La Stampa, 2 dicembre 2014
Il caso della principessa di Bangkok, che resta senza cognome a causa di alcuni parenti truffaldini. Nel paese dove vige la legge di lesa maestà più severa al mondo
Era il cognome da futura regina, un titolo onorifico di cui fregiarsi. Ma l’emergere di uno scandalo di corruzione che ha coinvolto alcuni familiari della principessa thailandese Srirasmi, in un Paese dove vige la legge di lesa maestà più severa al mondo, lo ha reso ora un nome tabù che ha scosso la famiglia reale di Bangkok e scatenato una ridda di supposizioni anche in vista della successione.
Il cognome «Akhrapongpricha», conferito all’ex cittadina comune Srirasmi (42 anni) nel 2001 in seguito al matrimonio con il principe ereditario Vajiralongkorn (62), è stato infatti tolto ai familiari della donna in seguito a un ordine dello stesso erede al trono, di cui Srirasmi è la terza moglie. Il provvedimento è stato preso in seguito all’arresto di tre altissimi funzionari di polizia che sono parenti della donna, e che secondo le accuse avrebbero sfruttato il cognome reale per un giro di estorsioni, contrabbando e traffici illegali di oltre 250 milioni di euro.
Le conseguenze dello scandalo sulla famiglia reale non possono essere dibattute nel Paese, così come le voci sulla vita privata e sentimentale di Vajiralongkorn non possono essere riportate. La mossa nei confronti di Srirasmi, da cui il principe ha avuto un figlio che oggi ha nove anni, è comunque interpretata come un’anticamera del divorzio.
Il tutto avviene in un contesto di profonda incertezza derivante dal progressivo indebolimento fisico del re Bhumibol Adulyadej, che questo venerdì compirà 87 anni. In ottobre il sovrano – sul trono dal 1946- è stato ricoverato per nuovi problemi di salute.