il Fatto Quotidiano, 1 dicembre 2014
«Grazie per il lavoro fatto in questo anno e mezzo». Con un sms l’M5S caccia i suoi deputati e Massimo Artini e Paolo Pinna vengono spediti al gruppo misto. Senza possibilità di appello
L’sms arriva sui telefonini di Massimo Artini e Paola Pinna alle 4 di domenica pomeriggio: “Grazie per il lavoro fatto in questo anno e mezzo”. Lo manda Andrea Cecconi, capogruppo di turno alla Camera. Ma non dovevano aspettare l’assemblea congiunta di mercoledì? Così si era detto, così avevano spiegato per dare un minimo di legittimità allo strappo alle regole del blog: votazione aperta per la cacciata di due deputati, senza che prima – come recita il regolamento – gli eletti in Parlamento decidessero tra loro. Lo aveva accennato anche Vito Crimi, in un post su Facebook: “Quando la rete si sarà espressa – scriveva a urne aperte – il gruppo M5S alla Camera potrà assumere nei loro confronti le decisioni che riterrà più conseguenti ed opportune”.
Invece, a sorpresa, Artini e Pinna vengono spediti al gruppo misto senza possibilità di appello. Non che ci fossero probabilità di ricucire, sia chiaro. Dal giorno dell’espulsione via web, Artini in particolare spara a zero sul Movimento. E in questa fase chi accende micce ha un percorso obbligato: fuori. È per questo che nella lista dei venti candidati al prossimo repulisti, c’è chi ha deciso di calmare le acque. Alcuni dei deputati che, come Artini e Pinna, da mesi non rendicontavano sul sito ufficiale M5S, nelle ultime ore hanno abbassato le armi. Paolo Bernini, per esempio, finito nella black list perché scettico sulla gestione di www.tirendiconto.it , fino a tre giorni fa dava a Grillo e Casaleggio dei “Tafazzi”. Ieri ha messo tutto in regola. “Ho pubblicato tutto – spiega – ci sarà tempo e modo di avere i chiarimenti che chiedevo. Ma adesso non credo sia il momento di continuare ad alzare i toni”. E perfino un dissidente esplicito come Walter Rizzetto ammorbidisce le parole: “Se arrivano risposte, lo farò anch’io”.
Eppure, la tregua resta armata. Ieri, dopo la decisione del capogruppo Cecconi di dare il benservito ai due colleghi, i parlamentari rimasti a Roma per votare la legge di stabilità si sono riuniti in un’assemblea spontanea. Nero l’umore del presidente del gruppo Alessio Villarosa: già l’altro ieri non voleva firmare l’espulsione dei due, figurarsi dopo la novità del direttorio che per lui “snatura tutto” e che lo ha letteralmente “scioccato”. Più o meno lo stesso stato d’animo che racconta Marco Baldassarre. Ha passato il weekend a girare insieme ad Artini per i meet up della Toscana: “La gente è incredula, ha preso una batosta tremenda. E sta cominciando a chiedersi se si può fare qualcos’altro. Si iniziano a domandare – dice il deputato di Arezzo – se è arrivato il momento di lasciare quel simbolo che non riconosciamo più”. Il suo nome è in cima alla lista dei prossimi da accompagnare alla porta. Mercoledì mi processano? Lui non batte ciglio: “Mi compro i pop corn e me lo guardo in diretta. Succede una volta nella vita...”.
Per rasserenare il clima, stasera il sindaco di Parma Federico Pizzarotti sarà ospite di Piazzapulita su La7. Per la verità, lui è uno di quelli che, almeno apparentemente, ha giudicato una “buona idea” la scelta del direttorio a cinque. Luigi Di Maio, il più istituzionale dei membri del nuovo organo M5S ieri si è rivolto agli scettici: “Siamo stati scelti per far decidere tutti, non per decidere da soli. Non siate così banali negli attacchi”.
Ma al di là delle buone intenzioni, che la scelta dei due fondatori abbia letteralmente terremotato il Movimento si intuisce anche dal sondaggio che nelle ultime 24 ore è messo in calce ai post del sito TzeTze, di proprietà di Gianroberto Casaleggio: “Voterai ancora per i Cinque Stelle? Rispondi ora!”.