dopo l’omicidio del tifoso del Deportivo, in Spagna è tolleranza zero verso gli ultras. Varate misure d’emergenza per fermare i gruppi violenti fuori dagli stadi. Carlo Ancelotti: «E’ un problema di educazione e di cultura. Lo dico come italiano, come latini che siamo uguali agli spagnoli. Tutti possiamo fare molto di più»

Tolleranza zero contro i violenti. Il giorno dopo la tragedia alle porte del “Vicente Calderón”, arrivano i primi provvedimenti per cercare di mettere un argine ai gruppi che minano la pace nel calcio spagnolo.
Dalla riunione d’emergenza della Comisión Antiviolencia, a cui hanno partecipato rappresentanti del governo, della polizia, della Liga e della Federazione calcio, emerge un primo pacchetto di dieci misure, che hanno come obiettivo finale l’espulsione «totale e definitiva» degli ultras dagli stadi. Si prevedono tra l’altro l’elaborazione di una lista dettagliata di tutti i gruppi violenti, sanzioni severe per i club che li sostengano, una lotta decisa contro la violenza verbale, la chiusura temporanea di settori delle tribune o delle curve dove avvengano episodi di teppismo, controlli rigidi sulla vendita dei biglietti d’ingresso e sugli spostamenti dei tifosi.
Nel caso degli incidenti di Madrid, appare ora evidente che sono troppe le cose che non hanno funzionato, le manovre di depistaggio realizzate per ingannare la polizia ed evitare una normale operazione di prevenzione. Le forze dell’ordine non erano al corrente dell’arrivo di tifosi dalla Galizia. Perché? Semplice: l’Atlético Madrid ha regalato un centinaio di biglietti al Deportivo; la società galiziana li ha ceduti al presidente delle “Peñas Deportivistas”, la parte pulita della tifoseria locale.
Ma poi c’è stato un ultimo passaggio di mano: sono stati consegnati a un rappresentante dei Riazor Blues, i più estremisti. In più, per aggirare eventuali controlli, anziché partire da La Coruña, gli ultras hanno noleggiato i pullman in un’altra città galiziana, Lugo. E così sono arrivati nella capitale senza dare nell’occhio. “Jimmy” Romero, ha rivelato ieri l’autopsia, è morto con il cranio fracassato da un colpo di spranga di ferro. Ora, quando ormai è avvenuto l’irreparabile, è uno strapparsi le vesti generalizzato. Il premier Rajoy parla di un episodio «assolutamente intollerabile».
Ma le parole più sagge vengono da Carlo Ancelotti. Che ricorda come in Inghilterra sia stato fatto «un gran lavoro applicando regole molto dure fino a estirpare la violenza». Dice l’allenatore del Real: «È un problema di educazione e di cultura. Lo dico come italiano, come latini che siamo uguali agli spagnoli. Tutti possiamo fare molto di più».