La Gazzetta dello Sport, 2 dicembre 2014
Il bambino Loris è stato prima violentato e poi strangolato. Non era la prima volta che aveva rapporti con l’assassino
Il bambino Loris è stato prima violentato e poi strangolato. Non era la prima volta che aveva rapporti con l’assassino. Questo ha detto l’autopsia, anche se gli inquirenti ne riferiscono con prudenza. Il procuratore Carmelo Petralla preferisce non confermare ufficialmente la violenza sessuale e tenere aperta la possibilità di altre spiegazioni. È pressoché certo il piccolo sia stato ucciso altrove e portato solo in seguito nel canalone dove è stato trovato.
• Il bambino Loris è quel piccolo di otto anni sparito più o meno nella zona in cui svolgono le vicende del commissario Montalbano?
Sì, Andrea Loris Stival, di anni 8. “Andrea” come il nonno, ma chiamato di preferenza col secondo nome, “Loris”. Famiglia albanese, trasferitasi a un certo punto in Veneto, finita quindi in Libia e dalla Libia, quando Gheddafi si mise a cacciare gli italiani, immigrata a Ragusa. Padre Davide, di 29 anni. Madre Veronica, di 25. Il bambino ha un fratello di un anno, di nome Diego. Il padre fa l’autotrasportatore e il piccolo Loris, raccontano adesso, aveva due passioni, i camion e il taekwandoo. Detestava andare a scuola ed aveva già marinato un paio di volte. Ma Santa Croce Camerina, dove s’è svolto il fatto, diecimila abitanti e duemila immigrati, è un paese tranquillo, non è mai successo niente. Nessuno ha dato importanza a quelle piccole fughe, nessuno ha capito che quello poteva essere un pericolo. La madre ha accompagnato il figlio a scuola (l’Istituto onnicomprensivo Psaumide Camarinense) sabato mattina, lasciandolo a una certa distanza dall’ingresso (è un punto da chiarire: pochi metri o “settecento metri”?). Ci sono testimoni che hanno visto il piccolo davanti all’ingresso della scuola, la stessa madre dice di averlo seguito con lo sguardo fino all’ultimo, ma sono testimonianze abbastanza dubbie: a scuola Loris non è mai entrato, non l’hanno visto gli insegnanti, non l’hanno visto i compagni.
• Le telecamere?
Da quelle parti ci sono cinque telecamere, Non hanno registrato niente. Veronica è andata a prendere il figlio a mezzogiorno e mezzo, e maestre e bambini le hanno detto subito che Loris non era venuto. È cominciata la caccia. Qui si inserisce un’altra storia.
• L’uomo che ha ritrovato il cadavere.
Sì, una storia non del tutto lineare. L’uomo si chiama Orazio Fidone, ha 65 anni, porta un bel paio di baffi, è un ex impiegato dell’Enel con la passione della caccia. Sappiamo che ha almeno una figlia (questa figlia s’è fatta notare per aver malamente inveito contro i cronisti) e, attraverso questa figlia, due nipoti. Fidone racconta di essere tornato a casa, quel sabato, più o meno all’ora di pranzo, di aver acceso la tv e di aver sentito la storia del bambino scomparso dalla scuola che sta a due passi da casa sua. La moglie gli ha detto: «Ma voi cacciatori che conoscete le campagne perché non vi muovete? Perché non vi organizzate? Perché non andate in giro a trovare e restituire quel bimbo alla madre?». Fidone, punto sul vivo, è uscito di casa e si è unito alla battuta di ricerche a cui stava partecipando tutto il paese. Solo che lui, con la sua Suzuki bianca, s’è subito diretto verso Scoglitti, a quattro chilometri di distanza, e qui, effettivamente, in un canalone che si trova in località Punta Braccetto ed è sovrastato da un piccolo ponte ha visto il corpo di Loris supino in mezzo alle erbacce e alle porcherie che la gente butta lì sotto. Ha quindi chiamato i carabinieri e poi ha piazzato la Suzuki in mezzo alla strada, con lo sportello aperto. Con questo sistema ha fermato dopo pochi minuti un’auto della polizia e raccontato del bambino che stava lì sotto. Più tardi i carabinieri l’hanno fermato e messo sotto torchio fino alle dieci di sera. Lui è uscito dall’interrogatorio rassicurando di essere sereno, è tutto a posto, eccetera. Ai cronisti aveva detto che per il bambino Loris avrebbe dato la vita.
• Come spiega Fidone questa stranezza, di essere andato subito nella direzione giusta, di aver guardato subito nel punto giusto, si direbbe quasi a colpo sicuro.
Dice di essere andato dietro a una sensazione. «Mi sono diretto da solo, in attesa di coinvolgere altre persone, d’istinto, verso la zona del Vecchio mulino. È una zona conosciuta per la caccia, che frequento spesso. C’è un vecchio mulino in disuso, un canalone con soli 10 centimetri di acqua, tutto intorno è pieno di sterpaglie. Non so perché ma mi sono affacciato e ho visto un corpo supino. Mi sono avvicinato e ho riconosciuto il bimbo. Sono entrato nel panico, poi mi sono calmato e ho chiamato i carabinieri. A Santa Croce ci conosciamo tutti. Mi sono sentito gelare il sangue nelle vene».
• Cioè in questa zona del Vecchio Mulino, o del Canalone, o di Punta Braccetto, vanno a caccia?
Da quelle parti abita un vecchio maresciallo dei carabinieri in pensione che si chiama Peppe Caggia, ha 87 anni e passa le giornate zappando l’orto. A domanda ha risposto: «Cacciatori qui? E che dovrebbero cacciare? Di qui passano solo gli agricoltori della zona e io questo signor Fidone non lo conosco e non l’ho mai visto da queste parti».