Corriere della Sera, 28 novembre 2014
Cinquant’anni di rapine, assalti, sparatorie, dagli anni 60 della banda Cavallaro — che si credeva un Robin Hood anticapitalista — e dei colpi di mitra sventagliati nella gioielleria Colombo passando per gli anni 70 di Turatello o Vallanzasca, anni di sequestri di persona, droga, contrabbando. Materiale per registi di poliziotteschi, giornalisti di strada, giallisti impenitenti
E menomale che alla fine non ci sono riusciti. Altrimenti sarebbe stato un profluvio di titoloni inneggianti alla rapina del secolo. È dal 1958, dalla rapina in via Osoppo (foto) che ciclicamente si rilancia. L’ultima lo scorso anno, sulla Milano-Como. Stessa dinamica: chiodi sull’auto-strada, kalashnikov, portello del blindato divelto e otto milioni di euro in lingotti trafugati. Cinquant’anni di rapine, assalti, sparatorie, dagli anni 60 della banda Cavallaro – che si credeva un Robin Hood anticapitalista – e dei colpi di mitra sventagliati nella gioielleria Colombo passando per gli anni 70 di Turatello o Vallanzasca, anni di sequestri di persona, droga, contrabbando. Materiale per registi di poliziotteschi, giornalisti di strada, giallisti impenitenti. Non ho nessuna nostalgia per quei tempi. Quando c’è di mezzo un mitra tendenzialmente la gente muore. Non c’è nulla di eroico in una rapina. Poi dagli anni 90 le tecnologie digitali sembrava quasi avessero virtualizzato il denaro. Come fosse scomparso, facendo cadere in depressione tutti i giallisti della domenica. Me li vedo oggi questi romanzieri d’assalto con l’inventario immaginifico aggiornato – fatto di password, derivati, alta finanza – per trame complesse e adeguate ai tempi, vedersi superare dalla realtà. Più concreta, più pratica. Virtuale o meno i valori sono merce. E la merce deve essere trasferita. Dalle rapine ai gioiellieri (basti ricordare due anni fa quella di via Spiga) a questi ultimi assalti ai portavalori c’è come una recrudescenza, un deterioramento al banditismo del secolo scorso. Si cerca di fare cassa, pochi sporchi e subito, come se non ci si possa più fidare neppure degli investimenti finanziari della criminalità organizzata. La crisi è globale, insomma. E non è affatto una buona notizia.