Affari&Finanza, 1 dicembre 2014
Quei 114 milioni di cinesi in vacanza che faranno ricca anche l’Italia. Un giro d’affari di circa 130 miliardi di dollari. E l’Expo ci darà una grossa mano
Nel 2015 la Cina completerà un altro sorpasso: i suoi turisti saranno per la prima volta gli stranieri i più numerosi a visitare l’Italia. Già quest’anno la Cina ha raggiunto la leadership mondiale dei viaggi all’estero: 114 milioni in vacanza fuori dal Paese, per un giro d’affari di circa 130 miliardi di dollari. Entro il 2020 i turisti cinesi in nazioni straniere saranno 200 milioni e spenderanno oltre 250 miliardi. Nessun altro popolo può vantare una simile massa turistica, nuova protagonista del boom dei viaggi. Il rapporto Cina-Italia si è invertito nel 2013: gli italiani nell’ex Celeste impero sono stati 252 mila, i cinesi nel Bel Paese 478 mila. L’atteso exploit italiano dell’anno prossimo è dovuto all’Expo di Milano, che succede a quella di Shanghai. Per la nostra economia è la grande occasione per intercettare un turista che in un quinquennio è profondamente cambiato e che già spende più di russi e statunitensi. Per l’Expo i tour operator cinesi prevedono un flusso verso l’Italia tra 1 e 1,5 milioni di turisti, assai diversi dai luoghi comuni. Il cinese che viaggia all’estero è più ricco dell’italiano medio, è laureato o diplomato e sfrutta tutte le nuove tecnologie, a partire dai social network. Non si affida più solo alle comitive low cost, ama i viaggi singoli e su misura. Oltre i costi per trasporto e alloggio, spende 1041 euro per cibo e shopping, rispetto ai 762 dello
scontrino Usa e ai 641 di quello russo. Entro dieci anni però ogni cinese porterà nel Paese visitato oltre 2 mila euro e questa pioggia d’oro spiega la corsa scatenata in Europa per assicurarsi il turista del secolo. L’Italia, grazie a storia, città d’arte, gastronomia, settore lusso e natura, parte in vantaggio. Gli operatori del settore non devono però illudersi che sia un business scontato. Non bastano più una thermos d’acqua calda e una colazione asiatica per convincere i cinesi che la loro prima destinazione europea non sia Parigi, Londra, Vienna, o Francoforte. Per fare in modo che l’effetto-Expo non si esaurisca in pochi mesi è decisivo che l’Italia si trasformi realmente in una meta a misura di cinese, a cominciare dal recupero di un ministero del Turismo che promuova il Paese nel suo insieme. L’offerta italiana, dagli scali aerei, alle reception, ai menù e alle guide, deve parlare mandarino allo stesso livello di come parla inglese. E sapere che davanti si trova un turista più sofisticato ed esigente di germanici e giapponesi.