La Stampa, 2 dicembre 2014
Il monsone mediterraneo, il ciclone Xandra, il caldo. In questo 2014, il Paese è flagellato da nubifragi, esondazioni, mareggiate e vento. Insomma, da Nord a Sud piove sul bagnato. E l’inverno? Arriverà dopo l’Immacolata
«Piovve quattro anni, undici mesi e due giorni» nell’immaginaria Macondo colombiana di Gabriel García Márquez. Non siamo ancora arrivati a tanto, tuttavia da 14 mesi, dall’ottobre 2013, l’Italia e gran parte d’Europa sono soggetti a una configurazione meteorologica quasi bloccata, con ripetuti afflussi di aria umida da Sud-Ovest salvo effimeri intermezzi anticiclonici.
Una sorta di «monsone atlantico-mediterraneo», con le perturbazioni che si avvicendano seguendo sempre lo stesso schema, esponendo così a piogge abbondanti le medesime regioni, soprattutto quelle del Nord e del versante tirrenico, laddove il libeccio gravido di umidità marittima incontra Alpi e Appennini.
Il 2014 non è ancora terminato ma possiamo già classificarlo tra gli anni più piovosi e meno soleggiati da oltre un secolo al Centro-Nord. Al Settentrione è piovuto un giorno su tre, e i totali di precipitazione raccolti dal 1° gennaio sono imponenti, quasi doppi rispetto alla norma, superiori a 2.500-3.000 millimetri su vaste zone dall’alto Piemonte verso est, lungo tutte le Prealpi fino al Friuli.
Il pluviometro di Musi, località mediamente più piovosa d’Italia a quota 800 metri, alle spalle di Udine, ha registrato finora oltre 5.200 mm di pioggia (la media è attorno a 3.000), massimo dal 1923 e probabilmente la quantità più straordinaria mai misurata sul territorio nazionale, forse superata solo nel 1872. E nell’ultimo mese i continui venti meridionali hanno scaricato circa 1000 mm d’acqua intorno al Passo del Turchino e sul Lago Maggiore, straripato come non era più accaduto dall’alluvione dell’ottobre 2000.
Tempo eccezionalmente grigio e piovoso, ma per nulla freddo: proprio per il dominio di flussi marittimi e subtropicali, novembre 2014 è stato il più tiepido mai avuto al Nord Italia con 2 – 5 °C sopra media; per ora il gelo in Pianura Padana non si è visto e la neve nelle scorse settimane ha fatto solo fugaci comparse verso i 1.000 metri sulle Alpi, negli ultimi giorni con lo scirocco pioveva a dirotto perfino oltre i 2.000 metri – situazione rara a fine novembre, sintomo del riscaldamento atmosferico in atto – e tuoni e lampi ieri attraversavano i cieli dall’Appennino Emiliano alle Dolomiti come in un giorno d’estate; mai si erano avute notti tanto miti in questo periodo dell’anno come nello scorso weekend, con termometri sopra gli 11 – 12 °C: i campi padani sono verdi acquitrini e nei giardini fioriscono le rose.
D’altronde anche l’intero trimestre settembre-novembre 2014 in diverse località, da Torino a Modena, ha superato il precedente record ultrasecolare di mitezza che spettava al 2006, stagione che tuttavia, a differenza di questa, fu asciutta.
Poche variazioni all’orizzonte: piogge in diradamento tra oggi e domani, ma la settimana resterà in gran parte grigia con rovesci in nuova ripresa giovedì a partire da Nord-Ovest e Tirreno. Le temperature caleranno di alcuni gradi ma rimarranno sopra media, in attesa di venti balcanici un po’ più freddi che potrebbero giungere dall’8 dicembre.
Per ora, del freddo, quello vero, non c’è traccia. Per trovarlo, in questo primo giorno di inverno meteorologico (scatta dal 1° dicembre), bisogna puntare l’occhio verso l’Europa dell’Est, piombata da alcuni giorni nel freezer a causa di temperature minime che in alcune zone sfiorano i – 10. L’Italia, invece, è costretta a fare i conti con l’ennesima perturbazione atlantica, il ciclone Xandra, sospinta da correnti che risucchiano aria direttamente dal nord Africa e che sta portando piogge battenti da oltre 48 ore e temperature da metà autunno.
Da Nord a Sud il Paese è flagellato da nubifragi, esondazioni, mareggiate e vento che in alcune zone, come il Triestino e l’area attorno a Ciampino, ieri ha sfiorato i 100 chilometri orari. A Torino il Po è esondato dopo aver superato i tre metri di altezza, sommergendo le banchine ai Murazzi. Il fiume è tenuto sotto osservazione lungo tutto il suo corso, mentre in Friuli, in particolare nella zona della Carnia, la Valcellina è isolata per le incessanti piogge (135 millimetri in poche ore). Forti difficoltà anche in Liguria e Toscana.
A Genova, in zona Marassi, il rio Veilino è fuoriuscito dagli argini, inondando via Bobbio e allagando scantinati e sottopassi. Una frana è caduta sulla strada provinciale 17 dell’alta Valle Argentina, tra Molini di Triora e Andagna. Difficile anche la situazione a Livorno a causa di un violento nubifragio che si è abbattuto nel pomeriggio e nel Frosinate, dove sono caduti oltre 65 millimetri di pioggia.
Scendendo verso Sud la situazione non migliora. I problemi più seri si sono verificati nel Golfo di Napoli, dove ieri sono state sospese tutte le corse tra Capri e la terraferma. Per Ischia e Procida, invece, è scattato lo stop ai mezzi veloci a causa delle condizioni meteorologiche avverse, mentre le due isole si potevano raggiungere soltanto in nave. Oggi l’allerta scatta per la Sardegna: secondo le ultime informazioni che arrivano dai centri di calcolo meteorologici, il ciclone, in spostamento da ovest verso est, posizionerà il suo cuore nei pressi dell’isola, provocando burrasche e venti tempestosi.
Il clima di stampo autunnale, con termiche ben oltre le medie stagionali, è figlio dell’ennesima intensa saccatura proveniente dall’Atlantico, accompagnata da temperature tipiche di ottobre. Nelle grandi città del nord si fatica a scendere sotto i 10°C (novembre è stato il mese più caldo degli ultimi 260 anni), mentre nei giorni scorsi, in Sicilia, la colonnina di mercurio ha superato addirittura quota 30. E l’inverno? “Arriverà – dicono gli esperti meteo – probabilmente a cavallo dell’Immacolata, quando è prevista una sensibile discesa delle temperature”. Prima, però, bisognerà fare i conti con altro maltempo in arrivo da giovedì sulle regioni occidentali.