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 2014  dicembre 02 Martedì calendario

«Sai quanto ce metto a fa ammazza’ ’na persona? Basta che metto 10mila euro in mano a un albanese?». Così Tamara Pisnoli, già moglie di De Rossi, all’impreditore rapito e seviziato dai suoi uomini. Punito perché, strozzato dall’usura, non aveva restituito un prestito

Da un “semplice” prestito all’orlo dell’abisso. Un piccolo imprenditore dell’Eur, inghiottito dal vortice dell’usura, è stato torturato, picchiato, rapinato e tenuto per ore in un appartamento del Torrino durante una “spedizione punitiva” organizzata per fargli tirare fuori i soldi fino all’ultimo centesimo. I carabinieri, dopo oltre un anno di indagini – l’uomo era talmente terrorizzato che non voleva dire nulla – hanno arrestato ieri otto persone per una storia in cui si mescolano la ferocia, la violenza e una certa Roma che vive prospera sui soldi a strozzo. Tra gli accusati c’è anche Tamara Pisnoli, 34 anni – una fama da bella e “dannata” – ex moglie del calciatore Daniele De Rossi (i due sono separati dal 2009), qualche guaio con la Giustizia e un padre ammazzato al Trullo per i rapporti ad alto rischio con la malavita.
L’ANTEFATTO
Gli arresti eseguiti ieri dai carabinieri del Nucleo Investigativo riportano al 17 luglio del 2013. L’imprenditore, titolare di una società di impianti fotovoltaici, aveva ottenuto due anni prima un prestito di circa 100 mila euro tramite un “amico” per finanziare un progetto. A rate, secondo le indagini, ne aveva restituiti oltre 300 mila. Ma il debito, per gli usurai, non era saldato. Quel giorno fu fissato un incontro al centro commerciale “Sic”, davanti all’ex Velodromo, per «chiarire la cosa». All’appuntamento, di sera tardi, c’erano due uomini che lo ficcarono dentro una macchina. Viaggio brevissimo: destinazione via Copenaghen 39, lì vicino, spintoni nell’ascensore, i primi cazzotti, l’ingresso in un appartamento – la casa della Pisnoli – e l’inizio di una notte di sevizie.
NOTTE DA FILM
Gli strozzini, decisi ad avere «altri duecentomila euro», lo presero a pugni, a calci e gli tagliuzzarono il cuoio capelluto per fargli capire quanto stessero facendo sul serio. La ex moglie di De Rossi, secondo l’ordinanza di arresto emessa da Giuseppina Guglielmi, il Giudice per le indagini preliminari, ebbe un ruolo di primo piano nella serata lanciando all’uomo minacce di morte – «Sai quanto ce metto io a fa’ ammazza ’na persona? Niente!» – e vantando amicizie con il clan dei Casamonica. La donna, stando alla ricostruzione dei carabinieri, voleva a sua volta la restituzione di 80 mila euro versati tempo prima all’imprenditore per la licenza su un impianto fotovoltaico. Fu una notte che si può solo immaginare, una notte da film. Il piccolo impresario, scaricato al Trullo dopo le sevizie, ne uscì con il naso rotto, la faccia gonfia, gli occhi neri, ferite alla testa, sangue ovunque e contusioni in tutto il corpo. La mattina successiva non potè fare a meno di presentarsi al pronto soccorso del Sant’Eugenio – trenta giorni di prognosi – ma non volle dire una virgola su chi lo aveva massacrato.
I MANDANTI
Ma i carabinieri, ovviamente, non potevano farsi fermare dalla reticenza. Il traffico telefonico, i documenti dell’impresa, le testimonianze e le intercettazioni hanno detto agli investigatori quello che la vittima non voleva dire. Tamara Pisnoli nega tutto («Non c’entra nulla», dice l’avvocato) ma secondo il Gip il suo è stato un ruolo di primo piano. Gli altri mandanti del pestaggio, secondo l’ordinanza, sono gli autori del prestito: i fratelli Sergio e Andrea Gioacchini, 37 e 28 anni. Poi vengono i complici che a vario titolo presero parte alla “faccenda”: Francesco Camilletti, 46 anni, Manuel Severa, 33, Francesco Milano, 34, Simone Di Matteo, Fabio Gioacchini, Fabio, cinquantenne, e Fabio Pacassoni. Gli otto sono accusati di usura, estorsione, rapina e lesioni gravissime. Il magistrato non ha contestato a nessuno il reato di sequestro di persona. I sette uomini sono a Regina Coeli, la Pisnoli ai domiciliari a casa. Un po’ “segnata”, dicono, perché certe cose sulla faccia restano.

Luca Lippera


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Per far minacciare un imprenditore da cui pretendeva la restituzione dei soldi, la bella e giovane Tamara Pisnoli, già moglie di Daniele De Rossi, ha scelto proprio il grande attico con vista sul Trullo fatto costruire dal calciatore appena sposati. È qui che un gruppo di persone a lei vicine, avrebbe picchiato e ferito un imprenditore (a sua volta in relazioni d’affari col clan Fasciani) colpevole di non voler più restituire gli 85mila euro, lievitati a 150mila, ottenuti per la vendita di una piccola azienda dedita alla realizzazione di impianti fotovoltaici. E la stessa Tamara, che dopo avere comprato l’impresa voleva i soldi indietro, non era da meno. Stando alla testimonianza dell’imprenditore minacciato e sequestrato, pochi giorni prima, il 4 luglio 2013, la ragazza lo avrebbe affrontato con parole di fuoco: «In occasione del primo incontro che ebbi con le predette persone, Tamara Pisnoli mi riferì testualmente “Sai quanto ce metto a fa ammazza’ ’na persona? Basta che metto 10mila euro in mano a un albanese? Non ce metto niente!”». 
Nell’ordinanza di custodia cautelare, che ha portato ai domiciliari la donna e un’altra persona, oltre a sei finiti in carcere, il gip Giuseppina Guglielmi, sottolinea come l’aggressione sia stata «sicuramente decisa» da Tamara Pisnoli, «donna con indole violenta, con un’abitudine a rapporti improntati alla sopraffazione e all’intimidazione». 
I LEGAMI COI CASAMONICA
Ma non è solo l’indole a rendere questa ragazza potente e aggressiva. Tamara avrebbe potuto contare sull’aiuto della famiglia Casamonica e del suo ex fidanzato Peppe Casamonica. E poi c’è la storia del padre, Massimo Pisnoli, ammazzato in mezzo alla strada nel 2009, con precedenti di rapina. Lo sapevano persino i funzionari della banca che avrebbe dovuto finanziare il prestito per l’acquisto dell’azienda di fotovoltaico. Racconta un collaboratore dell’imprenditore minacciato: «Dopo aver trasmesso la documentazione, venni contattato da un mio collaboratore, il quale mi informava che la Pisnoli non era ritenuta affidabile poiché figlia di un noto rapinatore e che la stessa banca era stata in passato, vittima di rapina da parte del padre». E quando la storia con il fidanzato, Manuel Milano, finisce e questi le ruba alcuni oggetti, a cominciare da un anello regalato e mai pagato (e infine donato alla nuova compagna), Tamara va su tutte le furie. Tanto che l’uomo preoccupato si confida con la madre: «Ha chiamato tutto il mondo che mi girava, mamma, da Mirko il concessionario a Peppe Casamonica a Roberto Casamonica. Tutti contro di me sono...». 
GLI AMICI POTENTI
Uno degli uomini di fiducia di Tamara, Francesco Camilletti, nel gruppo che ha già sequestrato l’imprenditore ricattato, sembra avere qualche rapporto con funzionari delle forze dell’ordine, forse disponibili ad aiutare Tamara dopo i furti subiti dal fidanzato. Le intercettazioni lasciano pochi dubbi. Pisnoli: «Se m’ha...o m’hanno rubato i soldi a me». Camilletti: «Ma allora è sicuro...Se la so giocata per levarti solo i soldi, te lo dico io. Tu mi porti la persona, io ti porto pure quell’altre, ma gli sfasciano subito la faccia perché questi so... fanno un mestiere ma fanno pure l’altro. I due leoni se poco poco sanno che ha sfruttato... quelli intendo lì e e vicino piazza Venezia, che ha sfruttato la loro professionalità, la loro intelligenza, il loro mestiere. Quelli se non lo possono fà, ti portano via uguale, magari t’avvisano, dice: “guarda, ti...ti vengo a piglià’ io così le manette non te le metto, ti porto tranquillo”, però non è carino utilizzare certe persone per poter... truffare. Lo spezzano in due. lo spezzano aho!».
Sara Menafra