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 2014  dicembre 01 Lunedì calendario

Come cambia il necrologio di Francesco Messina Denaro, pubblicato ogni anno in ricordo del boss morto nel 1998. Adesso non c’è più nemmeno la firma del figlio Matteo, il super-ricercato che guida la cosca

Il 30 novembre del 1998 il “patriarca” della mafia belicina, Francesco Messina Denaro, morì, da latitante, di crepacuore, Chi lo aiutava a fuggire lo fece trovare in campagna, vestito di scuro e con scarpe lucide e nuove. Sotto al vestito il pigiama. Il boss era morto nel sonno. Un infarto per il dolore dell’arresto del figlio, Salvatore, avvenuto 24 ore prima. Salvatore Messina Denaro era l’incensurato della famiglia, faceva il preposto in una agenzia della Banca Sicula. La polizia arrivò sul luogo, appena fuori la città del boss, Castelvetrano con i familiari. La vedova del capo mafia urlò “manco di morto ti pigghiaro” e mettendo sul corpo del marito un cappotto di astrakan piegato e vicino al volto del marito gli disse che doveva entrare in paese ben vestito. Dall’anno dopo e sino a ieri a ogni ricorrenza della morte di Francesco Messina Denaro sul più importante quotidiano della Sicilia, il Giornale di Sicilia, compare il necrologio a ricordo del defunto. Una volta ricco di parole, ora stringatissimo. Ieri il ricordo era accompagnato da scritte in latino, passaggi di Vangelo, frasi prese dal Vangelo di Matteo, “Beati i perseguitati per causa di giustizia perché di essi sarà il regno dei cieli”. E l’erede di don Ciccio è oggi il figlio, Matteo Messina Denaro, ricercato dal 1993. C’era anche il suo nome tra i cari che ricordarono don Ciccio a un anno dalla morte. E c’era anche lui quando il padre, a 70 anni, finì i suoi giorni. È lungo l’elenco delle frasi usate per il ricordo di Francesco Messina Denaro: “Ti vogliamo bene, Sei sempre nei nostri cuori” e sempre la firma “I tuoi cari tutti”, o ancora (in latino): “È tempo di nascere ed è tempo di morire ma vola soltanto colui che vuole e il tuo volo è stato per sempre sublime...» citazione da Ecclesiaste e anche in questa occasione il saluto “In ricordo di te...I tuoi cari tutti”. Dallo scorso anno poche righe, le date della morte e dell’anniversario, il nome del defunto al centro e poi la firma “I tuoi cari”.
Oggi si sono ristretti i necrologi dedicati al padrino che era conosciuto come “il campiere col bisturi” per la sua attività, che era prendersi cura dei latifondi. Come raccontano anni di indagine sulla famiglia dei Messina Denaro.
I nomi di don Ciccio e di Matteo compaiono agli atti del processo per concorso esterno contro l’ex sottosegretario all’Interno Antonio D’Alì (prescritto e assolto in primo grado), i Messina Denaro, padre e figlio erano suoi campieri.
Si sono ristrette le parole usate per il necrologio e anche la famiglia dei Messina Denaro: Salvatore è in cella, con una delle sorelle, Patrizia, in carcere ha seguito il marito, Vincenzo Panicola, e i due nipoti, Francesco Guattadauro e pochi giorni fa è stato arrestato anche Luca Bellomo marito di un’altra Guttadauro, l’avv. Lorenza. Un cugino si è dichiarato collaboratore di giustizia, l’imprenditore Lorenzo Cimarosa. Ma resta aperta la caccia all’ultimo superlatitante della cosca belicina, Matteo Messina Denaro.