il Fatto Quotidiano, 1 dicembre 2014
Da come dimenticare gli errori del partner a come ignorare i segnali dello stress con l’aiuto della caffeina. Starmale, la finta rivista che indaga sul disagio odierno. La consapevolezza del malessere
Ricordate “Medicina 33”, la trasmissione condotta da un vispissimo Luciano Onder che, con tono monocorde, ha informato per decenni gli italiani sui malanni umani e le avanguardie mediche per debellarli? O “Elisir”, il frizzante talk show medico condotto da Michele Mirabella, che ha appassionato ogni domenica sera gli amanti del genere? Preistoria: l’ultima frontiera in campo medico-divulgativo si chiama “Starmale” e nasce, come solo poteva essere, sul web. Una finta rivista che indaga sul disagio odierno, un inconsapevole esperimento psicosociale ancora in progress sul sito starmale.net . Una rivista di cui esiste solo la copertina, diversa ogni mese, che affamati di malessere e ipocondriaci vorrebbero esistesse per davvero. La parodia è dichiarata: le pubblicazioni di settore, patinate e colorate, che non parlano di malattia ma di salute. La patologia viene insinuata soltanto, accennata, ci strizza l’occhio annacquata da rimedi preventivi, esaltata per contrasto dai consigli di esperti ripetono quanto fa bene bere due litri d’acqua al giorno oppure coprirsi bene d’inverno.
L’IMPERATIVO È VIVER SANI E BELLI?
Certo, ma quanto si è più interessanti in società con qualche sintomo di cui lagnarsi, magari a una cena con amici? Fingere un lutto recente per ostentare bisogno di attenzione? Costruire scenografie per i nostri attacchi di ipocondria? Starmale arriva in nostro soccorso con delle chicce ad hoc, adesso riunite in un unico volume insieme a consigli zodiacali a tema, gadget per disagiati e corsi di scrittura “cremativa”. Siete lavoratori indefessi, stakanovisti da 15 ore al giorno in ufficio? “Ignorare i segnali d’allarme lanciati dal nostro fisico con l’aiuto di caffeina e guaranà”. Crisi di coppia? “Gli esercizi mnemonici per non dimenticare gli errori del partner”. Single alla ricerca di un compagno? “Il calo del desiderio al primo appuntamento”.
Antropologo precario, Emanuele Martorelli ci racconta come nasce “Starmale: guida ragionata a un malessere consapevole” il volume edito da Chiarelettere in libreria dal 4 dicembre 2014. A parte il “proficuo gioco di forza che ha gettato parte dello staff della casa editrice milanese in un esaurimento nervoso, Starmale è nato per caso, dopo l’ennesimo servizio sul benessere trasmesso o letto chissà dove, in contrapposizione netta all’ondata di riviste che nella pretesa di fronteggiare il malessere finiscono per snobbarlo amplificandone gli effetti”.
“Dal 2010 – racconta ‘l’indirettore irresponsabile ’ – ho realizzato alcune copertine, rifiutate da diverse testate satiriche. Nell’agosto 2013 un numero è stato inserito su un social network. Tre giorni dopo aveva fatto il giro della rete”. In breve nasce il sito. Subito cominciano ad arrivare proposte: “Offerte di lavoro a tasso e dignità zero, richieste di collaborazione non retribuite, autori più o meno noti a sondare il terreno per poi svanire nel nulla. Il trionfo della modernità. Dentro Starmale è iniziato a confluire tutto quello che, da giornalista pubblicista, mi era stato sconsigliato di scrivere collaborando con altre redazioni”.
A quanti continuano a chiedere delucidazioni su una linea edit(t)oriale che sembra votata all’insensatezza, Martorelli risponde: “Ribadisco fieramente e senza filtri: Starmale nasce con il chiaro intento di sopravvalutarsi, puntando sullo sperpero immotivato dell’idea. Prevede un lettore smaliziato al quale offre articoli a rimarcare un vuoto emotivo fresco, frizzante, contemporaneo”.
Ed ecco come viene descritta l’attività che mensilmente dà vita alla rivista: “Per schermare il progetto (e sentirmi meno solo) ho iniziato a percepirmi come redazione. Col senno di poi, i miei tre psicanalisti convengono sul fatto che questo abbia contribuito a dare brio alla rivista, lavorando su una dissociazione in Dolby Surround tipica dell’era moderna”.
A fronte di un interesse sempre crescente verso il suo mensile Martorelli ci tiene a sottolineare di aver rifiutato tutte quelle proposte editoriali “che sminuivano entrambe le parti”, e di aver atteso con molta ansia qualcuno che fosse disposto a sposare un progetto più ampio e complesso, senza cavalcare in maniera dozzinale il fenomeno del contenuto virale in rete.
La rivista porta al trionfo il concetto di precariato, spingendolo dove nessuno aveva fatto: “Così Starmale nasce già nella sua fase interinale, non ha una vera e propria sede legale (la legalità nel nostro paese è soggetta a imposte indecorose) né un gruppo di lavoro stabile. La redazione è di fatto (s)componibile e vanta collaboratori non continuativi e scostanti, a seconda delle esigenze. Non potendo garantire retribuzione e per evitare di far leva su stagisti non pagati che si riducono a scrivere con la sola forza del rancore, non abbiamo assunto alcun collaboratore”.
L’unica forma di pubblicità della rivista è stato ed è tuttora un passaparola offerto da chiunque abbia sentito il bisogno di condividerne i contenuti.
Dietro ognuno di questi c’è un lavoro appassionato, divertito, intrapreso come una piccola guerra lampo “ai danni di un’editoria già maestra nel combattersi da sola, che ha fatto del cliché e della collaborazione gratuita la sua unica politica aziendale”.
Martorelli, romano di 38 anni, è riuscito a raggiungere un obiettivo che per molti rimane solo un miraggio: trasformare ciò che più gli piace in un’attività professionale. Nonostante ciò “tutti i giorni alle 15.30, qualsiasi cosa stia facendo, mollo tutto e corro dai miei piccoli allievi – racconta – che mi aspettano sul campo di calcetto. Non rinuncerei mai a questa attività”. No, perché le battaglie da combattere là fuori sono tante e richiedono energia.
L’ultima, sempre divertita, “Chiarelettere ed io la stiamo sostenendo con i librai: molti di loro ci informano infatti della ‘incollocabilità’ del libro. Possibile che non esista ancora uno scaffale adatto a ospitare un manuale di saggistica psicosomatica a gittata sarcastica? L’ennesima conferma di come la crisi editoriale non sia solo effettiva, ma in alcuni casi anche auspicabile e necessaria”.