Libero, 28 novembre 2014
Un discorso di Hillary Clinton cosa 300 mila dollari. Dopo che Obama l’aveva presentata come un possibile «grande presidente» dall’«odore di macchina nuova», nel Partito Democratico è già iniziata la polemica
Hillary esosa! Non aveva ancora finito Barack Obama di investire la sua ex-avversaria di primarie e suo ex-Segretario di Stato come la miglior candidata possibile alla sua successione, e già su di lei si scatena la polemica per il modo in cui spreme coloro che la invitano come conferenziera. Solo per parlare a marzo alla University of California, ha rivelato il Washington Post, fece sapere che voleva 300.000 dollari.
Non è la prima volta che Hillary dimostra di saper sfruttare le situazioni. Perfino i lettori di «Hard Choices», il libro di memorie sul suo lavoro al Dipartimento di Stato che Hillary ha mandato in libreria a giugno appunto per preparare una sua candidatura secondo un classico metodo Usa, hanno avuto secondo la maggior parte dei lettori la sensazione di essere rimasti con un pugno di mosche in mano, nello scoprire che aveva volutamente omesso di riferire tutti i possibili altarini sui suoi contrasti col Presidente e con altri colleghi di Gabinetto. Unica notazione pepata, in pratica, quella in cui riferiva dell’ira di Berlusconi con Sarkozy a proposito della guerra in Libia. Riconosceva pure che il Cav «aveva delle buone ragioni», ma tanto era un pettegolezzo relativo a Roma e Parigi.
Tant’è che dopo le 100.000 copie della prima settimana le vendite sono crollate, inducendo più di un maligno a trarne conclusioni su possibili analoghi andamenti di eventuali primarie. Va detto che il flop editoriale è successivo allo scambio di email rivelato dal Washington Post. Ma già allora la University of California aveva chiesto se non potesse essere opportuno uno sconto, ricordando che in genere alle scuola di fanno tariffe speciali. Risposta di Hillary: «è già scontato!». Era quella la tariffa speciale. A quanto pare, i 300.000 dollari li ha poi ottenuti tutti.
Dopo che Obama l’aveva presentata come un possibile «grande presidente» dall’«odore di macchina nuova», nel Partito Democratico è già iniziata la polemica. Può con quel tariffario un candidato, ci si chiede, fare il tipo di campagna populista che in questo momento ci vorrebbe, per avere speranza di arrivare alla Casa Bianca nel 2016? Ma chi conosce i Clinton ricorda che in effetti anche Bill ha tariffe piuttosto care. E spiega che solo in questo modo i coniugi riuscirono a risollevare le finanze familiari, che all’epoca in cui Bill lasciò la Casa Bianca erano in totale dissesto per via delle spese legali imposte dallo scandalo di Monica Lewinsky. E ha sollevato polemiche all’interno del partito democratico, con alcuni che, visto il “tariffario”, ritengono difficile che possa condurre una campagna “populista” se dovesse scendere in campo per la corsa alla Casa Bianca nel 2016.