Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  dicembre 01 Lunedì calendario

La democrazia diretta del Movimento 5 Stelle ha fallito. Quasi dimezzati i voti espressi sulle espulsioni dei dissidenti. Metà delle proposte di legge non raggiunge i 200 commenti. Il blog di Grillo avrebbe perso due milioni di accessi mensili

C’era una volta la rivoluzione della democrazia digitale a Cinque Stelle. Nelle piazze della cavalcata elettorale Beppe Grillo intonava il mantra della «Rete sovrana». Dopo il voto Gianroberto Casaleggio e collaboratori impiegarono mesi, ma alla fine partorirono una piattaforma internet per permettere ai cittadini di discutere le proposte di legge di iniziativa parlamentare. «Un esperimento senza precedenti», si disse. Oggi di quel sogno resta ben poco: un forum online sempre meno partecipato, poche centinaia di militanti attivi, un confronto spesso sterile.
I numeri non mentono: in oltre un anno i testi dibattuti sul sistema operativo del M5S sono stati 90, di questi solo 7 sono stati poi presentati in Parlamento. E va da sé che il numero di quelli approvati è zero. Le prime proposte di legge raccoglievano però migliaia di interventi. I temi erano quelli più cari al popolo grillino: abolizione dei finanziamenti pubblici all’editoria, libero accesso a Internet, reddito di cittadinanza. Quest’ultima iniziativa tenne banco per settimane e vide la partecipazione di 8.153 iscritti al Movimento.
Negli ultimi mesi la musica è cambiata. I temi affrontati sono marginali, oltre metà delle proposte non raggiunge i 200 commenti, mentre per una legge su quattro gli iscritti coinvolti sono meno di 100. Pochi, anzi pochissimi se rapportati ai circa 100 mila militanti che vengono invitati a partecipare via mail ogni volta che sul sito arriva una nuova legge.
Nella base grillina serpeggia inoltre una lamentela ricorrente: i cittadini non hanno mai potuto presentare le loro proposte sulla piattaforma online. È vero. Agli iscritti, infatti, viene concesso solo di integrare e modificare i documenti dei parlamentari. E la qualità della discussione – per la verità – lascia spesso a desiderare. La senatrice Montevecchi propone «l’istituzione della figura professionale dell’insegnante di lingua italiana»? In un mese arrivano 70 commenti, molti si limitano a un laconico «favorevole», altri vanno fuori tema. C’è chi chiede misure a sostegno dei prof di musica e chi mette in guardia dal rischio di «un’invasione islamico-africana». Claudio Piscopo spariglia: «Propongo di insegnare tra i banchi anche la lingua napoletana».
Il crollo del coinvolgimento in rete testimonia una disaffezione crescente dei militanti. La (ex) diarchia Grillo-Casaleggio ha di fatto dilapidato un patrimonio digitale. La ragione è semplice. Al di là della retorica dell’«uno vale uno», la vera rivoluzione promessa dal Movimento 5 Stelle era proprio questa: la partecipazione diretta dei cittadini alla cosa pubblica, con i parlamentari nel ruolo di portavoce delle istanze della collettività. Se questa idea sia ancora in cima ai pensieri del leader pentastellato, non è dato sapere. Di certo c’è che, dei cinque fedelissimi del nuovo direttorio, hanno sperimentato la piattaforma online solo Carla Ruocco (in due occasioni) e Carlo Sibilia (una). Mentre gli iscritti al Movimento non hanno mai avuto l’onore di discutere proposte di Di Battista, Di Maio o di Fico.
I visitatori del blog di Grillo sono in picchiata. Mancano numeri ufficiali, ma rispetto a un anno fa i lettori sarebbero più che dimezzati. I dati dei servizi online che monitorano il traffico Internet ci dicono infatti che dai 2 milioni e 800 mila accessi mensili via Google del dicembre 2013, il sito del capo del M5S è precipitato ai 972 mila di ottobre. Certo, restano numeri da primato tra i politici italiani. Ma il calo è consistente. Anche sui profili Facebook e Twitter da qualche mese l’incremento di seguaci si è fermato. C’è poi il fronte delle votazioni online. In parecchi – da ultimo anche il deputato Tancredi Turco – chiedono invano che vengano certificate da una società esterna. Intanto l’astensionismo cresce: se a febbraio in 43 mila si espressero sull’espulsione di Orellana, Campanella, Bocchino e Battista, solo in 27 mila hanno votato sulla recente cacciata di Pinna e Artini. La consultazione sul “direttorio” dei magnifici cinque ha invece scatenato polemiche perché gli iscritti sono stati chiamati ad esprimersi in blocco sui prescelti. Prendere o lasciare, impossibile proporre nomi alternativi. E tanti saluti alla «Rete sovrana».