Corriere della Sera, 1 dicembre 2014
Secondo gli ultimi sondaggi la fiducia in Renzi è in calo di 5 punti: per la prima volta convince meno della metà degli elettori. Cresce invece Salvini: piace a un italiano su tre. Berlusconi rimane al 25%, Grillo ora è ultimo, dopo Vendola
Il risultato elettorale di domenica scorsa sembra aver impresso un’accelerazione alle tendenze in atto riguardanti il gradimento dei leader, con particolare riferimento a Renzi, Salvini e Grillo.
Il premier arretra di 5 punti rispetto ad ottobre, passando dal 54% al 49% e, sebbene prevalgano sia pure di poco i giudizi positivi, è la prima volta che Renzi scende al di sotto della fatidica soglia del 50%. Al secondo posto si conferma Salvini che aumenta il proprio consenso di 5 punti (da 28% a 33%) riducendo in misura significativa la distanza da Renzi: a fine ottobre era di 26 punti mentre oggi è di 16. Al terzo posto si colloca Giorgia Meloni, gradita dal 28% degli italiani, seguita da Berlusconi (25%) e Alfano (22%). Chiudono la graduatoria Vendola, apprezzato dal 18% degli italiani (in aumento di 3 punti), e Grillo con il 17% di consenso (in calo di 2 punti).
La flessione di Renzi, non dissimile da quella di tutti i premier italiani ed europei dopo sei mesi dall’insediamento del governo, presenta alcune specificità. Renzi ha alimentato nei cittadini aspettative estremamente elevate, tutte all’insegna del cambiamento, un cambiamento profondo e soprattutto rapido. Alcuni provvedimenti sono andati a segno, altri faticano a vedere la luce. Ma le partite aperte sono ancora molte, a partire dalla legge elettorale, e sullo sfondo la situazione economica continua a permanere negativa.
Il presidente del Consiglio perde consenso soprattutto presso i segmenti sociali più toccati dalle difficoltà economiche (piccoli imprenditori, artigiani, commercianti e disoccupati) e in parte anche tra gli elettori del Pd (come conseguenza del Jobs act) mentre si consolida il gradimento tra le persone meno giovani e i pensionati. Ma la vera sfida, come sempre, è rappresentata dal ceto medio che in questa fase, dopo aver ridotto le spese, modificato gli stili di consumo e fatto importanti sacrifici, si è adattato alla crisi, ha ridotto le proprie aspettative e si accontenta della condizione attuale che si è assestata mentre, al contrario, è convinto che il Paese sia in declino e paventa un ulteriore peggioramento della situazione. È questo il punto più critico: il futuro dell’Italia, come dimostra l’andamento dell’indice di fiducia Istat che dal giugno scorso è in forte calo (dopo un semestre di crescita), ma diminuisce solo nella componente riguardante il clima economico del Paese, non quello personale che rimane pressoché stabile.
Il malumore viene intercettato soprattutto da Salvini che si rafforza e risulta complementare rispetto a Renzi, aumentando il consenso proprio tra i segmenti che sono più delusi dal premier (lavoratori autonomi e disoccupati), tra i pensionati e ceti più popolari, mentre fatica ad accreditarsi tra quelli più istruiti e nella classe dirigente, a differenza di quanto avvenne con l’altro leader che più di altri è stato capace di raccogliere lo scontento e rappresentare efficacemente il dissenso: Grillo. Quest’ultimo appare in difficoltà, sia per la competizione di Salvini sul terreno della protesta sia a seguito delle dinamiche interne al movimento che in questa settimana hanno portato all’espulsione di altri due esponenti. E il tema della democrazia interna al M5S risulta un vero e proprio tallone d’Achille per il movimento.
Quanto agli altri leader considerati, Meloni ha alcuni tratti in comune con Salvini: viene apprezzata dai lavoratori autonomi e dai pensionati (molto meno dai disoccupati) ma si distingue dal segretario della Lega per un maggiore sostegno tra le donne. Berlusconi, nonostante il deludente risultato alle Regionali, mantiene il proprio livello di consenso personale, a conferma del forte rapporto che lo lega allo «zoccolo duro» del suo elettorato. Alfano si conferma sugli stessi livelli del mese scorso sia pure con qualche cambiamento all’interno dell’elettorato: infatti perde consenso tra gli elettori del Pd e aumenta il sostegno tra quelli di Forza Italia.
Infine Vendola. Pur essendo stato meno presente sui media nelle ultime settimane, beneficia del calo di consenso di Renzi e di Grillo nell’elettorato che si colloca più a sinistra.
In sintesi possiamo dire che Renzi sta affrontando un passaggio delicato: le critiche su provvedimenti di largo impatto da un lato e le difficoltà dell’economia dall’altro stanno erodendo la sua popolarità, ma si tratta di un’erosione che può rientrare. Se chiuderà da vincente i due percorsi principali (Jobs act e legge elettorale), se come sembra la legge di Stabilità supererà la «tagliola» europea e, soprattutto, se si avvereranno le previsioni di Confindustria, dopo tanto tempo diventata ottimista, e l’economia segnerà una sia pur piccola ripresa fin dall’inizio del 2015, il ciclo negativo del premier potrebbe cambiare di segno.