Il Messaggero, 1 dicembre 2014
Crisi & burocrazia: quei 31 miliardi di euro che gravano sulle imprese italiane per colpa di quella richiesta dell’Ue che impone una riduzione del 25% sui costi amministrativi
C’è un macigno da 31 miliardi di euro che grava sulle spalle delle imprese italiane. E non si parla di tasse, contributi o di altri oneri fiscali o previdenziali. Perchè quello è un fardello a parte. E tantomeno di oneri in termini di investimenti (ad esempio l’acquisto di un macchinario per assicurare, nel processo produttivo, il rispetto di determinati standards). Ma semplicemente dei costi sostenuti per soddisfare l’obbligo di legge di fornire informazioni sulle proprie attività alle autorità pubbliche. In parole povere ben 2 punti di Pil vanno in fumo solo per dialogare con lo Stato mettendolo al corrente di quello che si fa in materia di fisco, sicurezza, appalti, privacy e molto altro ancora nel corso di un anno di lavoro. Si tratta di una stortura ben nota alla commissione Ue che infatti, 7 anni fa, ha imposto ai Paesi membri di inforcare le forbici per tosare quella che Bruxelles considera un patologia, consapevole del fatto che «la riduzione degli oneri amministrativi costituisce una misura importante per stimolare l’economia europea, specialmente attraverso il suo impatto sulle piccole e medie imprese». Per non restare troppo nel generico, l’Europa ha chiesto e continua a chiedere a tutti, Italia compresa, di ridurre del 25% i costi amministrativi. Un obiettivo che Roma, con grande fatica, sta cercando di rispettare attraverso una serie di provvedimenti che puntano, a regime, a tagliare gli oneri di 9 miliardi di euro andando anche un pò oltre rispetto agli obblighi imposti dall’Ue. L’agenda per la semplificazione in rampa di lancio, con i suoi 38 capitoli, non fa che aggiungersi ad almeno 5 decreti legge che governi di vario colore hanno diramato dal 2008 al 2013. Tra i importanti occorre ricordare il “Semplifica Italia dei 2011” e il “Decreto del Fare” dell’anno scorso. Le misurazioni condotte sull’entità degli oneri amministrativi, evidenziano un costo totale aannuo, (per imprese da 0 a 249 dipendenti) di 9,94 miliardi di euro per l ’area lavoro e previdenza, 2,19 per l’area privacy, 2 miliardi di euro per l’area ambiente, 1,4 per la prevenzione incendi e 621 milioni di euro per l’area paesaggio e beni culturali.
LE CONTROMISURE
Di fronte a questa montagna, i provvedimenti hanno cercato, ad esempio, di rendere i pagamenti telematici alla Pa più semplici attraverso l’uso dell’Iban, di facilitare i cambi di residenza on line in tempo reale e di accelerare le comunicazioni di stato civile tra le amministrazioni attraverso Internet. Molto resta da fare ma intanto, secondo una rilevazione del ministero della funzione Pubblica, l’obiettivo di dimezzare i quasi 10 miliardi di oneri amministrativi collegati a lavoro e previdenza è ormai a portata di mano. Mentre in tema di oneri che riguardano la sicurezza sul lavoro, i 4,6 miliardi che risultato a carico del sistema imprese non sono stati scalfiti.