Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  novembre 28 Venerdì calendario

«Renzi è peggio di Berlusconi, è più capace, riesce in ciò che il Cavaliere voleva ma non riusciva a fare». È questo il nuovo incubo di Micromega. Il direttore Flores d’Arcais va all’attacco del premier

Incipit del comunicato che presenta il nuovo numero della rivista Micromega: «Renzi peggio di Berlusconi». Il direttore Paolo Flores d’Arcais ne racconta la genesi: «Un mio collaboratore aveva scritto un comunicato molto ragionato, gli ho spiegato che scritti così servono a poco, senza una frase che colpisca quella vil razza dannata che sono i giornalisti. Così è nata quella frase. Deduco che ha funzionato».
Era un’esagerazione?
«No. Che il renzismo sia la prosecuzione e il compimento del berlusconismo ormai non è un’opinione ma un fatto acclarato, tanto da essere rivendicato da Berlusconi e Ferrara».
In che cosa consiste l’essere peggiore?
«Renzi, più capace, riesce in ciò che Berlusconi voleva ma non riusciva a fare, realizzando ad esempio l’aspetto marchionnista del diritto del lavoro. In tal senso Renzi è meglio da un punto di vista berlusconiano (Ferrara ne è entusiasta: l’erede fa meglio del padre); peggio da quello di un democratico anche tiepido».
Il tema della giustizia è centrale per l’antiberlusconismo: lo è anche per l’antirenzismo?
«È il tema che condiziona tutti gli altri da un quarto di secolo. Renzi sta portando a compimento il programma di Berlusconi, in modo più sottile ed più efficace. Anziché smettere la lotta alla mafia proclamando che Mangano è un eroe, la indebolisce annunciando di condurla senza quartiere. Ma effettivamente realizza misure berlusconiane».
Per esempio?
«Tutti gli operatori dell’antimafia sostengono che è ineludibile l’introduzione del reato di autoriciclaggio. Eppure non segue nulla. E se si comincia a discuterne, spuntano dieci emendamenti che lo rendono insignificante. Anche sulla prescrizione, cartina di tornasole per chi vuole combattere il crimine, stessa politica di Berlusconi ma più efficace. Basterebbe un decreto di una riga per fermarla dopo il rinvio a giudizio, invece il governo presenta una proposta che è un minestrone farraginoso che non cambia nulla».
Però Berlusconi era anche accusato di voler «normalizzare la magistratura».
«Ma Renzi ha ottenuto un Csm attappetato, cosa che a Berlusconi non era mai riuscita fino in fondo. E si appresta a pensionare in un colpo centinaia di magistrati, azzerando tutte le posizioni apicali con un effetto devastante: un Csm malleabile nominerà tutti i capi degli uffici. E poi la responsabilità civile: il principio “chi sbaglia paga” esiste già ed è sacrosanto, ma qui si vuole intimidire le Procure».
E le nomine di Gratteri a consulente di Palazzo Chigi e Cantone all’Anticorruzione?
«Ecco la triste “genialità”! Renzi chiede a uno straordinario pm antimafia come Gratteri di fare il ministro e poi lo cancella, e gli dà la guida di una commissione per la riforma della giustizia, ben sapendo che le sue proposte sono l’opposto della politica del ministro della Giustizia, che infatti ha rifiutato un confronto pubblico da noi richiesto. Anche Cantone, persona specchiata e valida, non ha nessun potere. Era più efficace come magistrato».
Il paragone con Berlusconi cade di fronte alle leggi ad personam che Renzi non fa?
«Ma non cancella quelle fatte da Berlusconi, il che equivale a ribadirle. Come ci hanno insegnato al catechismo, si pecca anche per omissione».
Altra differenza è il conflitto di interessi, che condizionava Berlusconi sull’informazione e viceversa.
«Ma la forza di Renzi è proprio di non avere il conflitto di interessi, per poter fare come quello che ce l’aveva. Nella Rai vuole rafforzare il peso dell’esecutivo, in un contesto in cui la riforma costituzionale e l’Italicum daranno a una forza politica minoritaria il controllo dell’unico ramo legislativo del Parlamento, con un effetto moltiplicatore su tutti gli altri mali. Finora al massimo la maggioranza prendeva 4-5 posti nel CdA su 7. Renzi vuole consegnarne 4 o 5 su 5 a chi ha un consenso risibile. Questi sono fatti, non opinioni. E ancora discutiamo?».