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 2014  dicembre 01 Lunedì calendario

A questo punto un quintale di olive vale cento euro, e una cisterna d’olio più di duecentomila. Infatti bande di rumeni e di bulgari scorrazzano, per esempio in Puglia, per saccheggiare piantagioni e serbatoi, ogni tanto li prendono, spesso no e in ogni caso il numero di furti di questo tipo è chiaramente in aumento per via della stagione che ha moltiplicato l’attività della mosca olearia e della xylella, rispettavamente un insetto e un batterio drammaticamente nocivi per gli ulivi, riducendo drasticamente la quantità di olio prodotta e spesso anche deprimendone la qualità

A questo punto un quintale di olive vale cento euro, e una cisterna d’olio più di duecentomila. Infatti bande di rumeni e di bulgari scorrazzano, per esempio in Puglia, per saccheggiare piantagioni e serbatoi, ogni tanto li prendono, spesso no e in ogni caso il numero di furti di questo tipo è chiaramente in aumento per via della stagione che ha moltiplicato l’attività della mosca olearia e della xylella, rispettavamente un insetto e un batterio drammaticamente nocivi per gli ulivi, riducendo drasticamente la quantità di olio prodotta e spesso anche deprimendone la qualità. Si parla di un 30, di un 40, in certe zone addirittura di un 90 per cento di olio in meno rispetto alla produzione media. Un’annata disastrosa, simile a quella tristemente memorabile del 1956, flagellata dalle gelate.

• Da che dipende questo cataclisma?Una sequenza meteorologica molto sfortunata. L’ondata di calore di giugno ha seccato i fiori e impedito la nascita dei frutti. Poi sono cominciate le piogge, il clima s’è mediamente mantenuto sotto i 30 gradi e la mosca dell’olivo, o Bactrocera Oleae, incapace di generare quando le temperature superano i 30 gradi, s’è riprodotta alla grande saccheggiando gli oliveti in gran parte dell’Italia. S’è cercato di arginare il fenomeno facendo l’olio prima, ma è servito a poco. Una cartina geografica del Paese mostra che la produzione è aumentata solo in Sardegna e in Piemonte (ma il Piemonte, di olio, ne ha sempre fatto poco) mentre è crollata nelle regioni maggiori produttrici, Puglia, Toscana, Lazio, Calabria, dove la perdita oscilla tra il 35 e il 45 per cento. A pesare sul bilancio nazionale saranno in particolare Puglia e Calabria per le quali si attende una produzione decurtata di più di un terzo rispetto allo scorso anno. A limitare la debacle c’è in parte la Sicilia, dove la flessione dovrebbe essere solo (?) del 22 per cento.


• Questo ha prima di tutto una conseguenza sui prezzi, no?
A Bari, la nostra piazza più importante, l’extravergine di bassa qualità ha toccato all’ingrosso i 7 euro al litro, un prezzo incredibile specie se paragonato a quello di altre piazze, i 3 euro di Jaen in Spagna, i 4 dell’olio greco e tunisino, prezzi alti anche questi, tuttavia, se considera che la Grecia nel 2014 ha aumentato la produzione del 122 per cento e la Tunisia del 350. È nei guai anche la Spagna, infatti, che ha prodotto 1,7 milioni di tonnellate nel 2013 ed è crollata ad appena 870 mila quest’anno. Da noi per adesso si stima un raccolto di 302 mila tonnellate, il 35 per cento in meno sul 2013. In Italia ci sono quasi un milione di aziende che operano su 1,1 milioni di ettari e 250 milioni di piante.


• Dica qualcosa su questi furti.
Niente, i ladri rubano nelle campagne, olive, fusti di extravergine, si organizzano e sono capaci di raccogliere in un’ora un quintale di prodotto. La Coldiretti dice: «Nel giro di pochi giorni le forze dell’ordine hanno effettuato decine di arresti ma i tentativi di furti continuano, tanto da aver spinto alcuni agricoltori ad organizzarsi con ronde, mentre altri si sono affidati a istituti di vigilanza, con i camion che trasportano l’extravergine scortati dalla polizia». In provincia di Foggia una banda di bulgari si era organizzata per ripulire gli uliveti della zona di Cerignola. A Bari e Barletta sono finiti in manette cinque tizi, che in due distinti colpi hanno portato via ben cinque quintali di olive. Nel Trapanese si sono messi in otto a rubare all’interno di terreni confiscati alla mafia. In Liguria gli agricoltori si sono uniti per difendere le olive taggiasche (quelle celebri della salamoia), nelle Marche sono finite dentro due persone che avevano rubato più di cinquanta chili d’olio. La Coldiretti ha chiesto alle prefetture le scorte per le cisterne che trasportano l’olio e anche l’installazione di videocamere negli uliveti, secondo il sistema di difesa inaugurato dalle banche.


• La scarsità d’olio significa che dovremo rinunciare a questo condimento?
No, in annate come questa si rimedia col blending, cioè si importano oli dall’estero e si mischiano con l’olio nostrano. La previsione è che solo una bottiglie su tre, di quelle che portano l’etichetta di extravergine, e che troviamo sugli scaffali dei nostri supermercati l’anno prossimo conterranno davvero olio esclusivamente nostrano.


• Il blending non è un modo per inquinare il prodotto? L’olio italiano non è il migliore del mondo?
L’olio italiano è il migliore del mondo, ma i coltivatori degli altri Paesi non sono rimasti fermi e hanno notevolmente aumentato la qualità del loro prodotto. Enrico Colavita, che esporta soprattutto negli Stati Uniti, dice che ci sono oli greci, spagnoli, ma anche australiani o argentini non troppo distanti, per qualità, dai nostri. Con la differenza che i nostri costano 7 euro e quelli 4-4,20. Mischiarli, come chiede il mercato statunitense, diventa allora un mezzo per stare sul mercato anche con prezzi competitivi. Colavita dice che il blending non va demonizzato, anzi si deve prendere esempio da quello che avviene in campo vinicolo, dove mescolare i vari prodotti è praticamente ritenuta una specie di arte.