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 2014  dicembre 02 Martedì calendario

Il buonismo e Matteo Salvini che si atteggia a bravo ragazzo con i più bisognosi. A proposito della foto del presidente della Toscana Enrico Rossi accanto alla famiglia Rom e delle reazioni sui social network

La Stampa
Vorrei spezzare una lancia, o almeno una piuma, a favore della categoria più impopolare del momento, i buonisti. Appena un buonista prende le parti di una minoranza detestata, per esempio i rom, viene accusato dal primo cattivista che passa di pontificare in cachemire da qualche attico, immancabilmente situato nel centro storico. Vacci a vivere tu in mezzo agli zingari, gli gridano. Ora si dà il caso che il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, abiti accanto a una famiglia rom. E che domenica abbia pubblicato sulla sua pagina Facebook una fotografia che lo ritrae in atteggiamento amichevole con i vicini di casa. È stato immediatamente subissato di insulti e accusato di fare propaganda. Qui però la logica non mi soccorre. Se i rom stanno antipatici alla maggioranza degli elettori, che vantaggio potrà mai venire a Rossi dal farsi immortalare in mezzo a loro? L’opinione dominante, che rimbalza dal web ai talk show di Del Debbio, afferma che gli italiani impoveriti si ritengono discriminati e reclamano un diritto di precedenza.
Ecco, forse ho capito. Se buonismo significa atteggiarsi a bravi ragazzi con quelli che lo spirito del tempo indica come i più bisognosi, ne consegue che il nuovo buonista è Salvini.

Massimo Gramellini

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la Repubblica
«Il solito mondialista radical chic in cachemire»: è, tra i tanti, il commento che riassume più efficacemente ciò che gli italiani più ottusi e impauriti pensano di chi, come il presidente della Toscana Enrico Rossi, ha la fortuna di non essere ottuso e impaurito. I fatti sono noti: Rossi ha pubblicato su Facebook una sua foto sorridente con un gruppo di zingari, intitolandola «i miei vicini di casa». Si tratta, come può capire chiunque, di un significativo gesto di socialità da parte di un uomo delle istituzioni nei confronti di persone tra le meno frequentate e sopportate. Il titolo, poi, ha una sua giustificata malizia politica: uno dei capi d’accusa più frequenti che la destra di pancia muove ai tolleranti è di esserlo perché vivono nell’agio e al riparo da ogni tensione sociale. Di esserlo, cioè, da ipocriti, da protetti, da “casta”. Ma Rossi – che è un italiano normale, riflessivo e gentile, e con i “radical chic” c’entra come i cavoli a merenda – vive a poca distanza da una famiglia Rom. Li ha per “vicini di casa”. E considera utile e necessario farlo sapere. Per questo – soprattutto – si sono imbufaliti i razzisti online: perché la realtà delle cose interferisce con la loro versione paranoica. Allo stesso modo, guai a Rossi se si dovesse scoprire che il suo maglione non è di cachemire. Milioni di persone vivono di frasi fatte. Guai a dimostrarglielo.
Michele Serra